2 maggio 1986. Il professor Domitrake, endocrinologo dell’istituto Parkon di Bucarest, Romania, venne chiamato d’urgenza al Ministero della Sanità per una riunione di massima importanza. Ogni singolo corridoio, però, brulicava di militari dell’esercito. Il professore capì in quel preciso momento che era successo qualcosa di terribile. Erano trascorsi sei giorni dall’incendio di Chernobyl e solo allora si iniziava a scoprire la verità. In quel periodo l’atmosfera mostrava un’Europa dell’Est in preda alle difficoltà e al declino. Il tema portante delle conseguenze del disastro sono i segreti che dovevano essere mantenuti per non infangare l’immagine dell’Oriente europeo. Segreti, però, il cui prezzo è stato pagato dalla gente comune.
Nei giorni e mesi successivi a una catastrofe di portata inaudita, ci fu un silenzio quasi calcolato, propagatosi a macchia d’olio. I segreti e le bugie, a distanza di decenni, sono stati i fondamenti del disastro di Chernobyl. All’inizio si era parlato di un incendio, e nulla più. La notizia scivolò via, con silenzio assordante circa l’emissione di pericolose radiazioni per la salute. Il comunicato emanato dalle autorità rumene, destinato solamente ad uso interno, parlava di un malfunzionamento tecnico ma non di un errore umano. Bisognerà aspettare, appunto, il 2 maggio per capire la gravità della situazione.
Il professor Domitrake, convocato d’urgenza, spiegò che lo iodio radioattivo rischiava di raggiungere la tiroide e di contaminarla. Quest’ultima, si sa, produce degli importantissimi ormoni ed è una delle responsabili dell’equilibrio del corpo umano. Si necessitava, e alla svelta, di un antidoto. La prima proposta del medico fu il Lugol, ioduro di metallo concentrato, ma per i 23 milioni di rumeni dell’epoca occorrevano circa 7 tonnellate di un farmaco prodotto solo in Giappone senza che ci fosse tempo sufficiente per farlo arrivare in Romania. Gli antitiroidei sintetici, ovvero i medicinali raccomandati a coloro che soffrono di ipertiroidismo, non erano una soluzione valida. Domitrake temeva che potessero causare più danni che altro, col rischio di far ammalare anche persone sane.
L’ultimissima proposta fu quella adottata. Iodio di potassio, disponibile a sufficienza in Romania. A partire dal 3 maggio, alla popolazione rumena venne somministrata giornalmente una di queste pastiglie. Ovunque. L’ordine, diramato anche in Ucraina, si rivelò tuttavia inutile: lo iodio radioattivo impiega dieci giorni per venire completamente assorbito dalla tiroide, e la distribuzione del farmaco era cominciata il 23 maggio, quasi un mese dopo la catastrofe. Per non parlare delle località in cui, pur essendo state promesse, quelle pastiglie non arrivarono mai. La situazione degenerò rapidamente, sommando al panico generale gli interessi politici. I massimi esperti dell’epoca dovevano assicurarsi che i cibi destinati alle alte cariche non fossero contaminati, sacrificando così la vita della gente comune.
Trentaquattro anni dopo un evento entrato nei libri di storia, un altro disastro ha messo in ginocchio l’Ucraina, in particolare la zona attorno a Chernobyl. Trattasi di incendi scoppiati nelle foreste a nord di Kiev, distanti dalla capitale circa centotrenta chilometri. Il problema più grande consiste nelle persone – per lo più sopravvissuti alla catastrofe del 1986 – che sono tornate nelle loro vecchie abitazioni. Perché la preoccupazione maggiore risiede nel come riuscire a domare le fiamme, possibile veicolo di trasmissione di nuove radiazioni. Gli incendi scoppiati improvvisamente il 5 aprile, e propagatisi in quest’ultimo mese, non sono i primi a sconquassare questa regione. L’evento chiave: molti animali si sono avvicinati all’uomo pur di sfuggire ai boschi incendiati.
