Scrivere è un eterno viaggio tra realtà e fantasia, e nonostante le molteplici difficoltà può essere un ottimo antidoto contro la tristezza. Pertanto, la storia di questo giovane scrittore emigrato in Spagna, è il sunto della forza di volontà nel perseguire un proprio sogno. Nell’intervista, emerge l’emozione di chi si è messo in gioco senza alcuna paura, rischiando tutto per far splendere l’aspetto sublime della cultura.
In un mondo dove leggere è quasi pura utopia, come mai ha deciso di scrivere?
Tutto ebbe inizio durante il mio percorso universitario presso la facoltà di lingue a Messina, dove sono venuto a contatto con innumerevoli autori. La spinta finale, che mi ha generato la voglia assoluta di scrivere, è stata la serie americana Californication, che metteva in luce diversi aspetti della vita quotidiana.
Qual è il genere che tratta, di cui si occupa principalmente?
Non ho un genere predefinito, forse questo è il mio tallone d’Achille. Vario dal thriller storico al horror, fino alla mia prima opera Hellville , che è una specie di racconto autobiografico. Insomma, faccio un mix di vari generi basandomi su emozioni.
Lei nella sua biografia sottolinea l’importanza della sua città Bovalino, che rapporto ha con le sue origini?
Purtroppo, la mentalità del sud mi ha un po’ destabilizzato perché sono troppo attaccati alle tradizioni. Io ero un ragazzo con altre aspirazioni, totalmente opposte rispetto a quelle locali. Mi sono trovato senza coetanei ed è per questo che sono stato emarginato. Non è stato facile vivere lì, ma aldilà delle sofferenze sono riuscite ad incanalare quello che avevo dentro per arrivare alla stesura del mio primo romanzo.
Leggendo la tua prima opera Hellville, mi sono reso conto del grande lavoro interiore che ha sviluppato. Non deve essere stato facile guardarsi dentro, soprattutto nel contesto sociale dove viviamo, fatto prevalentemente di pochi momenti di pausa. Lei come vede tutto questo?
Attraverso Billie, ho capito l’importanza di distanziarsi dalla realtà circostante per entrare in se stessi. Solo tornando al passato, dove il vissuto ti segna concretamente, puoi scoprire veramente chi sei. Con questi elementi, mi è risultato molto più semplice aprirmi al pubblico, perché raccontare quello che hai dentro può sembrare scontato ma non lo è.
Quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a recarsi in Spagna?
Per motivi sentimentali mi sono trasferito. Infatti, nella parte finale del mio primo romanzo rimarco molto l’importanza di questa scelta, che pone delle basi importanti a partire dai tempi delle scuole superiori.
Com’è il mondo della lettura in terra Spagnola?
Devo ammettere che è completamente diverso rispetto a quello italiano. Qui in treno 7 persone su 10 leggono libri ed è un piacere per gli occhi osservare quanta passione ci sia per la lettura.
Molti inseguono uno stile più adatto al mondo commerciale, lei preferisce essere se stesso o vendere il più possibile?
Data la mia giovane età potrei risultare scontato, ma preferisco di gran lunga essere me stesso con tutti i miei limiti. Dico questo, perché io vivo per scrivere e la sola idea di focalizzarmi solo sull’ambito commerciale mi fa morire dentro.
Dove vuole arrivare Vincenzo Raco?
Il mio unico obiettivo è quello di continuare a scrivere per tutta la vita. Ogni mattina mi alzo con questo pensiero ed è una gioia indescrivibile