L’OCSE calcola il valore del PIL a parità di potere d’acquisto. I dati sono disponibili tra il 1970 ed il 2023 per quasi tutti i paesi OCSE.
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Il PIL nei paesi OCSE nel 2023. Nel 2023, il prodotto interno lordo (PIL) dei paesi OCSE ha evidenziato significative disparità tra le nazioni, con gli Stati Uniti al vertice con un PIL di 27.348,00 miliardi di dollari. Questo dato sottolinea l’enorme peso economico degli Stati Uniti, che rappresentano una parte sostanziale dell’economia globale. Seguono il Giappone e la Germania, rispettivamente con 6.249,93 e 5.797,39 miliardi di dollari. Questi paesi sono noti per le loro economie avanzate, con il Giappone che è leader tecnologico e manifatturiero e la Germania che domina l’industria europea grazie alla sua forte base industriale e manifatturiera. La Francia e il Regno Unito, con PIL di 4.134,31 e 3.990,98 miliardi di dollari, si collocano subito dietro. La Francia mantiene una solida economia diversificata con una forte presenza nei settori dell’energia e dei beni di lusso, mentre il Regno Unito, nonostante le turbolenze post-Brexit, continua a essere un centro finanziario globale. La Türkiye, con un PIL di 3.631,57 miliardi di dollari, mostra un’economia in rapida crescita nonostante le sfide politiche e economiche. L’Italia, con un PIL di 3.424,22 miliardi di dollari, rimane una delle principali economie europee, sostenuta dalla sua forte tradizione manifatturiera e dal settore turistico. Il Messico, con un PIL di 3.281,84 miliardi di dollari, è la principale economia dell’America Latina all’interno dell’OCSE, beneficiando di una forte industria manifatturiera e agricola. La Corea del Sud, con un PIL di 2.808,86 miliardi di dollari, è un altro gigante tecnologico, noto per la sua innovazione nel settore elettronico e automobilistico. La Spagna e il Canada, con PIL rispettivamente di 2.544,20 e 2.542,62 miliardi di dollari, mostrano economie forti e diversificate, con la Spagna che beneficia di un settore turistico robusto e il Canada di vaste risorse naturali. L’Australia, con un PIL di 1.974,27 miliardi di dollari, si distingue per la sua economia basata su risorse naturali e servizi, mentre la Polonia, con 1.797,18 miliardi di dollari, emerge come una delle economie in crescita più rapida nell’Europa centrale. I Paesi Bassi, con un PIL di 1.390,38 miliardi di dollari, vantano una forte economia basata sul commercio internazionale e la logistica. La Colombia, con un PIL di 1.138,99 miliardi di dollari, rappresenta un’importante economia emergente in Sud America. La Svizzera e il Belgio, con PIL di 831,81 e 826,41 miliardi di dollari, rispettivamente, mostrano economie stabili e sviluppate, con la Svizzera che è un centro finanziario globale e il Belgio un hub per l’Unione Europea. La Svezia e la Norvegia, con PIL di 733,04 e 700,82 miliardi di dollari, sono note per le loro economie avanzate e i forti settori del welfare state. L’Austria, con un PIL di 668,88 miliardi di dollari, e l’Irlanda, con 667,74 miliardi di dollari, mantengono economie solide e competitive, con l’Irlanda che beneficia di un ambiente fiscale favorevole per le multinazionali. Il Cile e la Repubblica Ceca, con PIL di 645,34 e 579,6 miliardi di dollari, rappresentano economie emergenti e dinamiche in America Latina e Europa centrale. Israele, con un PIL di 529,12 miliardi di dollari, è riconosciuto per la sua forte industria tecnologica e innovativa. Il Portogallo e la Danimarca, con PIL di 507,84 e 452,05 miliardi di dollari, sono economie sviluppate con un mix di settori industriali e di servizi. L’Ungheria e la Grecia, con PIL di 436,26 e 422,52 miliardi di dollari, mostrano economie in crescita con settori turistici e manifatturieri rilevanti. La Finlandia, con un PIL di 360,08 miliardi di dollari, è conosciuta per il suo sistema educativo avanzato