Con l’avvento della fase 2, la domanda di mascherine è aumentata a dismisura. Essendo queste protezioni in larga parte «usa e getta», si stima che per coprire l’intero fabbisogno nazionale ne serviranno almeno 130 milioni al mese. Ma c’è già chi, per sottrarsi alla necessità di acquistarne sempre di nuove, ha già rivolto la propria attenzione verso dispositivi “alternativi” che promettono di coniugare l’efficacia con la durabilità. Però occorre fare attenzione, dato che per quanto possano sembrare ben realizzati, molti modelli risultano al momento privi di certificazione: non vi è dunque conferma, da parte delle autorità sanitarie, che offrano la protezione indicata dai produttori. Per questo sono rigorosamente off limits per gli operatori sanitari. Non sussiste invece alcun divieto di utilizzo a carico dei comuni cittadini. Anzi, come stabilito dal decreto Cura Italia, fino al termine dell’emergenza: “gli individui presenti sull’intero territorio nazionale sono autorizzati all’utilizzo di mascherine filtranti prive del marchio CE e prodotte in deroga alle vigenti norme sull’immissione in commercio”.
Ed infatti tra tutte le start-up presenti ce n’è una che spicca tra le altre: iMask. Fondata ad Aprile da 5 imprenditori italiani già impegnati nel settore dell’innovazione e del design, iMask si presenta come la prima mascherina al mondo che unisce le caratteristiche delle FFP1, FFP2 e FFP3 a riciclabilità, trasparenza ed intercambiabilità uniche. Aspettando la valutazione dell’Istituto Superiore di Sanità, è già in vendita online per i civili sul loro sito ufficiale. Grazie al filtro FFP3 intercambiabile dalla durata di più un mese, rendendola “eterna”.
Perciò viene definita niente meno che «eterna». Costa 15 euro filtro incluso, mentre i kit di ricarica vanno dai 6 ai 19 euro. Sul sito ufficiale si può leggere che questa è l’unica mascherina al mondo ad essere completamente trasparente permettendo il riconoscimento facciale. Utile sia per la sicurezza che per le persone che hanno bisogno di leggere le labbra e per regalare qualche sorriso. Insomma, se l’Istututo Superiore di Sanità dovesse ritenerle idonee anche per gli operatori sanitari, sarebbe una svolta decisiva, data la scarsità di mascherine usa e getta.