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IL MONDO, LA PANDEMIA, GLI UOMINI

Quant’inchiostro e pagine dottissime per parlare d’un fatto che tutto sommato è semplicissimo! Arroganza? Vediamo di essere il più umili possibile, allora! Avviciniamoci al caos pandemico pian piano e cerchiamo di capire perché. Perché, che cosa? Non saprei dare una risposta certa nemmeno a che cosa chiedere con un perché. Perché esistono i virus? perché nasce un’epidemia? e una pandemia? perché la curiamo? e perché no? perché molti ci credono e altri nient’affatto? perché ci vacciniamo e perché no?… e potrei andare avanti per almeno 12 righi ancora, per non parlare poi del “chi?”: chi è stato, chi l’ha voluto, l’ha cercato, non l’ha curato, l’ha diffuso, chi ci crede, chi non ci crede, chi ha ragione e chi no… Evidentemente, siamo stati abituati male, direi viziati, coccolati da un’istruzione (scolastica e sociale in senso lato) che ci indica come scontata e ovvia la strada perfetta, la via senza ostacoli, la soluzione univoca, la direzione da prendere senza ripensamenti.

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Poi, ecco, all’improvviso ci ritroviamo smarriti ad essere parte del grande esperimento della natura, dal quale nascono, cambiano e muoiono le specie. E noi, abituati a razionalizzare ogni evento, a credere che tutto si muova sotto la nostra regia, pretendiamo che qualcuno dia la risposta che ci salva, che renda tutto comprensibile, semplice. Eppure, proprio in quest’ultimo aggettivo sta la chiave! Il fenomeno è effettivamente semplice, basta ritenerlo uno dei soliti fatti della vita, così come accettiamo di esistere e morire! Fatalisti, allora? forse nichilisti? No, no, per nulla! Direi realisti: ce lo dice la storia della scienza… ma di quale scienza? La serrata lotta tra il nostro (ormai lo sentiamo proprio nostro, ci siamo quasi affezionati) virus e noi stessi è simile a molte altre che hanno flagellato l’umanità in altri tempi e delle quali conosciamo quasi tutto; perché di questa no? perché non troviamo un rimedio in quattr’e quattr’otto? La risposta è, ancora una volta, semplice: la scienza della vita che studia parassiti e ospiti è una scienza scarsamente predittiva, si fonda su un metodo storico descrittivo, per cui sappiamo quasi tutto del vaiolo o della poliomielite perché abbiamo avuto tutto il tempo di osservarle, subirle, descriverle. Checché ne dicano i medici, i clinici, gli epidemiologi (spinti e soverchiati loro malgrado da un’opinione pubblica opprimente ed arrogante), il primo passo per capire come funziona un’epidemia è aspettare che passi!