e una forte industria tecnologica. La Nuova Zelanda, con un PIL di 278,45 miliardi di dollari, mantiene un’economia basata sull’agricoltura e il turismo. La Slovacchia e la Costa Rica, con PIL di 240,26 e 148,13 miliardi di dollari, rispettivamente, rappresentano economie emergenti con settori in crescita nell’industria e nei servizi. La Lituania, con un PIL di 148,1 miliardi di dollari, è una delle economie baltiche in rapido sviluppo. La Slovenia e il Lussemburgo, con PIL di 115,46 e 95,37 miliardi di dollari, rispettivamente, mostrano economie solide con un mix di industria e servizi finanziari. Infine, la Lettonia e l’Estonia, con PIL di 79,39 e 66,34 miliardi di dollari, rispettivamente, rappresentano economie baltiche in crescita con forti settori tecnologici. L’Islanda, con un PIL di 30,12 miliardi di dollari, è l’economia più piccola tra i paesi OCSE, ma con un alto tenore di vita e un’economia basata su turismo e pesca. In sintesi, il PIL dei paesi OCSE nel 2023 evidenzia una marcata disparità economica, con gli Stati Uniti che dominano il panorama globale. Le economie europee, asiatiche e latinoamericane mostrano differenti livelli di sviluppo e specializzazione, contribuendo a un quadro economico diversificato all’interno dell’OCSE.
Il PIL nei paesi OCSE tra il 1970 ed il 2023. L’analisi dell’andamento del Prodotto Interno Lordo (PIL) nei paesi membri dell’OCSE dal 1970 al 2023 rivela un incremento significativo e variegato tra le diverse nazioni, rispecchiando sia i cambiamenti economici globali che le specifiche dinamiche interne di ciascun paese. In generale, tutti i paesi OCSE hanno registrato una crescita significativa del loro PIL, sebbene con variazioni notevoli sia in termini assoluti che percentuali. L’Australia, ad esempio, ha visto il suo PIL passare da 58,91 miliardi di dollari nel 1970 a 1.974,27 miliardi di dollari nel 2023, con una variazione assoluta di 1.915,36 miliardi e una crescita percentuale del 3251,3%. Questo aumento è attribuibile alla stabilità economica, alle abbondanti risorse naturali e a una politica economica favorevole agli investimenti esteri. Anche l’Austria ha mostrato un incremento notevole, con una variazione assoluta di 640,31 miliardi e un aumento del 2241,2%, beneficiando di una forte base industriale, di un sistema bancario solido e dell’integrazione nell’Unione Europea, che ha facilitato il commercio e gli investimenti. Il Belgio ha registrato un incremento di 789,13 miliardi di dollari, segnando un aumento percentuale del 2116,8%. La posizione strategica del Belgio, connessa alle principali rotte commerciali europee, ha supportato questa crescita. Il Canada, con una variazione di 2.443,36 miliardi di dollari e una crescita percentuale del 2461,6%, ha beneficiato di abbondanti risorse naturali, di un forte settore manifatturiero e di un accesso privilegiato al mercato statunitense. La Danimarca ha visto un incremento del PIL di 431,09 miliardi di dollari (2056,7%) grazie a un’economia diversificata e a un forte settore delle energie rinnovabili. La Finlandia ha registrato una crescita del PIL di 344,51 miliardi di dollari, con una crescita del 2212,7%, sostenuta da un sistema educativo eccellente e da un’innovazione tecnologica avanzata. La Francia ha visto il suo PIL aumentare di 3.942,58 miliardi di dollari, con una variazione percentuale del 2056,3%, sostenuta da un’industria diversificata e da un forte settore dei servizi. La Germania, con un incremento di 5.483,26 miliardi di dollari (1745,5%), ha beneficiato di una solida base industriale e della sua posizione come principale economia europea. La Grecia, nonostante le recenti crisi economiche, ha visto un aumento del PIL di 395,01 miliardi di dollari, con una crescita percentuale del 1435,9%. L’Islanda ha registrato un incremento del 3712,7%, il più alto tra i paesi OCSE, anche se il valore assoluto è relativamente