Traduci

IL RITORNO DELL’ANALOGICO: UN NUOVO, VECCHIO TREND PER LA FOTOGRAFIA

Un tramonto sul mare. Piazze e monumenti famosi. Una serata con amici o una cena romantica. Una festa a tema. La colazione nel nuovo bar di tendenza. Sono svariate e sempre più ricorrenti le situazioni della vita quotidiana che sentiamo il bisogno irreprimibile di immortalare attraverso la fotografia. Non servono numeri di mercato o statistiche per rendersi conto di come l’esponenziale diffusione del digitale abbia fatto proliferare la possibilità di scattare compulsivamente – e spesso “condividere” – foto della propria esistenza. Un esercito di smartphones muniti di una o più fotocamere accompagna e documenta le nostre odissee quotidiane. Un esercito altrettanto nutrito di fotocamere digitali ci accompagna durante vacanze, ricorrenze e feste varie. Grazie all’accessibilità del digitale, la fotografia è diventata una sorta di riflesso istintivo, una consuetudine quotidiana e meccanica. Il quadro che emerge riflette il ritratto di una generazione tecnologica, votata alla velocità e all’immediatezza. Avere un account Instagram e una reflex digitale è comune quasi quanto avere la patente e un computer.

cms_5701/2.jpgMa c’è un ma. Proprio quando l’ascesa digital-teconologica in ambito fotografico sembrava raggiungere il punto di non ritorno, ecco il colpo di scena che nessuno (o quasi) si sarebbe aspettato. Quando sembrava ormai relegata a culto per professionisti, nostalgici ed appassionati, ecco che la fotografia analogica si è svegliata dal suo letargo. Chiamiamolo ritorno alle origini, chiamiamola reazione al dominio del digitale, chiamiamolo nuovo trend di mercato; al di là delle motivazioni, il dato di fatto rimane: da qualche anno a questa parte un pubblico sempre più ampio sta ri-scoprendo il fascino della fotografia ‘old school’. Quella fotografia basata sui rullini, su ghiere costellate di numeri a prima vista incomprensibili, su un numero limitato di scatti a disposizione e relativa attesa – biblica, se paragonata a smartphones e fotocamere digitali – prima di vederne i risultati, o al contrario su funzioni ridotte al minimo e immagini magicamente ‘sputate’ da un apparecchio vistosamente retrò. Quello che fino alla rivoluzione digitale dei primi anni Duemila era l’unico modo concepibile di approcciarsi alla fotografia, rappresenta, una quindicina di anni dopo, una contro-rivoluzione che strizza l’occhio ad un pubblico perlopiù giovane, in parte costituito proprio dai cosiddetti nativi digitali.

I due colpi di grazia definitivi per la fotografia analogica erano arrivati nel 2007 e nel 2010, con l’introduzione rispettivamente del primo iPhone e di Instagram. Un telefono cellulare dalle prestazioni fotografiche elevatissime, e una app con cui modificare a piacimento ed in modo intuitivo le proprie immagini, ricorrendo spesso a filtri spiccatamente vintage, hanno segnato l’inizio di una nuova era per la fotografia. Proprio Instagram deve la sua notorietà iniziale ai filtri retrò e alla possibilità di conferire agli scatti quell’effetto ‘Polaroid’ oggi familiare a tutti i produttori e fruitori di immagini online. Eppure, o forse proprio per questo, è stata proprio l’era Instagram a spianare la strada al revival della fotografia analogica.

cms_5701/3.jpgI casi e i brand coinvolti sono molteplici: c’è la Lomography, regina della fotografia analogica low fidelity, con i suoi numerosi modelli – dalla Diana, famosa per il suo formato quadrato, alla Fisheye dalle tipiche foto tondeggianti, alle classiche Holga e La Sardina; e che dire della Fujifilm? Le vendite della Instax, popolare macchina fotografica istantanea, hanno subito un’impennata clamorosa, passando dai 100.000 modelli venduti nel 2004 ai 3,9 milioni del 2014 e ai più di 5 milioni venduti nel 2016. Non stupisce che anche il mercato delle pellicole stia vivendo un periodo particolarmente florido: basti pensare alla Kodak, celebre ditta produttrice di materiale fotografico, che, dopo una temporanea bancarotta nel 2012, sta rimettendo in produzione alcune delle sue pellicole più famose; The Impossible Project dal 2010 ha rimesso in circolazione pellicole per i modelli più diffusi di Polaroid, dopo che la stessa azienda leader nel settore della fotografia istantanea ne aveva cessato la produzione nel 2008, ritenendola ormai una pratica obsoleta a fronte dello strapotere del digitale. L’ennesima conferma di questo trend è arrivata nel 2015 quando, secondo un report di Amazon US, le pellicole per la Fujifilm Instax mini sono state il prodotto più venduto in ambito fotografico nel periodo natalizio, addirittura più di un best seller come l’ultimo modello GoPro.

Con il revival dell’analogico cambiano i mezzi e i modi, ma non cambia certo la funzione della fotografia nel nostro quotidiano. Semmai, a trasformarsi è il rapporto con gli oggetti stessi. La ri-scoperta dell’analogico implica, infatti, maggiore manualità e tangibilità del fare foto. Che richieda una certa competenza tecnica (macchine professionali e semi professionali) o sia basata su semplicità e immediatezza (Instax e Polaroid), questa tendenza ruota intorno al fascino – feticismo? – della fisicità e parsimonia della fotografia, opposta alla smaterializzazione e sovrabbondanza di immagini consentite dal digitale.

Allo stesso tempo, la fotografia analogica richiede costi, fatica e tempistiche di gran lunga maggiori rispetto al digitale. Il che potrebbe essere il principale limite per una sua diffusione su larga scala. I numeri degli ultimi 5 anni parlano chiaro, ma è lecito chiedersi se questo sia solo l’inizio di un ‘back to basics’ di più ampio respiro o se siamo di fronte all’ennesima moda passeggera.

Se è vero che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, il revival della fotografia analogica appare allora inevitabile. Quando e come cambieranno nuovamente le carte in tavola?

Autore:

Data:

6 Marzo 2017