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IL VALORE DEL SERVIZIO OPERATIVO E LA DISPARITA’ NEI RICONOSCIMENTI ISTITUZIONALI

Nel 2025, il sistema amministrativo continua a privilegiare la burocrazia rispetto al reale sacrificio sul campo. Accade frequentemente che dirigenti d’ufficio richiedano encomi solenni per colleghi il cui merito principale consiste nello smaltimento di pratiche arretrate, spesso accumulate a causa della loro stessa inefficienza. Al contrario, il contributo di coloro che operano in prima linea, affrontando turni logoranti e situazioni di rischio, viene sistematicamente sottovalutato o addirittura ignorato.

Questa dinamica genera un senso di ingiustizia e frustrazione tra gli operatori di settore. Chi lavora direttamente sul territorio, gestendo emergenze e situazioni critiche, viene spesso lasciato nell’ombra, mentre coloro che operano esclusivamente in ambito amministrativo ricevono riconoscimenti formali, senza aver mai vissuto le difficoltà del servizio operativo.

Un Sistema Distorto e le Complicità Gerarchiche

Il sistema di assegnazione dei riconoscimenti appare viziato da logiche interne e favoritismi. I dirigenti d’ufficio, distanti dalla realtà operativa, tendono a premiare coloro che mantengono buoni rapporti con le gerarchie piuttosto che chi dimostra dedizione e spirito di sacrificio sul campo. Di conseguenza, un agente di polizia che affronta una situazione di grave pericolo si sente dire di aver “semplicemente svolto il proprio dovere”, mentre chi lavora esclusivamente dietro una scrivania ottiene avanzamenti di carriera e riconoscimenti formali.

Questa problematica non riguarda soltanto il morale degli operatori, ma incide direttamente sulla giustizia interna e sulla credibilità delle istituzioni. Riconoscere l’efficienza amministrativa è certamente importante, ma non può e non deve avere la precedenza rispetto al valore di chi opera concretamente a tutela della sicurezza pubblica. La mancata equità nel sistema premiale rischia di minare la motivazione del personale operativo, ampliando il divario tra chi assume reali responsabilità e chi avanza attraverso dinamiche puramente burocratiche.

Questo squilibrio si traduce in un ambiente lavorativo demotivante, dove il senso di giustizia viene meno e il personale operativo si sente abbandonato. Inoltre, l’assenza di un adeguato riconoscimento per il lavoro svolto sul campo rischia di compromettere la qualità del servizio reso ai cittadini, con conseguenze dirette sulla sicurezza pubblica.

Il Ruolo dei Sindacati e le Carriere Costruite a Tavolino

Un ulteriore elemento critico è rappresentato dal ruolo di alcuni sindacati, i quali, anziché tutelare equamente tutti i lavoratori, talvolta si piegano alle logiche interne di potere. I rapporti informativi, le valutazioni di carriera e l’assegnazione degli encomi diventano così strumenti di controllo piuttosto che mezzi di equo riconoscimento del merito.

Ne deriva la creazione di un’élite di funzionari che, pur avendo trascorso la propria intera carriera in ruoli amministrativi, riescono a ottenere avanzamenti di grado senza aver mai affrontato i rischi connessi al servizio operativo. In alcuni casi, queste dinamiche portano alla concessione di titoli onorifici di alto prestigio, come quello di sostituto commissario o di cavaliere della Repubblica, a individui che non hanno mai sperimentato la reale complessità del lavoro sul campo.

Questa gestione distorta delle carriere influisce negativamente anche sulla coesione interna delle forze dell’ordine, creando tensioni tra i diversi livelli operativi e favorendo un clima di disillusione.

L’assenza di meritocrazia genera un senso di frustrazione che può tradursi in una riduzione della motivazione e, in alcuni casi, nella fuga di professionisti altamente qualificati verso settori più gratificanti.

La Necessità di un Cambiamento Radicale

Per ristabilire un criterio equo e meritocratico, è indispensabile una revisione profonda dei meccanismi di assegnazione degli encomi e delle promozioni. Le istituzioni devono porre al centro il valore del servizio operativo, garantendo che chi opera direttamente per la sicurezza della collettività riceva il giusto riconoscimento.

La credibilità della polizia e delle altre forze dell’ordine dipende anche dalla percezione di equità e trasparenza all’interno dell’organizzazione. Non è accettabile che chi si espone quotidianamente a rischi concreti venga penalizzato rispetto a chi, senza mai aver affrontato situazioni critiche, continua a progredire nella carriera grazie a meccanismi di favore.

Il merito deve tornare a essere misurato sui fatti concreti e non sulla capacità di navigare il sistema burocratico. Solo attraverso un cambiamento strutturale sarà possibile garantire un riconoscimento adeguato al valore reale del lavoro svolto.

È essenziale che le istituzioni promuovano una cultura della trasparenza e della meritocrazia, riformando i criteri di valutazione delle carriere e dei riconoscimenti. Solo così sarà possibile restituire dignità e motivazione a chi ogni giorno si dedica con sacrificio alla tutela della sicurezza pubblica.

Un sistema equo e bilanciato non solo migliorerà il morale degli operatori, ma rafforzerà anche l’efficacia del servizio reso alla collettività, contribuendo a una società più sicura e giusta.

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Data:

21 Aprile 2025

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