basso, con un aumento di 29,33 miliardi di dollari. L’Irlanda ha mostrato una crescita impressionante del 9110,2%, con un aumento del PIL di 660,49 miliardi di dollari, riflettendo l’attrattiva del paese per le multinazionali e un ambiente fiscale favorevole. L’Italia ha visto un incremento del PIL di 3.228,86 miliardi di dollari, con una crescita percentuale del 1652,8%, grazie alla sua economia diversificata e alla posizione strategica nel Mediterraneo. Il Giappone ha visto il suo PIL aumentare di 5.901,82 miliardi di dollari (1695,4%), sostenuto da un’industria tecnologica e automobilistica avanzata. La Corea ha mostrato una crescita straordinaria del 14408,6%, con un incremento di 2.789,50 miliardi di dollari, grazie a una rapida industrializzazione e all’innovazione tecnologica. Il Lussemburgo, con una crescita del 5027,4%, ha visto il suo PIL aumentare di 93,51 miliardi di dollari, sostenuto dal settore finanziario e bancario. Il Messico ha registrato un aumento del PIL di 3.183,27 miliardi di dollari (3229,5%), beneficiando di una popolazione giovane e di un’industria manifatturiera competitiva. I Paesi Bassi hanno visto un incremento del PIL di 1.332,83 miliardi di dollari (2316,0%), grazie a un forte settore logistico e a un’economia orientata all’esportazione. La Nuova Zelanda ha registrato un aumento del PIL di 267,40 miliardi di dollari (2419,9%), grazie a un’agricoltura avanzata e a un settore turistico in crescita. La Norvegia, con un incremento del PIL di 687,79 miliardi di dollari (5278,5%), ha beneficiato delle sue risorse petrolifere e di una gestione economica prudente. Il Portogallo ha visto il suo PIL aumentare di 489,56 miliardi di dollari (2678,1%), grazie a un settore turistico in espansione e a riforme economiche strutturali. La Spagna ha registrato un incremento del PIL di 2.449,28 miliardi di dollari (2580,4%), sostenuta da un forte settore turistico e da una crescente industrializzazione. La Svezia ha visto un aumento del PIL di 693,61 miliardi di dollari (1759,1%), beneficiando di una forte innovazione tecnologica e di un sistema di welfare avanzato. La Svizzera ha registrato un incremento del PIL di 785,69 miliardi di dollari (1703,6%), grazie a un settore finanziario robusto e a un’industria farmaceutica avanzata. La Turchia ha mostrato una crescita del PIL di 3.568,97 miliardi di dollari (5701,2%), sostenuta da una popolazione in crescita e da una rapida industrializzazione. Il Regno Unito ha visto un incremento del PIL di 3.789,11 miliardi di dollari (1877,0%), beneficiando di una forte industria dei servizi e di un’economia aperta. Gli Stati Uniti, con un aumento del PIL di 26.274,70 miliardi di dollari (2448,0%), rimangono la principale economia mondiale, sostenuti da un vasto mercato interno e da un’innovazione tecnologica continua. In sintesi, l’analisi dei dati evidenzia come i paesi dell’OCSE abbiano sperimentato una crescita economica significativa negli ultimi cinquant’anni. Fattori comuni che hanno contribuito a questa crescita includono l’innovazione tecnologica, l’integrazione economica globale, la stabilità politica e le politiche economiche favorevoli agli investimenti. Tuttavia, le differenze nei tassi di crescita riflettono le diverse strategie economiche, le risorse naturali disponibili e le politiche interne adottate da ciascun paese. Ad esempio, l’Irlanda e la Corea hanno registrato le crescite percentuali più elevate, grazie a politiche economiche aggressive e all’attrazione di investimenti esteri, mentre paesi come la Germania e gli Stati Uniti hanno mostrato crescite assolute impressionanti, beneficiando di economie già solide e avanzate. La diversità delle strategie adottate e delle risorse disponibili ha creato un panorama economico variegato all’interno dell’OCSE, con ciascun paese che ha trovato la propria strada verso la crescita e la prosperità economica.
