Domenica mattina, per una dimenticanza, non ho tolto la sveglia che inesorabilmente inizia a lanciare il suo grido di allarme alle 07:00. Con estrema fatica apro gli occhi, scruto quel tanto che basta per capire che sono stato uno sciocco a dimenticarmi la sveglia attivata per questa giornata che mi ero ripromesso essere di pieno relax. Provo a girarmi sull’altro lato cercando di non tener conto di quel rumore fastidioso che puntualmente mi accompagna durante la settimana, chiudo nuovamente gli occhi e per qualche minuto sembra possa riprendere ciò che ho interrotto bruscamente ma non è proprio così. Il desiderio è di riprendere il sonno ma la realtà è ben diversa e dopo aver provato, senza successo, la riconquista del materasso decido di alzarmi per far diventare questa giornata speciale. In poco tempo reagisco con una bella doccia, una colazione calda ed in men che non si dica sono già in auto. Il parabrezza è carico di brina… in effetti stanotte sembra che le temperature siano alquanto scese. L’aria è fresca, anzi direi fredda, il termometro dell’auto segna +2 gradi, certo non si può dire che sia estate. Accendo l’auto, avvio lo sbrinatore e contemporaneamente riscaldo l’abitacolo. Il cielo stamane è cupo, le nuvole creano una coltre che non permette ai raggi solari di esprimersi al meglio, ma questa giornata non potrà fermare il mio desiderio di mare. Mi incammino, la strada è stranamente libera e si viaggia con facilità, decido di dirigermi verso una località balneare, tempo di percorrenza circa 2 ore… non ho fretta. E’ dall’estate scorsa che non vedo la grandiosità del mare e sento forte l’emozione ogni chilometro superato.

In lontananza l’orizzonte marino si apre sempre più al mio sguardo. Mi avvicino con timidezza maldestra, le onde oggi sono mosse, si infrangono sugli scogli con quell’assordante rumore sinuoso che solo anni di eleganza composta hanno saputo creare. Rendo grazie al profumo di salsedine che mi avvolge come uno scialle dalla fine seta. La sensazione è di sentirmi piccolo ed inerme di fronte a questa maestosità, ma al contempo, ne sono entusiasta. Rimango per lungo tempo a sentire il rumore, assorto nei miei pensieri, d’improvviso il mio stomaco emana un sussulto, mi riprendo da questo torpore, guardo intorno alla ricerca di un posto dove poter pranzare e noto un locale in leggera lontananza in cui si intravedono delle sagome, mi chiedo “sarà aperto?” Con un lento movimento corporeo lo raggiungo. Un cameriere dal dolce sorriso mi viene incontro accogliendomi con garbo e mi accompagna all’unico tavolo apparecchiato. Ordino un piatto di spaghetti alle vongole e del vino bianco consigliatomi, un blend di Malvasia e Zibibbo prodotto in Calabria. Mi guardo intorno rendendomi conto di essere l’unico avventore della giornata ma stranamente non mi sento solo. Dalle grandi vetrate la vista del mare riempie gli occhi ed anche questa luce non troppo forte contribuisce a rendere tutto così unico, quasi mi trovassi al centro di un momento eterno. Il pasto si consuma con estrema delicatezza, ogni boccone rappresenta un momento di felicità e la scelta del vino è stata adeguata alle aspettative.
Bene, è ora di riprendere la strada di casa; saldo il conto, saluto cordialmente l’unica persona che mi ha fatto compagnia per tutto il pranzo e, lasciando alle spalle il locale, mi dirigo verso l’auto passando stavolta sulla stretta passeggiata che costeggia gli scogli. Una strana sensazione mi colpisce, mi sento osservato. Di scatto provo a voltarmi indietro. Non trovo nessuno, ma la sensazione non passa, guardo meglio e in lontananza vedo il cameriere che sulla porta del locale mi guarda andare via, percepisco un sorriso sul suo volto che sembra volermi dire qualcosa. Raggiungo l’auto, riparto tra mille dubbi, su un cartello alla mia destra leggo “il ristorante è chiuso e abbandonato da oltre 10 anni, si prega di non disturbare il silenzio che lo avvolge”.
Comprendo solo in quell’istante di aver vissuto qualcosa di magico, stupefacente, immenso e che ha contribuito ad arricchire la mia giornata rendendola alquanto misteriosa. In fin dei conti la colpa era tutta di una maledetta sveglia ma forse, a questo punto, dovrei ringraziarla per avermi dato l’opportunità di vivere questa giornata nel pieno rispetto delle mie emozioni più profonde.
Buona degustazione.