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IL VALORE TERAPEUTICO DELLA NARRAZIONE NEL PERCORSO DI ELABORAZIONE DELLE EMOZIONI

Rita Charon è medico internista e studiosa di letteratura; ha creato e dirige il Programma di “medicina narrativa” alla Columbia University.

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Charon si occupa di medicina narrativa da quasi trent’anni, ed è la personalità più nota a livello mondiale in questo campo. È lei ad aver coniato il termine Medicina Narrativa,una pratica clinica che integra l’approccio tradizionale nella cura della malattia, con un’adeguata formazione nella gestione della comunicazione dell’operatore sanitario verso il paziente. È una nuova disciplina, conosciuta come sociologia sanitaria che analizza la malattia e la salute come fatto relazionale e sociale, ma che viene ancora sottovalutata da una parte dei professionisti della sanità.

Non basta l’aspetto clinico; è necessario capire cosa sta vivendo un paziente nella sua esperienza di malattia. Attraverso la scrittura e la lettura, si possono sviluppare capacità di ascolto e di attenzione, necessarie non solo a diagnosi più adeguate ma anche a tracciare un percorso terapeutico condiviso con il paziente. Rita Charon mette in risalto l’importanza di investire nella relazione empatica con il paziente, per puntare ad una medicina più umana.

I malati hanno bisogno di medici (e infermieri) che capiscano il loro star male, ascoltino i loro problemi e li accompagnino attraverso la loro malattia. È successo che al progresso tecnologico e diagnostico non abbia fatto seguito una altrettanto avanzata ricerca sull’empatia, sul coraggio e sull’onestà per affiancare i pazienti nel viaggio dentro la loro malattia. La competenza narrativa è necessaria per ascoltare, afferrare e onorare significati e credenze personali, per interpretare e rispondere con altri strumenti, non solo con le medicine…”.

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Per Rita Charon la Medicina Narrativa induce riflessione, richiede professionalità specifica e crea un rapporto di fiducia tra medico e paziente senza il quale nessuna terapia può essere accettata in modo efficace; la sua, la possiamo definire una medicina centrata sul paziente, ma è utile anche al medico per riflettere sul significato della sua professione.

La narrazione del paziente e di chi se ne prende cura è un elemento imprescindibile della medicina contemporanea, fondata sulla partecipazione attiva dei soggetti coinvolti nelle scelte. Le persone, attraverso le loro storie, diventano protagoniste del processo di cura. Abbiamo bisogno di un flusso narrativo per contestualizzare i principali eventi della nostra vita. La nostra stessa identità è costruita narrativamente ed è costituita dalle diverse narrazioni, nostre e di coloro con i quali interagiamo.

Esistono quattro approcci teorici alla Medicina Narrativa:

  • Approccio Terapeutico: sviluppato in ambito psicologico, psicoterapeutico, psicanalitico, psichiatrico, neurologico e neuropsichiatrico, si configura come una terapia alternativa o complementare rispetto alle tradizionali forme di terapia.
  • Approccio di tipo umanistico narratologico: è riferibile ai lavori della dottoressa Rita Charon, che definisce la medicina narrativa come un’arte di tipo umanistico che permette di riconoscere, interpretare ed essere spinti all’azione dalle difficoltà dei pazienti.

In diversi articoli e testi, la Charon sostiene che la dimensione narrativa è parte integrante del processo di cura e prevede, da parte del curante, la capacità di utilizzare competenze narrative. Le implicazioni di questo approccio però non si fermano all’ascolto della narrazione del paziente, ma si ampliano proponendo pratiche narrative che favoriscano la riflessione del professionista su sé stesso, con i colleghi e una comunicazione più chiara tra medicina e società.

  • Approccio di tipo fenomenologico-ermeneutico: ha la sua matrice nella fenomenologia husserliana, in Heidegger, nell’ermeneutica di Gadamer e nella filosofia di Ricoeur e Taylor.

Questo approccio mette in discussione l’idea di una pretesa oggettività della modalità di utilizzare le narrazioni di malattia: le narrazioni non sono principalmente uno strumento per raccogliere materiali da elaborare successivamente, ma rappresentano il modo in cui le persone si orientano rispetto ai significati e di conseguenza rispetto alle azioni e alle scelte.

  • Approccio socio-antropologico: parte dal presupposto che la medicina sia un sistema culturale che modella la realtà definita “clinica” e l’esperienza che il malato fa della propria malattia.

Le storie non si limitano, infatti, a raccontare le esperienze di malattia ma le costituiscono, collegando l’esperienza del singolo al più generale contesto di senso in cui esse avvengono.

L’esito più rilevante di questo approccio è quindi l’idea della narrazione come una co-costruzione (costruzione condivisa) in cui le diverse visioni alternative, incontrandosi, permettono una nuova comprensione della malattia che agevola il percorso di cura verso la guarigione e/o cronicizzazione.

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Anche Jerome Bruner, uno dei maggiori psicologi per quanto riguarda lo sviluppo della psicologia cognitiva, riconosce alla narrazione una rilevanza significativa perché è una pratica sociale ed educativa che può essere applicata in molteplici ambiti. Molti studiosi sono concordi nel ribadire il valore alla narrazione come strumento indispensabile per la costruzione di significati e per la facilitazione dei processi di cambiamento soprattutto quando si tratta di elaborare vissuti dolorosi.

cms_30699/3.jpgLa narrazione è necessaria sia per eventi positivi sia per eventi vissuti con un segno negativo. Pensiamo, ad esempio, alla narrazione della propria esperienza di vita (e all’ascolto di quella altrui) che si fa nei gruppi di Auto Mutuo Aiuto, all’interno della quale persone che vivono esperienze simili possono confrontarsi e, con l’aiuto di un facilitatore ed un esperto, possono sperimentare adeguate strategie di coping e di empowerment individuale.

Anche nel settore del welfare pubblico comincia ad esserci qualche timido segnale di riconoscimento del valore dei gruppi di Auto Mutuo Aiuto nella gestione delle diverse fragilità sociali, tanto da promuoverne l’istituzione nei diversi servizi, ma siamo ancora lontani da una applicazione ad ampio raggio come sarebbe auspicabile anche, ad esempio, nella strutturazione dei servizi previsti dai Piani Sociali di Zona degli Ambiti Territoriali.

cms_30699/4.jpgI gruppi di Auto Mutuo Aiuto, possono formarsi per affrontare diversi tematiche come ad esempio: Alcolismo, Attacchi di panico, Ansia e depressione, Disagio psicologico grave, Disturbi dell’alimentazione, Genitori di persone con disabilità fisica, psichica, sensoriale, Dipendenze patologiche, elaborazione del lutto, Separazione, Perdita del lavoro, Calamità naturali, Incidenti stradali, Malattie gravi e invalidanti, Problemi di identità di genere, Tentato suicidio, Donne vittime di violenza e sfruttamento sessuale.

Data:

31 Maggio 2023