Il marketing piramidale propone di lavorare comodamente da casa con la possibilità di passare il proprio tempo con la famiglia. Insomma, una pacchia. A quale prezzo però? Anzitutto le conseguenze consistono in un effetto a catena che toglie dignità al lavoro. Per chiarire il concetto, prendiamo una qualsiasi azienda che vuole vendere pagando i propri collaboratori solo con la certezza di una vendita sicura, con una provvigione del 10 % sul prodotto venduto. Di solito, non c’è un fisso e, quindi, la gente deve darsi da fare parecchio ai fini del guadagno. Ed ecco che, all’improvviso, sui social network nascono venditori di qualsiasi cosa che, di sicuro, è la migliore. Dal fondotinta che non cola mai al prodotto dimagrante super efficace, non c’è tregua. La promessa è quella di guadagnare molti soldi mediante l’attività on-line. In questo modo chi s’arricchisce, in realtà, non è la miriade di venditori diretti ma il vertice della piramide. Nemmeno urge il bisogno di cercarli con attenzione perché alla parola denaro inchinano la testa e, ovviamente, facendo e proponendo di tutto con faccia tosta. L’azienda, così, non ha nemmeno il bisogno di creare un luogo con dei posti di lavoro pagati come si deve, semplicemente mette dei paletti, una posta relativamente bassa in gioco e quelli che abboccano devono seguire pedissequamente le regole del format. La prima data dall’ostentazione di quel che non si ha, in quanto dubito fortemente che attraverso questo lavoro si possa seguire uno stile di vita di lusso. Forse è il caso di rimettere via i gioielli della nonna o la Porsche dell’amico.
Poi sussiste un’altra questione di fondamentale importanza, relativa all’incapacità di gestire la modalità della vendita: se fossi una potenziale cliente, mi metterei le mani nei capelli a vedere e sentire certe cose. Non a caso sono pochi quelli portati per tal lavoro poiché occorre una buona dialettica di circonvenzione per nascondere i punti deboli del prodotto ed esaltare quelli forti e, soprattutto, per mentire sulle sue proprietà magiche. Una antipatia ulteriore (almeno per me) riguarda il fatto che, spesso, si tratta di lavori fatti esplicitamente per arrotondare dimenticando che una professione totalmente priva di passione e mossa solo dalla fame di soldi, solitamente, manca anche di risultati costanti nel tempo. Inoltre vi sono i tuttologi improvvisati che mostrano evidenti lacune nella materia che vendono con il rischio di far male al prossimo. Un danno totale nel complesso, che danneggia l’idea stessa del lavoro (svalutandolo) e, in molti casi, i clienti. Ricordate che la strada per il successo richiede sacrifici e fatica non indifferenti.