È una sorta di terra di mezzo quella di Chernobyl, come nei migliori racconti fantasy. Dopo la tristemente nota esplosione la zona era stata evacuata, per prevenire l’aggravarsi dei danni da radiazioni. Purtroppo molti anziani, non disponendo di alloggi alternativi, hanno occupato illegalmente una zona molto pericolosa.
Negli anni immediatamente successivi alla catastrofe, le autorità ucraine avevano messo a disposizione dei villaggi gas, impianti idraulici e strade rinnovate. Tutto questo trova una brusca interruzione nel 1996, quando l’Ucraina termina i fondi destinati a questo rinnovamento. La fine del nuovo inizio.
Una piccola parentesi scientifica per chiarire alcuni concetti. Una radiazione, in fisica, indica un fenomeno consistente nel trasporto di energia nello spazio. Un esempio comunissimo può essere il calore. Esistono vari tipi di radiazioni, che vanno dalla meno alla più pericolosa: le onde elettriche, le onde radio, le microonde, i raggi infrarossi, la luce visibile, la luce ultravioletta, i raggi X e i raggi gamma. Oltre la luce visibile, scomponibile nei sette colori dell’arcobaleno, gli ultimi tre tipi di radiazioni sono molto famosi per il mistero che le circonda e la loro potenza distruttiva. Tantissime opere di finzione ipotizzano onde energetiche capaci di disintegrare muri di cemento, giusto per fare una citazione.
Ciò che sono capaci di fare nella realtà, invece, va ben oltre. Sì, è effettivamente possibile sbriciolare anche il granito, ma ciò che accade all’organismo umano è ben più inquietante. Raggi UV, X e gamma rientrano nel campo delle radiazioni ionizzanti. Una radiazione ionizzante è una trasmissione di energia capace di trasformare gli atomi in ioni. Come avviene questa trasformazione? Tramite la perdita di alcune particelle subatomiche, gli elettroni, di carica negativa. Un atomo è neutro quando ha lo stesso numero di protoni ed elettroni, che bilanciano le rispettive cariche. Quando uno dei due aumenta di numero l’atomo si carica elettricamente, diventando appunto uno ione.
Il problema degli ioni è la loro forte instabilità. Uno ione non può esistere da solo in natura, e tende a combinarsi con uno di carica opposta. Un anione, di carica negativa, andrà con un catione, di carica positiva. Nel caso in cui uno ione dovesse persistere nella sua esistenza da solo, andrebbe incontro al fenomeno del decadimento radioattivo. Questo processo consiste nell’emissione discontinua di radiazioni ionizzanti, anche abbastanza potenti. Un corpo umano si disintegrerebbe dall’interno, dando origine a delle pesanti malformazioni. Uno dei veicoli di trasmissione di queste onde di energia sono l’aria e il calore; di qui la preoccupazione in merito agli incendi, una delle più grandi fonti di calore esistenti.
I borghi ormai abbandonati intraprendono un purtroppo naturale processo di deterioramento, trascinando con loro la qualità della vita degli abitanti, in costante peggioramento. Rimasti per lo più senza lavoro, i residenti di quei villaggi si guadagnavano da vivere con la coltivazione della terra, con la caccia nei boschi e con la raccolta di legna. Una vita difficile, resa letteralmente impossibile dagli incendi che ininterrottamente devastano quelle foreste. Le autorità hanno ordinato un’evacuazione che ancora non viene rispettata, poiché gli abitanti non vogliono lasciare le loro terre al proprio destino. Secondo il governo ucraino, sono più di duecento le persone impegnate a combattere le fiamme. La natura ha deciso di riprendersi ciò che suo e di cancellare lo scempio frutto della sconsideratezza umana.
Con quelle radiazioni, tanto tempo fa, sono arrivate anche le conseguenze. Da pagare. Ecco perché a Chernobyl, forse, si muore due volte.
(si ringrazia Adrian Raul Rednic “Caleel” per il contributo fornito a questo articolo testimonianza integrale nel video “Chernobyl – il prezzo delle bugie”: https://www.youtube.com/watch?v=NGuKmvs34Qg)