Da quando la storia è documentata, l’Asia è stata la regione più importante del globo. Quando Roma era un villaggio di capanne nato vicino al guado del Tevere, la Cina era già una realtà organizzata. Il primo conflitto storico tra asiatici e europei, abbondantemente documentato, sono le guerre greco-persiane. Dall’Asia provengono le principali religioni e ideologie religiose che hanno caratterizzato la storia umana: buddismo, islamismo, ebraismo, confucianesimo, shintoismo, sono nati in Asia. Persino la “cosa”, che è totalmente diversa da tutte le ideologie e religioni ma che continua a dare loro origine, la più rivoluzionaria mai concepita, il cristianesimo, è nata in Asia, salvo poi evolvere in Europa, dove ha modellato ogni aspetto della cultura europea; nonché delle culture da essa derivate in America e in Australia, una parte delle quali è denominata “Occidente”.
Una ideologia è razzista quando contiene l’affermazione che una determinata razza umana sia intrinsecamente superiore alle altre. Precisando che qui per “razza” si intende un gruppo di persone fisicamente simili (il fenotipo) in un modo che la renda distinguibile da un altro gruppo di persone. Si può parlare di razza bianca, negra, gialla, e così via, perché ogni Homo Sapiens riesce a distinguere l’appartenenza a una determinata razza, anche se le distinzioni possono diventare così graduali al punto di non essere più esistenti. Sia per affermazione della propria identità, sia per auto giustificazione della propria dominanza, una ideologia razzista (intesa come supremazia) è sempre presente dentro ogni ideologia propugnata da un popolo che in quel momento storico sia vincente. Si confonde quella che è una superiorità di una organizzazione sociale con la superiorità della razza che la realizza, fino a che un’altra organizzazione sociale non prenda il sopravvento nel continuo rimescolamento della storia. Ma la presunzione razzista acceca: nella presunzione che una razza sia inferiore alla nostra non fa percepire che l’altra razza si sta muovendo, e magari ci sta a superando. Così in guerra la più grande astuzia del nemico è farsi ritenere stupido e debole, in modo da essere sottovalutato e poter così vincere più facilmente.
“L’arte della guerra” è stato scritto da Sun Tzu, cinese, e la sua definizione di guerra ricalca sostanzialmente quella di Von Clausewitz; la miglior guerra è quella vinta senza combattere, apparentemente. Il nemico viene sconfitto senza che se ne accorga.
Negli ultimi decenni abbiamo assistito al boom economico dei Paesi asiatici nell’area del Pacifico, perfetta dimostrazione delle capacità di quei popoli di essere competitivi con gli europei non appena si fossero impossessati delle conoscenze tecnologiche prodotte dall’Europa. Ma l’Asia non è rappresentata solo dai paesi del Pacifico. Geograficamente l’Asia si estende dal Mediterraneo e dal Mar Rosso fino al Pacifico, dall’Oceano Indiano al Mar Glaciale Artico, comprendendo più di cinquanta Paesi e quasi cinque miliardi di persone, di cui un miliardo e mezzo nella sola Cina.
L’unica area asiatica che può essere considerata “occidentale” è la Siberia, dove la popolazione russa ha in prevalenza caratteristiche razziali e culturali europee: un russo che conosca la lingua in Italia è difficilmente distinguibile da un italiano autoctono. La Siberia è si enorme, ma congelata e spopolata, anche se potrà essere in futuro, grazie al riscaldamento globale, la destinazione di flussi di migranti europei da Ovest e asiatici da Sud.
Il secolo asiatico è stato preannunciato dalla vittoria militare del Giappone sulla Russia agli inizi del XX secolo, ha progredito quando la Cina ha fatto esplodere la sua prima bomba atomica, allineandosi come potenza militare difensiva all’America e all’Europa. Sta dilagando ora con la vertiginosa crescita del PIL pro-capite, che tende ai livelli delle economie più sviluppate.
Quando nel 2300 si cercherà di individuare l’anno in cui è cominciata la nuova Era Moderna (quella definita oggi come tale è iniziata nel 1492, con la scoperta dell’America, e forse occorrerà trovare nuove denominazioni) , forse sarà il 2017.
Nel maggio di quell’anno, i rappresentanti di sessantotto Nazioni che comprendono due terzi della popolazione mondiale e metà del PIL mondiale (per ora) si sono riuniti a Pechino (non a Washington, né a Berlino, né a Mosca) per il primo vertice della Belt Road Iniziative – la Nuova Via della Seta. In quell’occasione leader asiatici, europei e africani hanno inaugurato il lancio del più grande piano di investimenti infrastrutturali della storia umana. I governi presenti si sono impegnati a spendere collettivamente cifre enormi per collegare i principali centri abitati del mondo per accelerare gli scambi commerciali.
