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Il segreto sul bugnato della chiesa del Gesù Nuovo di Napoli

La chiesa napoletana del Gesù Nuovo si affaccia sull’omonima piazza, e ai turisti che quotidianamente la affollano balza subito all’occhio il caratteristico bugnato scuro “a punta di diamante”, in cui i diversi blocchi sovrapposti sembrano proprio dei diamanti. È questa una caratteristica che racconta di tutta la magnificenza della chiesa barocca più visitata di Napoli.

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Nel 2005, gli storici dell’arte Vincenzo De Pasquale e Salvatore Onorato notarono dei segni di 10 cm su alcuni blocchi del bugnato. Nella mente dei due si fecero strada diverse ipotesi. Infatti, inizialmente ipotizzarono che i segni fossero simboli alchemici o di una maledizione che incombeva sulla struttura per la sua storia travagliata.

Poi, grazie a un’analisi accurata dei simboli, De Pasquale e Onorato scoprirono che si trattava di sette lettere dell’antico alfabeto aramaico, i cui caratteri sono molto simili a quelli ebraici, ripetute più volte su alcuni blocchi, in diverso ordine.

Secondo i due, le sette lettere corrisponderebbero alle sette note musicali, formando una vera melodia a cielo aperto, una partitura musicale unica rimasta intatta e tramandata nei secoli dall’edificazione della struttura. Si tratterebbe infatti di un concerto gregoriano di 45 minuti.

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Gli studi di De Pasquale e Onorato sono stati poi ripresi dai due ungheresi Lorant Rez, musicologo, e Csar Dors, esperto di aramaico, che hanno ribattezzato la partitura con il nome di Enigma.

L’attuale chiesa del Gesù Nuovo un tempo era un palazzo di proprietà dell’illustre casata dei Sanseverino, una delle sette grandi Case del Regno di Napoli. Poi nel 1500 passò ai Gesuiti, che lo modificarono in una chiesa grazie ai due architetti Pietro Provedi e Giuseppe Valerano. Nel 1725 terminarono i lavori e l’edificio, dopo la cacciata dei gesuiti da Napoli, divenne possedimento dei francescani. In seguito fu affidato di nuovo ai gesuiti.

Data:

21 Novembre 2019