Stefano Bollani fa il “tutto esaurito” al Teatro Petruzzelli di Bari. Pianista di fama internazionale possiede sin da piccolo una spiccata passione per la musica e in particolare per il pianoforte. Si diploma al Conservatorio di Firenze a soli quindici anni. Da questo momento in poi inizia la collaborazione con artisti del calibro di Raf, Jovanotti, Irene Grandi e il trombettista Enrico Rava, suo vero mentore e amico.
Eclettico nel suo modo di interpretare la musica in ogni sua forma e genere, grazie alle capacità compositive e al desiderio di scoprire nuovi scenari musicali, Bollani inizia a produrre lavori che attirano l’attenzione degli addetti ai lavori e soprattutto dei critici musicali d’oltreoceano. Non a caso, Il referendum dei giornalisti della rivista americana Downbeat, nel 2007 lo vede ottavo fra i nuovi talenti del jazz mondiale e terzo fra i giovani pianisti; mente i critici della rivista Allaboutjazz di New York lo votano fra i cinque musicisti più importanti del 2007, accanto a mostri sacri come Ornette Coleman e Sonny Rollins. Nel dicembre dello stesso anno riceve a Vienna l’European Jazz Preis, premio della critica europea, come miglior musicista jazz Europeo dell’anno solista.
Musicista, compositore, scrittore, attore e show man, tra un concerto e l’altro bisogna segnalare l’impegno professionale anche in ambiti non prettamente musicali: conduttore di programmi televisivi di successo, scrittore di libri e attore di teatro.
“Insomma, la genialità di Bollani risiede laddove non ci sono limiti”.
E questa sera, finalmente, anche i baresi possono godere un po’ di quel “genio”, racchiuso nello scrigno musicale di “Piano Solo” (questo è anche il nome della tournée). Vestito di jeans e polo a manica lunga, sale sul palco in compagnia del suo pianoforte a coda, e suona in rapida sequenza per circa mezz’ora di fila un mix di standard Jazz e di pezzi da lui prodotti in quasi trent’anni di carriera; Il tutto condito con quel pizzico d’imprevedibilità e di originalità alla quale ci ha abituati. Il pubblico segue attentamente il movimento delle mani dell’artista. Senza batter ciglio, osserva le dita scivolare dolcemente sulla tastiera. Guarda con meraviglia la metamorfosi di un pianoforte che per un attimo diventa uno “strumento a percussione”.
Interpreta canzoni rese celebri da Louis Armstrong e Nat King Cole. Improvvisa su un tema tratto dal primo concerto per pianoforte di Prokofiev; mentre sulle note dei “Barboni di Siviglia” canticchia la canzone “Tu scendi dalle stelle”. E tra un brano e l’altro, come da copione, intrattiene il pubblico con una serie di gag. Tutto sembra filar liscio! Dopo circa di un’ora, tra un brano e una battuta entra ed esce dal palco in un continuo simulare quel bis che il pubblico vorrebbe non arrivasse mai; ma qualcosa manca. Non si percepisce quella magia che di solito la sua personalità riesce a diffondere in sala.Sembra stanco. Ripetitivo nei gesti e nelle battute. Alla fine del concerto, sono evidenti i segni delle fatiche che una lunga tournée gli ha procurato.
Che dire! Uno spettacolo ai minimi sindacali. Siparietti a parte, la musica è stata suonata solo per un’ottantina di minuti. Un’esibizione dove l’artista arriva, recita la parte e va via salutando il pubblico, in maniera frettolosa, con la mente già proiettata al prossimo evento. Qualcosa in Stefano Bollani, stasera, è mancato. E’ mancata la voglia di stare insieme al pubblico. Gli è mancata l’energia necessaria a trasmettere a ogni singolo spettatore l’emozione che ti fa dimenticare il prezzo del biglietto. L’emozione che solo lui riesce a dare sfiorando gli ottantotto tasti di uno strumento che è anche metafora di perfezione, potenza, serenità e passione. Proprio così! In questa fredda sera di fine anno, dove gli animi non hanno mai trovato calore, nella splendida cornice del “Petruzzelli” non si è percepita quella passione che stimola gli individui a fare le cose con impegno, onestà intellettuale e con il cuore. E a Stefano Bollani, stasera, è mancato il “Cuore”.
(il servizio fotografico è del nostro fotocinereporter, Oronzo Lavermicocca)