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Una stranezza, invero, per la nostra mente matematica, ma, come ho già avuto occasione di dire su un’altra testata, in biologia raramente 2+2 fa 4! Ecco perché il profluvio di domande che ci poniamo e che poniamo ai malcapitati scienziati televisivi non ha mai risposte certe e univoche: perché l’unica vera risposta dovrebbe essere: aspettiamo qualche anno, magari qualche decennio e sapremo tutto! Semplice, no? Nel frattempo si lavora su quello che si sa già da altre epidemie simili, si curano i sintomi, si producono vaccini ed è normale che si sbagli, che si torni indietro, che si indichino strade un po’ differenti: è quello che si chiama dibattito scientifico, si procede per ipotesi, da testare, da confutare, da rivedere… è sempre stato così! Certo, adesso lo stiamo vivendo un po’ tutti, in diretta televisiva, sui social, lo stiamo affrontando senza la dovuta conoscenza storico-scientifica, senza saper nulla di metodo e allora pensiamo che i medici, i virologi, i biologi siano una manica di mattoidi in preda a chissà quali deliri, perché non riescono a rispondere una volta per tutte e in maniera univoca ai nostri mille perché, alle nostre mille richieste fatte di 2+2. Chi ci dice 4 e ci rasserena, poi sbuca un 3, un 3 e ¾, un 5, addirittura un 9… hanno tutti ragione! Le variabili in gioco sono innumerevoli, dell’ordine di molti miliardi di miliardi, probabilmente più del numero delle stelle dell’intero universo! Come volete che ci si arrabatti con questi numeri? Che cosa pretendete? Che diavolo ne sapete, ne sappiamo, ne sanno, se prima non passa tutto! Poi lo rivediamo, lo storicizziamo e lo inseriamo in un bel capitolo del nuovo libro di scienze, che inizierà: “C’era una volta…”. E per gettare ancora più scompiglio in questo marasma di incertezze, ci si mettono anche quelli che di certezze, invece, ne hanno una ed incrollabile: la malattia non c’è, i vaccini dunque non servono e lo Stato ci asservisce per chissà quali oscuri fini! I fini i fini i fini… ci ho pensato a lungo, ho parlato con amici e nemici, ho cercato di capire, di comprendere, ma è tutto confuso, più confuso delle risposte dei vituperati scienziati. Allora ho provato a pormi io da solo delle domande, convincendomi per un po’ che davvero tutto quello che abbiamo vissuto negli ultimi due anni sia stato una sorta di pantomima, una sceneggiata che coinvolge tutto il pianeta, con protagonisti, antagonisti, comparse, sceneggiatura, regia… e gli spettatori? A vantaggio di chi, infatti, sarebbe tutta questa fantastica esagerata finzione scenica? Perché e per chi un prolifico autore avrebbe scritto questo drammone? E che costi!! Tutte quelle finte bare piene di comparse! Far partecipare tutta la sanità, l’esercito, la protezione civile… e sì che avevano tanto altro da fare! Ma quando il germe del teatro ci morde dentro, come ignorarlo? e allora, tutti attori! chi fa il malato, chi il medico, chi lo scienziato inascoltato, chi il politicante, chi il catastrofista, chi il morto!… il morto che si è così ben immedesimato nella parte che alla fine… è morto! E ripeto: tutto questo a vantaggio di chi? Chi lo spettatore, chi ha pagato per questo spettacolo globale? E se pure una platea c’è stata e ha pagato il biglietto, chi ha riscosso? Chi era il produttore, chi il proprietario dell’immenso teatro?

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A queste domande, i miei amici complottisti non mi hanno saputo chiarire le idee. “Io vi credo” ho detto bislacco “ma perché, per chi?” E nessuno risponde convintamente, nessuno è sicuro di ciò che dice, nessuno ha una prova. Ma mi hanno detto, però, che la prova era lì, davanti a me: la produzione troppo rapida dei vaccini, il divieto di uscire, l’obbligo delle mascherine, l’obbligo del greenpass… non mi bastava tutto ciò? Sì sì, mi basta ed avanza, ma se è tutto falso, allora qualcuno ci sta guadagnando o è veramente un bellissimo iperrealistico spettacolo? Fatto così, tanto per ammazzare la noia? “Ma che noia e noia, caro mio!” ad un certo punto ha sbottato uno “qui si arricchiscono sulle nostre spalle! Ma sa quanto costano i vaccini? Li producono con acqua sporca e li vendono a peso d’oro!”. Trasalii! Costui doveva essere certamente un attore (ormai cominciavo a credere io stesso all’invenzione che mi ero creata ad arte): parlava con tanta foga, con tanta partecipazione che una piccola folla intorno a lui fu subito convinta e vennero fuori le industrie farmaceutiche che ci avvelenano, i poteri forti che si arricchiscono, la democrazia calpestata e lo Stato dittatoriale e noi che facciamo da cavie… Ero intronato dal cumulo di frasi senza senso, senza alcuna verifica che si lanciavano in faccia gli imbonitori che via via si succedevano all’interno del piccolo drappello. Azzardai flebilmente: “Ma, scusate, le industrie farmaceutiche ci guadagnerebbero di più a vendere antivirali che vaccini… e poi chi sarebbero i poteri forti? e sono così forti che devono arricchirsi vendendo mascherine anziché, che so, armi nucleari? e lo Stato vi sembra così oppressivo ora che liberamente lo state dileggiando a vostro piacimento? e noi, cavie di chi, di quale esperimento, per quale fine?… e poi, il virus c’è o non c’è? Se c’è combattiamolo, se non c’è, chi si starebbe avvantaggiando da tutta questa finzione?”, ma nessuno mi ascoltava, erano tutti così infervorati, così decisi, così veri…

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Ecco, mi sedetti sul gradino del marciapiede lì vicino e mi convinsi: sì, lo spettacolo c’era, così coinvolgente che per un momento non ero stato uno spettatore, ma uno di costoro… e che attoroni!

C’era proprio di che convincersi!

Data:

17 Febbraio 2022