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IL RICCO MERCATO DEI DATI PERSONALI PER LO SVILUPPO DELL’IA

cms_33757/1.jpgSe il futuro dell’informazione e dell’intrattenimento sarà segnato dall’avanzare e dall’imporsi dell’IA, bisogna porsi qualche domanda su che fine faranno i nostri dati, un’immensa e inesauribile risorsa a disposizione di piattaforme e motori di ricerca. La raccolta dei dati per i cosiddetti chatbot è, e rimarrà, il web, ma ora le aziende che si occupano di IA hanno capito come ottenere ancora più dati per migliorare le prestazioni operative dei modelli di IA, ovvero attingere dalle miniere inesauribili dei social network. Reddit, per esempio, ha fatto cassa grazie a un accordo di ben 60 milioni di dollari, vendendo a una azienda che si occupa dello sviluppo di IA i dati dei propri utenti. A ruota ci sarebbero altri social interessati a far lievitare le loro casse grazie alla vendita dei dati dei loro utenti. Automattic, proprietaria di WordPress e Tumblr, è in trattativa con OpenAI e Midjourney per vendere i dati di cui è in possesso ai fini di addestramento per i nuovi modelli di IA. Il problema dei dati riservati dunque sale alla ribalta, imponendosi all’ordine del giorno per ciò che concerne lo sviluppo e l’implementazione dell’IA, nuovo asset produttivo per le aziende tech.

cms_33757/2_1709451275.jpgIn Italia il Garante della Privacy aveva già lo scorso anno sollevato potenziali pericoli per gli utenti di Open AI, limitando il trattamento dei dati degli utenti italiani e bloccando ChatGpt nel nostro Paese. Tempo un mese e tutto è ritornato come prima con Open AI che intanto si era adeguata alle richieste del Garante il quale, a sua volta, ha ammonito la società di IA di adeguarsi agli standard europei in fatto di privacy. È seguita anche un’inchiesta, aperta da una istruttoria su potenziali altri illeciti commessi in precedenza da Open AI, alla quale è arrivata la notifica della violazione della legge sulla protezione dei dati personali. Lo sviluppo repentino di intelligenza artificiale in numerosi e svariati ambiti professionali, solleva giuste preoccupazioni e riflessioni sulle potenziali e, a questo punto, reali minacce all’integrità dei nostri dati personali, dati che vengono attinti da ogni tipo di fonte (web e social) con la complicità delle stesse società proprietarie delle piattaforme di condivisione. Gli italiani a proposito del loro sentiment sulla questione e sviluppo dell’IA, sembrano essere sì entusiasti riguardo l’utilizzo dell’IA in settori chiave come la medicina e la domotica, ma poi sollevano preoccupazioni e timori per l’uso che si potrebbe fare in ambito scolastico, finanziario e giornalistico.

cms_33757/3.jpgL’importanza di regole chiare e condivise sull’uso in particolar modo degli algoritmi di intelligenza artificiale, diventa dunque fondamentale per controllare i possibili rischi di un’applicazione a largo spettro e senza nessun controllo umano derivante dall’uso dell’IA in campi del sapere, della conoscenza, dell’economia e della medicina estremamente sensibili e fondamentali per la convivenza civile. La speranza è affidata a best practice in grado di fare chiarezza su quanto accade nello sviluppo e nella gestione dei dati da parte dei modelli di IA, in modo che le scelte finali siano sempre avvalorate dalla presenza umana. Ed Finn nel suo libro «Cosa vogliono gli algoritmi», parla di “teocrazia computazionale” riferendosi alla sostituzione, in tempi di relativismo, di Dio con l’algoritmo. La visione del mondo è certamente cambiata, ha assunto oggi un’interfaccia elaborata alla perfezione che non presenta spigoli o zone d’ombra; il calcolo, l’elaborazione, i sistemi di IA sono perciò, come ricorda Finn, «un’ontologia dell’informazione fondata sull’idea che l’elaborazione sia un solvente universale che può districare qualsiasi sistema complesso, dalla coscienza umana all’universo stesso».

Data:

3 Marzo 2024