Ci sono tanti modi per salvarsi quando la vita pare calare a picco, il migliore in assoluto è la creatività. Un mezzo straordinario che consente di uscire dagli schemi in maniera straordinaria senza rammaricarsi di nulla: in fondo, l’originalità è una forma di arte decisamente appagante sotto tutti i punti di vista. Seguire il gregge toglie parecchio all’inventiva di ciascuno, uccide la fantasia e incuba in una terribile routine. Se la noia parlasse, avrebbe lo stesso piglio della mancanza di estasi mentale. Quel pizzico di follia che, al di fuori della normalità, permette grandi cose. Lo vediamo quotidianamente: sappiamo che, prima di ogni scoperta e innovazione, c’è un fantastico guizzo della mente che si trasporta nel futuro.
Il “se inventassi, se fossi, se diventassi” assume la conformazione di una scelta impulsiva, quasi innata. Così ci si butta in quel progetto nato per caso da un pensiero fuggente, un castello di parole creato da una immaginazione attiva e suadente. Anche il pesce prima o poi si stanca dello stagno piccolo e vuol vedere l’oceano, così succede anche all’uomo. Non riesce a resistere nei confini e, quando lo fa, è solo per cultura e abitudine. Ma in questo modo ci si perde la novità dell’intera esistenza. La bellezza del rischio sta tutta qui. Nell’osare tralasciando l’aspettativa, nel riuscire affidandosi alla profondità dell’intuito. Siamo piccoli solo se crediamo di esserlo perché, in realtà, volendo possiamo toccare il cielo. Ci vuole impegno e un pizzico di pazienza, d’altronde mica è semplice. Il fulcro dell’azione significa creare osando, sperimentando e facendo. Il concetto di come dobbiamo essere deve assolutamente lasciare il posto a quello che vogliamo essere. Il to be or not to be diventa un problema del passato. Adesso noi siamo, attraverso la nostra identità e decidiamo di percorrere la strada della felicità guardandoci dentro. Cosa amiamo fare? Quali attività ci migliorano la vita? Cosa ci rende estremamente gioiosa? Qui inizia il viaggio della creatività.