Politiche economiche per incrementare il prodotto interno lordo nei paesi OCSE. Le politiche economiche adottate dai paesi dell’OCSE per promuovere la crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) sono variegate e riflettono le specifiche condizioni economiche, risorse naturali e priorità nazionali di ciascun paese. Un comune denominatore tra le nazioni OCSE è l’investimento in innovazione e tecnologia. Paesi come Corea del Sud e Giappone hanno investito massicciamente in ricerca e sviluppo (R&D), diventando leader globali in settori tecnologici avanzati come l’elettronica, la robotica e l’automotive. Questi investimenti sono stati supportati da incentivi fiscali alle imprese che investono in R&D e dalla creazione di parchi tecnologici per facilitare la collaborazione tra industria e università. In parallelo, l’investimento in infrastrutture è stato un pilastro per molte economie, come gli Stati Uniti, dove il recente “Infrastructure Investment and Jobs Act” mira a modernizzare le infrastrutture esistenti e a creare nuovi posti di lavoro, stimolando ulteriormente l’economia. Le politiche fiscali e monetarie espansive sono state un altro strumento cruciale. Nell’Unione Europea, molti paesi, come Germania e Francia, hanno adottato politiche fiscali espansive, aumentando la spesa pubblica per stimolare la domanda aggregata. La Banca Centrale Europea ha mantenuto tassi di interesse bassi e ha implementato programmi di acquisto di asset per sostenere la liquidità nel sistema finanziario. Le riforme strutturali sono state fondamentali in paesi come Italia e Grecia, dove sono state implementate per migliorare l’efficienza del mercato del lavoro e la competitività delle imprese. Queste riforme includono la liberalizzazione dei mercati del lavoro, la riduzione della burocrazia e la promozione dell’imprenditorialità. Parallelamente, politiche commerciali aperte hanno permesso a paesi come Paesi Bassi e Belgio di diventare hub logistici globali. La loro posizione strategica e le infrastrutture portuali avanzate hanno facilitato il commercio internazionale, riducendo le barriere tariffarie e non tariffarie. L’investimento nell’educazione e nella formazione continua è stato un altro fattore chiave per la crescita economica. La Finlandia, con il suo sistema educativo considerato uno dei migliori al mondo, ha focalizzato l’attenzione sulla formazione continua e sulle competenze digitali, creando una forza lavoro altamente qualificata e adattabile alle esigenze del mercato globale. La sostenibilità e le energie rinnovabili sono state priorità per paesi come Danimarca e Norvegia, che hanno investito in energie rinnovabili come l’eolico e l’idroelettrico. Questi investimenti hanno ridotto la dipendenza dai combustibili fossili e creato nuove opportunità di lavoro nel settore delle energie pulite. L’attrazione degli investimenti esteri diretti (IED) ha giocato un ruolo cruciale per paesi come l’Irlanda. Grazie a politiche fiscali molto favorevoli, tra cui un’imposta sulle società molto bassa, l’Irlanda è diventata un hub per multinazionali, portando a una crescita significativa del PIL e alla creazione di numerosi posti di lavoro nei settori tecnologico e farmaceutico. Anche le riforme del mercato del lavoro hanno avuto un impatto significativo sulla crescita del PIL. La Spagna, ad esempio, ha attuato riforme per rendere il mercato del lavoro più flessibile, facilitando le assunzioni e riducendo la disoccupazione. Le riforme includono contratti di lavoro più flessibili e incentivi per l’assunzione di giovani e donne. Gli Stati Uniti hanno mantenuto un mix di politiche fiscali espansive, innovazione tecnologica e un robusto mercato del lavoro, che hanno portato alla leadership globale in settori come la tecnologia dell’informazione e la biotecnologia. La Germania ha combinato una forte base industriale con politiche di formazione professionale duale, che integra l’apprendimento accademico con l’esperienza lavorativa, creando una forza lavoro altamente qualificata e sostenendo la competitività delle sue industrie manifatturiere. L’Irlanda, con il suo successo nell’attrarre investimenti esteri diretti, ha trasformato il paese in un