Il conflitto in corso tra fazioni militari rivali in Sudan, dalla metà di aprile, sta avendo un impatto sul ricco patrimonio culturale del paese, che comprende l’antico Regno di Kush che controllava il commercio tra l’Africa meridionale e l’Egitto ai tempi dei faraoni.
Nella capitale del Sudan, sono stati bruciati preziosi libri di un’antica biblioteca. In Darfur, un altro museo è a rischio crollo a causa di piogge stagionali dopo che i proiettili hanno perforato il tetto. Il museo contiene ceramiche, gioielli e strumenti che mostrano la diversità delle civiltà che un tempo fiorivano nel Darfur, dove la violenza a sfondo etnico è esplosa di nuovo da aprile.
Secondo un rapporto pubblicato la scorsa settimana da Heritage For Peace, una ONG del patrimonio culturale in contatto con ricercatori e archeologi locali, almeno 28 siti culturali e archeologici in tutto il paese sono stati colpiti o hanno subito danni collaterali.
“Alcuni siti e diverse università vengono utilizzati per scopi militari”, afferma Mahassin Yousif, un archeologo dell’Università di Bahri. Allo stesso tempo, cio` ha intensificato le possibilità di saccheggi e furti.
La squadra paramilitare del Rapid Support Forces (RSF), che è bloccata in una lotta di potere con l’esercito, ha rilasciato un video i primi di giugno che mostra le loro forze all’interno del Museo Nazionale del Sudan, situato al centro della capitale Khartoum, il quale ospita alcune delle mummie più antiche e importanti del mondo.
Il Sudan ha due siti patrimonio mondiale dell’UNESCO: l’isola di Meroe, sede di uno dei più grandi complessi piramidali antichi in Africa; e Jebel Barkal, una montagna di arenaria sacra vicino a tombe, templi e palazzi che costeggiano il fiume Nilo.
A differenza della spesa militare, la conservazione della cultura è stata a lungo sottofinanziata in Sudan, il terzo paese africano per superficie, e le organizzazioni locali e internazionali sono costrette a improvvisare.
L’NCAM e il Centro Internazionale per lo Studio della Conservazione e del Restauro dei Beni Culturali (ICCROM) stanno cercando di pianificare misure per preservare la cultura durante la guerra, inclusa la possibile evacuazione dei manufatti.
Dopo che i ribelli islamici bruciarono alcuni antichi manoscritti a Timbuktu, nel Mali, l’esperta di scienze umanistiche digitali con sede nel Regno Unito, Marilyn Deegan e ricercatori locali iniziarono un progetto per creare un archivio digitale della storia culturale del Sudan.
Ma milioni di oggetti rimangono indifesi e a rischio di essere persi per sempre.
Mentre c’è molta consapevolezza sul patrimonio culturale e sulla necessità di proteggerlo in tempi di crisi, la cultura non è ancora integrata nella lingua degli aiuti umanitari.