“All in all it was all just bricks in the wall” (Dopo tutto, in fondo erano solo mattoni nel muro). Queste sono le parole del ritornello di un memorabile pezzo, racchiuso in un disco che ancora oggi riscuote enormi consensi. Tratto dall’omonimo album “The Wall”, l’autore Roger Waters, grazie a quest’opera musicale, ha costruito mattone dopo mattone un “edificio” dall’inestimabile valore artistico ed economico. Ancora oggi, è tra i dischi più venduti della storia della musica, occupando l’87° posizione tra i 500 migliori album di sempre della classifica “Rolling Stone”.
All’album, pubblicato nel 1979, fece seguito dopo alcuni anni (1982) il film Pink Floyd The Wall diretto da Alan Parker, reso celebre dalla splendida interpretazione di Bob Geldorf, leader della band musicale irlandese: “The Boomtown Rats”. Il Film, è la trasposizione sullo schermo del lavoro, quasi autobiografico, di Waters. Girato con l’aggiunta dei disegni animati di Gerald Scarfe (creati per i concerti dei Floyd), ha Geldorf come attore principale che, nei panni di Pink, mette in scena tutte le angosce e i timori dell’adolescente Roger Waters, cresciuto a cavallo della seconda guerra mondiale. Pink, è l’espressione delle pene , non solo psicologiche, che Waters vive da piccolo: la morte del padre, morto in guerra ad opera dei Nazisti, le vessazioni di un Istruzione anglosassone, tipica di quel periodo, severa e solita all’utilizzo delle punizioni corporali, e una madre molto protettiva.
Ma “The Wall” segna anche la fine dei rapporti dei Pink Floyd: nel 1985 prima Richard Wright e poi lo stesso Roger Waters, con l’abbandono dei Live, sancirono anche lo scioglimento del gruppo (Fonte, Inside Out – La prima autobiografia dei Pink Floyd di Nick Mason). Dagli anni 80’, questa “Pietra Filosofale”, creata e prodotta dal bassista dei Floyd, continua a girare il mondo per la gioia di tutti i fan e gli appassionati di Musica. E a tal proposito , è nelle sale cinematografiche fino al primo ottobre il film-concerto: “The Wall”. Diretto dallo stesso Waters e da Sean Evans, il film mette in risalto, attraverso le spettacolari scenografie e le musiche potenti e in alcuni casi dai toni “arrabbiati”, quanto di più brutto la società esprime ai giorni nostri: le guerre, la depressione economica e le violenze psicologiche che i più deboli spesso subiscono (un chiaro riferimento riporta alla sequenza dei bambini gettati nel tritacarne).
Ma “The Wall” non è solo questo. L’album, l’undicesimo in studio, è un capolavoro di testi e musica. Possiamo definirla l’opera omnia che riunisce, nelle ventisei canzoni divise nei due dischi, tutta la genialità e il virtuosismo artistico di David Gilmoure, Richard Wright, Nick Mason e Roger Waters, con l’impronta luccicante del “Diamante Impazzito”, Syd Barrett. Un’opera immensa che continua a fare breccia nei muri dell’indifferenza e dell’insensibilità di tutti, rompendo gli indugi di quanti, ancora oggi, non conoscono fino in fondo questo lavoro incommensurabile, scritto quasi quarant’anni fa, da chi porta ancora dentro sè un’immensa angoscia: non essere più riuscito dopo l’85 a calcare le scene in compagnia di tutti gli altri compagni di ventura.