hub tecnologico europeo. Le politiche fiscali favorevoli e l’integrazione nell’Unione Europea hanno attratto aziende come Google, Apple e Pfizer, contribuendo significativamente alla crescita economica. La Corea del Sud, dopo la crisi finanziaria asiatica degli anni ’90, ha implementato riforme economiche radicali, investendo in R&D e migliorando la competitività delle sue industrie. Questo ha portato a una crescita esplosiva del PIL, rendendo la Corea del Sud una delle economie più dinamiche del mondo. La Norvegia, con la gestione prudente delle risorse petrolifere attraverso il fondo sovrano del governo, ha potuto investire in infrastrutture, istruzione e sanità, garantendo al contempo stabilità economica per le generazioni future. La diversità delle strategie adottate e delle risorse disponibili ha creato un panorama economico variegato all’interno dell’OCSE, con ciascun paese che ha trovato la propria strada verso la crescita e la prosperità economica. Queste politiche economiche hanno permesso ai paesi OCSE di affrontare le sfide economiche globali e di sostenere una crescita economica robusta e sostenibile a lungo termine. L’analisi delle politiche economiche adottate dai paesi OCSE rivela l’importanza di un approccio multidimensionale per promuovere la crescita del PIL. Gli investimenti in innovazione, infrastrutture, educazione e sostenibilità, combinati con politiche fiscali e monetarie appropriate, hanno dimostrato di essere efficaci nel sostenere la crescita economica. Le esperienze di successo di paesi come gli Stati Uniti, la Germania, l’Irlanda, la Corea del Sud e la Norvegia offrono importanti lezioni su come le politiche economiche ben concepite e implementate possano portare a risultati economici positivi e duraturi.
Conclusioni. Il valore medio del PIL dei paesi OCSE considerati è cresciuto in media da un ammontare di 118,59 miliardi di dollari nel 1970 fino ad un valore di 2911,2 miliardi di dollari nel 2023 con una crescita pari al +2354,9%. Se consideriamo il valore delle variazioni percentuali, possiamo notare che il valore del PIL è cresciuto soprattutto in Corea del Sud con un ammontare pari a 14.408,6%, in Irlanda con +9110,2% e in Turchia con +5701,2% tra il 1970 ed il 2023. In media tra il 1970 ed il 2023 il valore del PIL nei paesi OCSE considerati è cresciuto del 3352%. Tuttavia vi sono dei paesi nei quali il valore della crescita del PIL è stato inferiore rispetto alla media. Agli ultimi posti della classifica troviamo il Giappone con +1.652,8%, l’Italia con +1.652,8 e la Grecia con +1.435,9. In pratica questo significa che il PIL dell’Italia tra il 1970 ed il 2023 è cresciuto di circa 16 volte. Però se il tasso di crescita del PIL fosse stato nella media dei paesi OCSE il PIL italiano sarebbe cresciuto di 33,5 volte.
Se sommiamo il PIL dei paesi analizzati possiamo calcolare l’indice di concentrazione nel 2023. Gli Stati Uniti producono il 36,13% del PIL totale dei paesi OCSE. Al secondo posto c’è il Giappone con l’8,26% e al terzo posto la Germania con 7,66%. Ci sono dei paesi che hanno visto crescere la concentrazione del PIL tra i paesi OCSE tra il 1970 ed il 2023. Per esempio: la Corea del Sud nel 1970 produceva lo 0,63% del PIL dei paesi OCSE; un valore che è cresciuto fino al 3,71% ovvero una crescita del 491% nel 2023. Risultati simili hanno ottenuto anche l’Irlanda con +275,17%, Turchia con +136,31%, Norvegia con +119,09% e Lussemburgo con +108,86%. Vi sono però anche dei paesi che hanno visto ridurre il valore della partecipazione al PIL totale dei paesi OCSE tra il 1970 ed il 2023. Tra questi il Giappone con -26,86%, l’Italia con -28,60% e la Grecia con -37,43%. I dati sembrano suggerire che nell’ambito dei paesi OCSE ci sia stata una redistribuzione del PIL dai paesi europei, che sono cresciuti meno della media, ai paesi non europei come Corea del Sud, Australia, Canada e Turchia, che sono cresciuti più della media, con eccezione del Giappone. E’ probabile che le frizioni commerciali internazionali tra Cina e USA e la guerra russo-ucraina possano ri-equilibrare la struttura del PIL verso l’Europa nella dinamica dei paesi OCSE.
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