“Due cuori e una capanna”. Quanti sogni si sono fatti pensando “bastasse l’amore per andare avanti”, la benzina della vita quando non si conosce il mondo. Poi il tempo, maestro di tante lezioni, ha insegnato agli acchiappanuvole che la vera benzina deve nutrire i bisogni e non i sogni. Come diceva Troisi in “Pensavo fosse amore invece era un calesse”, non è vero che quando c’è l’amore c’è tutto, quella è la salute. Così due metà della stessa mela si scoprono appartenenti a un frutto diverso e vanno altrove, alla ricerca della propria identità, in una continua mutazione genemozionale. Le coppie scoppiano, ma a volte decidono di resistere, per il bene dei figli, per evitare commenti amari o per problemi economici. Si tracciano mura invisibili, gli spazi comuni diventano angusti, mitigati da qualche programma televisivo in attesa del sonno. Non si parla più e a sanare il vuoto emotivo ci pensa la chat servita ad arte dall’inseparabile smartphone. Ma i figli, nella guerra in casa, che fine fanno? Quando i due nemici dormono in posti diversi, quando il papà o la mamma entrano in cucina portandosi addosso i segni del divano, a cosa pensano i frutti dell’amore cessato? Una rincorsa di scuse: “papà russa”, “mamma si agita”. Tutto sembra normale, almeno finché non si cresce e si inizia a notare il mancato bacio del saluto, il sorriso che non cresce sul volto dei due, le uscite strane, l’amica del cuore del papà o quello della mamma. Le feste comandate durano sempre troppo.
I figli delle coppie separate in casa evolvono nella bugia. È per il loro bene, si dice. Ma quanto bene può derivare da una finzione, in cui le eruzioni di malumore o le frecciate sono continue? E l’amore che dovrebbe avvolgere come un telo quelle anime ancora acerbe diventa uno straccio che vola senza ritegno, tolto e messo a seconda della circostanza, della necessità, del ricatto. Quando gli adulti cercano comprensione e consapevolezza da chi dovrebbero educare è il momento in cui il mondo si ribalta. Non mancherà l’abbraccio verso il genitore che soffre, ma sarà un gesto dettato dal cuore, senza ausilio della testa e non mancherà di lasciare segni.
Perché il giudizio dei bambini è impietoso; cerca la logica nella realtà infantile: “mamma e papà si sono sposati quindi devono amarsi”. L’amore per il genitore lascerà gradualmente il posto all’affetto spesso alla compassione, passando a volte per la percezione di lui come modello negativo. Questo nel tempo. Quando si arriva a stento all’altezza del tavolo della cucina, si fanno i conti con i litigi, con gli sguardi persi nel vuoto, con le uscite improvvise, con l’identificazione della propria vita con quella dei genitori. Si porta un peso troppo grande. Chi è forte ne uscirà, farà tesoro dell’esperienza, ritroverà il proprio equilibrio nella lontananza da chi l’ha messo al mondo e magari vi si riconcilierà. Altri no.Le crisi coniugali esistono e possono essere superate. Una separazione se ben gestita non lascerà segni nel bambino. Ma affinché ciò accada occorre una grande maturità. È questo che l’essere adulti contempla.