Le autorità militari ad interim del Mali hanno chiesto alle Nazioni Unite di ritirare le proprie forze di mantenimento della pace. La decennale missione di peacekeeping dell’ONU conosciuta come MINUSMA sta affrontando una “crisi di fiducia” tra le autorità maliane.
MINUSMA è stata decisa con la Risoluzione 2100 del 25 aprile 2013 dal Consiglio di Sicurezza per sostenere il processo politico di transizione e aiutare gli sforzi stranieri e locali al fine di ripristinare la stabilità della nazione.
L’Ufficio dell’ ONU in Mali (UNOM) è stato così assorbito da MINUSMA subentrando alla missione Africana di supporto al Mali (AFISMA). Il Consiglio ha poi deciso che la missione si concentrasse su compiti, come garantire la sicurezza, la stabilizzazione e la protezione dei civili; sostenere il dialogo politico e la riconciliazione nazionale; assistere il ristabilimento dell’autorità statale, la ricostruzione del settore della sicurezza, e la promozione e protezione dei diritti umani nel paese.
Questo avvenimento ha segnato un importante punto di svolta per il paese dell’Africa occidentale, che ha lottato per arginare un’insurrezione islamista che aveva messo radici dopo una rivolta nel 2012.
Tuttavia, le frustrazioni per la crescente insicurezza hanno stimolato due colpi di stato nel 2020 e nel 2021, arrivando ai ferri corti tra la Giunta al potere, MINUSMA e altri alleati internazionali, tra cui la Francia.
Secondo il ministro degli Esteri maliano, Abdoulaye Diop, oggi la missione delle Nazioni Unite sembra essere diventata parte del problema dell’instabilità del governo del Mali, alimentando le tensioni tra le comunità locali. “Questa situazione sta generando sfiducia tra la popolazione maliana e provocando anche una crisi di fiducia tra le autorità maliane e MINUSMA. Il governo maliano chiede il ritiro, senza indugio, della missione MINUSMA”.
Non essendo più i benvenuti sul territorio maliano, i membri del Consiglio di Sicurezza devono adottare una risoluzione per estendere il mandato della MINUSMA entro il 30 giugno o trovare un’ eventuale soluzione. Una risoluzione richiede almeno nove voti a favore e nessun veto da parte di Russia, Cina, Stati Uniti, Gran Bretagna o Francia per essere approvata.