La Belt Road Initiative è l’equivalente della creazione della rotta America-Europa scoperta da Cristoforo Colombo e sfruttata dall’Europa. Con una differenza cruciale: la Belt and Road Initiative è stata concepita e lanciata in Asia e sarà gestita da asiatici. Si può supporre che anche questa volta i creatori della nuova via di scambio agiscano nel proprio egoistico interesse, portando merci per i “selvaggi“ europei e prelevando materie prime dai “selvaggi” africani?
Angus Maddison, un economista britannico, ha provato che negli ultimi duemila anni, fino alla metà del 1800, la Cina, l’India e il Giappone hanno generato collettivamente un Prodotto Interno Lordo (PIL) a parità di Potere d’Acquisto (PPA) superiore a quello di USA, Regno Unito, Francia, Germania e Italia messi insieme. Con l’avvento della ricerca scientifica metodica e poi della Rivoluzione Industriale, le società europee hanno modernizzato le loro economie, accresciuto la loro potenza militare e soggiogato gran parte del mondo fuori dall’Europa. Dopo due secoli in cui l’Europa ha governato il mondo gli USA sono diventati una potenza mondiale grazie al loro intervento decisivo nella Seconda Guerra Mondiale, e l’Europa è diventata area di conflitto tra Stati pro-USA e stati anti-USA.
Il conflitto intraeuropeo è cessato nel 1990 con la disintegrazione dell’Unione Sovietica, e gli USA sono apparsi a molti storici famosi, ma sprovveduti, come l’Unica Potenza; si scrisse persino di “Fine della Storia”, mentre proprio in quegli anni gli USA segavano il ramo tecnologico su cui erano seduti trasportando attività produttive e conoscenza tecnologica in Cina. Oggi la Cina è all’avanguardia nel 5G e gli USA possono solo scegliere tra l’innescare una rincorsa tecnologica o restare indietro o diventare dipendenti dalla potenza dominante, esattamente come l’Europa lo è dagli USA.
Solo in seguito al crollo dell’Unione Sovietica è emerso un ordine occidentale stabile, incarnato dal potere economico e militare USA, da cui discende l’alleanza militare transatlantica della NATO che avrebbe potuto includere la Russia sol che la classe tecno-militare USA non avesse continuato a cercare un nemico tecnologico; la lezione del Vietnam, che le guerre non si vincono solo con la tecnologia, era evidentemente troppo dolorosa per l’orgoglio USA per essere compresa.
Istituzioni economiche come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale sono state concepite nell’ottica degli USA potenza dominante, il libero commercio internazionale è stato concepito perché per gli USA era allora conveniente poter esportare liberamente ovunque, e tutti gli altri Paesi del mondo hanno aderito all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) promuovendo il cosiddetto “Washington Consensus”, basato sul libero scambio e sulla cosiddetta deregulation economica perché potevano esportare negli USA. Sono stati gli stessi USA ad aprire le porte alle economie che li stanno divorando, l’Europa si è allineata forse confidando che l’ombrello USA l’avrebbe protetta per sempre, perché la pace pagata da altri è sempre conveniente, nell’oggi.
I quasi trent’anni intercorsi tra il crollo dell’Unione Sovietica, passando per l’attacco islamista alle Torri Gemelle del 2001, i continui fallimenti USA in tutte le guerre successive, la crisi finanziaria da deregulation iniziata nel 2007, la guerra fredda dell’immigrazione, e il 2017 saranno ricordati come lo spartiacque rispetto ai precedenti due secoli di dominazione prima europea poi USA. L’incapacità dell’Europa di comprendere di essere in posizione di estrema debolezza, la scissione a tra Europa Occidentale (parte nella UE) ed Europa Orientale (parte dell’ex-URSS) che ha portato al conflitto armato nel Donbass, la scissione tra economia apparente ed economia reale, le proteste dei popoli europei contro concezioni ideologiche di 80 anni fa a cui vengono contrapposte concezioni ideologiche a base religiosa, sono tra le cause più salienti di crisi che hanno portato gli europei più lungimiranti a interrogarsi sul futuro delle loro società, e sulla rispondenza dei loro valori politici, economici e sociali alle esigenze del XXI secolo.
