Prima di parlare dell’importanza dei suoli nelle indagini forensi, è doveroso partire da una legge fondamentale dell’investigazione, ossia il “Principio di Locard” (già vista nell’articolo “Storia delle Geoscienze Forensi e il caso Moro” che vi invito a leggere al link https://www.internationalwebpost.org/storia-delle-geoscienze-forensi-e-il-caso-moro/):
“Ogni volta che due oggetti vengono a contatto tra loro, c’è sempre un trasferimento di materiale. Anche se i metodi d’indagine possono non essere sufficientemente sensibili a dimostrare tale scambio o certe condizioni possono eliminarlo, il trasferimento di materiale avviene.”
Come si evince dalle parole di Locard, chi commette l’atto criminoso lascia sempre delle tracce. In questo caso, il terreno è un indicatore cruciale per le indagini giudiziarie. Infatti, grazie ad esso è possibile capire se una persona possa esser stata in un determinato luogo oppure no, ma non solo: le applicazioni sono molteplici. Spesso, i crimini avvengono in un ambiente aperto (campagne, cave, boschi) e i residui di suolo finiscono inevitabilmente sugli indumenti della vittima o sotto le calzature del criminale. Ancora, sul terreno è possibile lasciare impronte delle scarpe le quali vengono confrontate con modelli presenti in un database in modo da poter risalire al modello indossato.
A volte, sulla scena del delitto o nel perimetro d’indagine, capita di rinvenire tracce di fango o suolo che non appartengono all’area d’indagine: le analisi di questi campioni possono collocare queste componenti estranee nella giusta località da cui provengono.
La pedologia è la scienza che studia le caratteristiche di un suolo (morfologia, tessitura, composizione chimico-mineralogica) e la sua distribuzione geografica. Nelle indagini, il terreno fornisce informazioni preziose per reati contro la persona (sequestri, stupri o omicidi), contro il patrimonio (furti, rapine) e contro, per fortuna, anche contro l’ambiente.
Cosa sono i terreni?
A tutti sarà capitato almeno una volta, soprattutto da piccoli, di aver tenuto del terriccio in una mano: granuletti piccoli e quasi farinosi dal colore marrone chiaro-scuro (a volte anche rossastro). Eppure, quei granelli, un tempo, erano roccia solida.
Com’è possibile questo?
Il terreno è il “residuo” del corpo originario, ossia della roccia da cui deriva che, per agenti atmosferici e chimici, si è disgregato a formare un materiale non più compatto che è, appunto, il suolo.
Ma la “terra” non è uguale dappertutto?
Questa è la domanda che viene posta con una certa frequenza e la risposta è semplice: NO. Ogni località è caratterizzata da litotipi differenti e quindi da terreni diversi. Ciò è utile a distinguere i campioni e ad individuare un’area di appartenenza.
Anche le attività antropiche – maggiormente plastiche, laterizi, carte e vetri – influenzano la composizione e le caratteristiche di un terreno, motivo per cui un campione non è quasi mai simile ad un altro.
In puglia, esistono aree che assumono un’importanza geologica strategica. Esse sono caratterizzate da suoli che esibiscono un colore rossastro. Essenzialmente, si tratta bauxiti e “terre rosse” le quali non sono altro che il residuo di rocce preesistenti. Il loro colore è dovuto agli elementi insolubili ferro e manganese) che non partecipano al processo di alterazione dovuto ai fenomeni atmosferici.
Nel prossimo articolo, verrà approfondita l’importanza forense dei terreni attraverso il caso Adekunle, un’indagine in cui la Pedologia è stata cruciale per l’identificazione del colpevole.
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Fonte:
Di Maggio, R. M., Barone, P. M., Pettinelli, E., Mattei, E., Lauro, S. E., Banchelli, A. (2013) – Geologia Forense – Introduzione alle geoscienze applicate alle indagini giudiziarie. Dario Flaccovio Editore.
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