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IL SAPORE AMARO DELLA LIBERTA’ DI OGNI DONNA

Non passa giorno che non mi chieda quanto pesi la libertà per una donna. Tengo a precisare che al di là dei significati altamente discussi e profondamente labili del termine, in questo contesto la libertà è intesa come possibilità della donna di scegliere per se stessa in modo indipendente e slegato dai pregiudizi e dalle imposizioni della società. Al contrario di quanto potrebbe sembrare, non si tratta di una decisione (quando è concessa!) facile e immediata. Sappiamo di essere condizionati dalla società che ci circonda e di assorbire inconsciamente stereotipi e modelli di vita. Ciò accade sia a livello culturale, che religioso.

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Un piano, quello della religione, che dovrebbe erigersi al di sopra dei condizionamenti umani e volgersi alla ricerca di un’uguaglianza spirituale e reale dei sessi. Eppure, la lettera testuale di alcuni passi di libri sacri appartenenti alle grandi religioni monoteiste, è abbastanza controversa su questo punto. Lascia dei dubbi difficili da chiarire. Se da un lato infatti, la donna viene esaltata per le sue qualità, dall’altro pare le si assegni un ruolo di inferiorità quasi innata. Qui le menti più fini hanno sicuramente colto che i grandi testi sono con ordinaria evidenza attribuibili a uomini.

cms_687/donnabiondalavoro.jpgNon che le donne non possano essere straordinarie scrittrici o rappresentare egualmente una realtà, semplicemente per molto tempo non sono state messe nella condizione di essere autorità creatrici nel -e del- mondo. La religione è spesso utilizzata come strumento per sostenere indirettamente l’idea di una donna fragile, incapace, dipendente e perciò bisognosa della protezione di un uomo. Una logica che mal si lega con i desideri e i bisogni di una donna che oggi anche se a fatica, qualche libertà l’ha conquistata. Non mi riferisco all’uso del corpo come mezzo di affermazione di se stesse, quella non è emancipazione. E’ solo l’altra parte della medaglia di una società prevalentemente maschilista.

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Sono quei pochi e complicati traguardi raggiunti (almeno nei paesi Occidentali -seppur con grandi differenze tra l’uno e l’altro-) grazie ad anni di lotte femministe. Lunghe ed estenuanti battaglie portate avanti a denti stretti contro chi ha voluto -e vuole- incatenare il cuore e il corpo di una donna. Non a caso fino a non molto tempo fa, la donna nell’immaginario comune è stata considerata l’angelo del focolare, cioè colei a cui spettano i compiti di cura dei bambini e della casa. Una donna la cui realizzazione si completa tra le quattro mura domestiche. Poi però, ad un certo punto qualcosa si è rotto. Le coscienze si sono lentamente risvegliate da un lungo sonno. Non è stato il bacio di un principe a risvegliarle ma la convinzione di possedere grandi potenzialità e altrettante opportunità. Hanno cominciato a destarsi con sofferenza da questo mondo così avverso alla loro indipendenza. Ovviamente gli scenari si sono presentati con differenze più o meno marcate in ogni luogo del mondo. In alcune zone solo adesso si comincia ad attribuire alle donne gli stessi diritti di un uomo, in altre invece sono tenute fermamente e costantemente sotto controllo.

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A prima vista potrebbe sembrare che le donne italiane -rispetto a quelle di altri Paesi- abbiano raggiunto la realizzazione di una libertà paritaria e completa. Non è così. Il problema non è solo la mancanza di un welfare adeguato che le sostenga nel doppio lavoro (dentro e fuori casa) e nella cura della prole e, di uno stipendio nettamente inferiore a parità di mansioni rispetto a quello dell’uomo. Ancora oggi dobbiamo confrontarci con uomini che decidono della vita e della dignità di una donna. Ricordiamo tanti, troppi casi di questo genere. Chi non ricorda la piccola Fabiana bruciata viva da un ragazzo a sedici anni? E Lucia Annibali deturpata dall’ex fidanzato con dell’acido muriatico? E Valentina Pitzalis sfigurata dal marito con il cherosene? Il concetto è chiaro ed è uomo: “se non sei mia, non sarai di nessun altro. Non puoi scegliere di lasciarmi”. Una definizione di potere e possesso che non permette alla donna di poter essere padrona della propria vita.

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Certo perché la libertà -anche se parziale- è una conquista per ogni donna. C’è addirittura chi la rincorre fino alla morte. Come Fakra Younas. Una ballerina indiana affermata e di una bellezza spettacolare, contornata da due occhi di un azzurro cristallino simili a due gocce del mare. Il marito le ha gettato dell’acido muriatico sul corpo con la stessa facilità con cui le avrebbe tirato un bicchiere d’acqua. Quel giorno l’ha uccisa dentro. Le cicatrici l’hanno sfregiata fuori e consumata al punto da condurla al suicidio. Come lei, tante altre. Culture diverse e mondi lontani ma tutti accomunati dalla paura di una donna libera e indipendente. Mi domando se gli uomini si mettano mai in discussione chiedendosi se questa sia la strada giusta. Paesi come la Svezia, la Norvegia e la Danimarca hanno raggiunto dei livelli abbastanza elevati di uguaglianza di genere in molti campi della vita. Che non sia ora di iniziare anche noi e magari estendere la pratica al resto del mondo?

Data:

1 Giugno 2014