Samsun, Turchia, 28 luglio, una finale da Olimpiade e le ragazze del volley nazionale sorde portano a casa un argento che le consegna alla storia. Dopo aver battuto la Polonia e le favorite statunitensi, le nostre ragazze si sono arrese in finale alla superiorità nipponica non senza aver provato ad imporsi fino alla fine. Ma l’argento le ha riportate a casa consapevoli di essere artefici di un risultato senza precedenti.
La musica dell’Inno Nazionale che invade il palazzetto. Non sentite i brividi? Immaginate il carico di emozioni che ha pervaso il pubblico quando, nello stupore generale, le meravigliose dodici atlete sorde del volley femminile si sono esibite nell’interpretazione più originale che la storia dello sport ricordi, quella del linguaggio dei segni.
Chissà se Goffredo Mameli 170 anni fa avrebbe mai potuto immaginare che la sua musica, le sue parole potessero essere un giorno “urlate in silenzio”e, proprio per questo, riempirsi di un significato speciale.
La storia di queste atlete è fatta di fatica, impegno e tanto amore per il volley, il tutto al netto di sponsorizzazioni che potrebbero, se ci fossero, alleggerire le atlete dei costi di lunghe trasferte su e giù per l’Italia.
E’questa la realtà con cui devono lottare, prima ancora della fatica fisica, gli atleti che praticano sport minori ed in questo caso con l’aggravante di una disabilità che solitamente gli sponsor non amano affiancare ai loro brend.
Le atlete, durante il percorso delle Olimpiadi, hanno trovato la solidarietà di personaggi dello sport e della musica, la cantante Elisa ha dedicato loro un video augurale.
L’evento, nella sua singolarità, ha spopolato sul web in breve tempo e il video della loro interpretazione dell’Inno Nazionale è diventato virale. Apertura di tutte le testate on line, Twittato da Luca Pancalli, Presidente del Comitato Italiano Paraolimpico, il video è stato pubblicato anche con un accorato post su Facebook dalla Presidente Laura Boldrini.
“Ora le nostre urla, finalmente, non sono più silenziose” si legge sulla pagina ufficiale.
La Presidente Boldrini ha richiamato l’attenzione degli sponsor sull’impresa delle atlete auspicando che arrivino sostegni economici per i futuri impegni e per il giusto riconoscimento del lavoro del team.
Ma forse è proprio l’assenza di condizionamenti economici la spinta che tiene ancorato un’atleta alle origini della sua passione. Ed è così che, due facce di una stessa medaglia, aprono scenari che, in contrapposizione, propendono per interessi non meramente patriottici.
Ivan Zaytsev, pallavolista russo naturalizzato italiano, l’atleta più rappresentativo della nazionale di volley maschile, beniamino di folle oceaniche di fan, e per questo vanto ed esempio per migliaia di giovani iscritti nelle giovanili, si è visto revocare la convocazione per l’Europeo che si svolgerà il prossimo 24 agosto.
Una querelle irrisolta tra lo sponsor personale dello “Zar” (così il mondo del volley ha ribattezzato l’atleta ndr) – Adidas, e quello della Nazionale, Mizuno, ha costretto i vertici della Federazione a chiedere all’atleta di lasciare il ritiro di Cavalese.
A nulla sono valsi gli appelli del Presidente del Coni Giovanni Malago’e gli incontri per tentare una mediazione del Presidente della Fipav Bruno Cattaneo, tutti ben consapevoli dei riflessi negativi sull’economia della squadra per la perdita di una figura così rappresentativa. E tutto per un paio di semplici scarpette.
“Sono stato dipinto come un mercenario”. Spero ancora nell’Europeo” questo è lo sfogo dell’atleta ai microfoni di Sky Sport, ma c’è di fatto che, la dolenza lamentata dal campione sul tendine flessore dell’alluce causata a suo dire dalle scarpette della Mizuno, non ha alcun riscontro clinico e la Federazione esclude qualsiasi nesso con le calzature.
D’altra parte, lo sport in genere annovera contenziosi illustri di lotta all’ultimo sponsor. Michael Jordan, eterno simbolo Nike, a Barcellona nel 1992 usò la bandiera americana per coprire lo sponsor del Dream Team Reebok durante la cerimonia per le medaglie. La Puma rimproverò Maradona che, lontano dai riflettori, usava indumenti di altri marchi. Mario Goetze, da neogiocatore del Bayern, venne immediatamente multato per essersi presentato alla prima conferenza stampa con una vistosa maglia Nike, peccato che si trovasse in casa Adidas. Sulla Juventus incombe invece l’accusa di aver multato e successivamente ceduto i giocatori che andavano in giro con auto proprie e quindi non appartenenti al gruppo Fca.
Il ct della nazionale volley maschile, Gianlorenzo Blengini, pone fine alle polemiche del caso con la sua dichiarazione “Con l’obiettivo primario di tutelare la squadra ed il lavoro svolto e, nell’augurarmi che, risolto il problema, in futuro l’atleta possa essere nuovamente a disposizione della selezione nazionale, pur non entrando in tematiche che non mi competono, per me è evidente ed inevitabile che per questa estate Ivan non possa rientrare a far parte del gruppo”.
Non ci è dato sapore cosa elaborano i sogni di un atleta così seguito e amato e che tanto ha dato in termini di risultato all’Italia ma, i migliaia di adolescenti iscritti alle giovanili del volley che sognano un futuro da “Zaytsev”devono poter credere che la maglia azzurra, quando giunge a coronamento di un percorso sportivo fatto di sacrificio, lavoro e spesso di trasferte pagate di tasca propria, ti resta incollata al cuore e non vale nessun paio di scarpette.