Dopo il cenone della vigilia e il pranzo di Natale, è abbastanza facile stilare bilanci, con stime a rialzo, da parte di associazioni consumatori e imprenditori riguardo all’acquisto di prodotti tipici delle festività natalizie nel Bel Paese. Da nord a sud sono tanti gli alimenti che oramai per consuetudine, durante questi giorni di festa, caratterizzano immancabilmente le tavole imbandite degli italiani. Accomunando l’intero Paese sulla iconicità del Panettone e del Pandoro come simbolo del Natale culinario nostrano. E proprio a proposito del dolce veronese, al centro dell’attenzione, in questi giorni di festa, c’è stato l’ennesimo epilogo della vicenda Melegatti. Tanti sono gli italiani che hanno seguito da vicino i momenti “drammatici” vissuti dai 35 dipendenti della famosa azienda dolciaria scaligera. Sin dal 2017 la questione Melegatti ha colpito l’orgoglio nazional-popolare dei ghiotti consumatori italiani. La situazione all’epoca è stata risolta, seppur temporaneamente, attraverso un fondo di investimento maltese; ma dopo pochi mesi la crisi si è trasformata in fallimento dichiarato dal Tribunale di Verona a causa dei 50 milioni di euro di debiti pregressi.
La ricaduta sociale dell’avvenimento ha un clamore mediatico così tale da fare breccia nell’anima imprenditoriale della Forgital Group, di proprietà della famiglia vicentina Spezzapria. L’importante società italiana del settore siderurgico di precisione, acquista all’asta, nel settembre scorso, la storica azienda di San Giovanni Lupatoto, inventrice a fine ‘800 del soffice dolce a forma conica. Grazie ai Spezzapria la Melegatti riprende la produzione a pieno regime, riuscendo a vendere oltre 500 mila pandori in poco più di un mese. Un vero successo per una impresa dal passato glorioso e da un presente tornato a colorarsi di speranza soprattutto per quei due dipendenti che ogni giorno per un anno circa hanno tenuto vivo, senza percepire alcuna retribuzione, il lievito madre creato 124 anni fa da Domenico Melegatti. Per chi ha fede religiosa sicuramente si tratta di un miracolo (ndr, economico) che porta l’amministratore delegato della società, Denis Moro, a brindare all’insperato successo: “C’è stato un clima bellissimo in tutta l’azienda e questo è stato possibile grazie alla vecchia squadra e all’innesto mirato di alcuni profili che stanno portando innovazione”.
Adesso l’azienda, visti i ritmi di ripresa positivi, non può fermarsi: “A Pasqua – spiega all’ADN Kronos – si ripartirà con i prodotti tradizionali, le colombe, le specialità, i farciti, introdurremo la novità della colomba ai cereali antichi”. Con l’obiettivo di puntare al mercato estero: “Il piano industriale – dice Moro – prevede dei punti di equilibrio nei volumi, nei margini, nella distribuzione e nella presenza tra mercato italiano ed estero, e nella assunzione di nuove figure professionali”. E sulla presa di posizione della ministra della Salute, Giulia Grillo, per quanto concerne la frase il “pandoro come il PD, senz’anima“, l’amministratore delegato della Melegatti aggiunge: “Sicuramente il pandoro, così come il panettone e la colomba sono prodotti che contraddistinguono tutti i grandi brand. E tutti i grandi brand hanno un’anima. Quindi, quello che posso assicurare è che Melegatti, come tutti i grandi brand italiani, ha un’anima e un’identità”. Insomma a Natale bisogna essere più buoni, e al momento la nuova proprietà di questo importante asset industriale italiano sembra voler fare sul serio. Ma noi che crediamo alle favole con il lieto fine, almeno in questo periodo dell’anno, ci auguriamo che la produzione possa mantenere gli standard necessari a garantire dei profitti societari necessari al mantenimento e allo sviluppo di una azienda, per fortuna, non finita nelle mani di qualche joint venture straniera.
(Foto dalla pagina Facebook della Melegatti)