Oggi le società euro – occidentali sono afflitte da una lunga lista di mali: espansione del debito pubblico, disuguaglianze economiche enormi e in continua crescita, incapacità di gestire l’immigrazione indesiderata, nuove tipologie di conflitto interno inconcepibili 80 anni fa. I millennial di origine europea sono cresciuti sotto l’ombrello della guerra all’islamismo, chiamato terrorismo per evitare autoanalisi dolorose, in una situazione di redditi medi in costante declino e che non potranno che continuare a calare in economie che hanno dato libertà di importazione da Paesi con costi del lavoro molto più bassi, conflitti razziali prima inesistenti perché gli europei di origine erano cromaticamente quasi indistinguibili, quasi cancellazione delle capacità di autodifesa diffusa per la soppressione della dimensione militare e nazionalista della politica, disoccupazione crescente sia perché i prodotti vengono importati sia per l’aumento di offerta di manodopera a basso costo dovuta all’immigrazione, demagogia diffusa della classe dirigente al potere da decenni che ha perso il contatto con la realtà.
Mentre il blocco Europa + USA era occupato a dilaniarsi con la “guerra fredda” adesso divenuta “guerra per il Donbass”, e poi a crogiolarsi nel suo benessere, nell’essere la società “senza discriminazioni”, nel puntare a una società “green”, l’Asia ha silenziosamente lavorato per recuperare il terreno perso negli ultimi due secoli. Applicando l’ideologia sviluppista, libera da ogni vincolo imposto dalle ideologie occidentali che hanno reso certamente l’Europa il luogo migliore dove vivere e il peggiore per difendersi, negli ultimi quaranta anni l’Asia, anche incentivando lo spostamento della produzione industriale, ha preso la fetta più grande della crescita economica globale. Quella più piccola è andata al blocco filo – USA, ed è stata intercettata dalla classe dei percettori di rendite, aumentando ancora le disuguaglianze.
Nel corso del XXI secolo miliardi di giovani asiatici hanno conosciuto stabilità politica, prosperità economica e crescente orgoglio nazionale. Il mondo che conoscono non è quello del dominio USA, ma quello dell’ascesa asiatica. L’Europa deve ormai imparare dall’Asia, e imparare in fretta. Adesso che gli asiatici cominciano a elaborare una visione di dominanza la domanda che dobbiamo porci non è più se gli asiatici sappiano pensare (questo sarebbe il razzismo della superiorità), ma cosa pensano,
Gli asiatici si sentono nuovamente al centro del mondo e protagonisti del futuro. La popolazione asiatica è diciotto volte quella USA e dieci volte quella europea, a regime il PIL pro-capite sarà almeno uguale se non maggiore. Si prevede che fino al 2030 i consumi della classe media nel mondo saliranno di trentamila miliardi di dollari, di cui solo un trentesimo in Occidente. Il grosso verrà dall’Asia, che rappresenta il 60 per cento della popolazione mondiale.
L’Europa è un continente sovrappopolato, che dipende dall’estero per il fabbisogno alimentare, con disoccupazione crescente, industria non più competitiva, poca ricerca, sistema formativo contemporaneamente sovraformante e inefficace, dove sono tornati conflitti che si credevano cessati due secoli fa e che la devastarono per secoli bloccandone lo sviluppo. Eppure la sua classe dirigente, specialmente quella euro-occidentale, continua a ragionare come se l’Europa fosse il continente dominante e potesse seguire le stesse politiche di un secolo fa.
La Nuova Via della Seta consentirà un collegamento velocissimo nel trasporto delle merci, e anche delle truppe, tra Europa, Asia e Africa. Dal punto di vista asiatico consentirà di arrivare in due settimane ovunque in Europa e in Africa. L’Europa non deve più prepararsi a vedere il mondo dal punto di vista asiatico, deve già farlo. E in fretta, molto in fretta.
Lo farà? Dal 2017 nulla è stato realizzato dalla classe dirigente UE, la politica “verde” della UE è stata pensate come se il resto del mondo non esistesse, la classe dirigente UE ragiona oggi come se ci fosse veramente il rischio di un attacco dalla Russia quando tale rischio oggi è inesistente, che la politica UE nei confronti dell’immigrazione ormai si traduce in scontri tra autoctoni e non in diversi Stati dell’Europa Occidentale, e si potrebbe continuare a lungo elencando gli errori già commessi e in corso della classe dirigente UE.
E’ un quadro desolante, e se non cambierà l’Europa, nel miglior dei casi, rischia di diventare un continente che il mondo considererà trascurabile.
Anche solo perché ormai include solo, circa, il 6% della popolazione mondiale.