In un ipotetico conflitto fra la Corea del Nord e gli Stati Uniti, forse gli Usa non avrebbero la meglio. Parola del generale Jan-Marc Jouas, ex comandante delle truppe americane in Corea. Un parere pesante, quello del generale, che parla di un contingente di stanza in Corea del Sud “in inferiorità numerica” e poco fornito. A riportare le parole del militare è Newsweek, entrato in possesso di una lettera indirizzata ad alcuni membri democratici del Congresso.
“Il personale delle forze armate americane composto da 28mila unità in Sud Corea – scrive Jouas nella lettera rivolta ai rappresentanti Ted Lieu e Ruben Gallego e al senatore Tammy Duckworth, tutti veterani ex militari che hanno recentemente espresso una grave preoccupazione per la retorica e la posizione del presidente Trump verso la Corea del Nord – è notevolmente inferiore alle forze nordcoreane, così come le truppe che condurranno la maggior parte dei combattimenti. A differenza di ogni conflitto dall’ultima guerra coreana, non saremo in grado di mettere insieme il nostro esercito prima dell’inizio delle ostilità”. Un numero davvero esiguo se si pensa che le forze nordcoreane sono stimate intorno al milione e duecentomila unità.
Stando alle parole del generale, per incrementare il contingente americano con i necessari rinforzi, forniture e attrezzature necessari per raggiungere la penisola coreana, sarebbero necessari da diversi giorni a mesi. Ma una volta arrivate finalmente le truppe, per Jouas, “potrebbero trovare le loro basi soggette ad attacchi da armi convenzionali o chimiche, attacchi che potrebbero ulteriormente ritardare la loro entrata in guerra”.
Ma non è tutto. Nella lettera, Jous sottolinea infatti anche i rischi per i civili sudcoreani e americani che vivono nel Paese. Ci vorrebbero “giorni”, secondo il generale, per eliminare l’artiglieria nordcoreana, razzi e missili che minacciano Seoul, capitale che ospita 25 milioni di persone. Nel frattempo, “si svilupperebbe un’enorme emergenza per l’evacuazione che includerebbe più di centomila americani non combattenti, molti dei quali si rivolgerebbero alle forze Usa per farli uscire dalla penisola”. Eventuali piani di evacuazione e protezione, inoltre, sarebbero “notevolmente complicati” dall’utilizzo “previsto” delle armi nucleari e chimiche da parte del regime di Kim Jong Un.
La lettera di Jouas arriva molto tempo dopo la dichiarazione del Pentagono sulla necessità di un’invasione terrestre della Corea del Nord per eliminare il suo arsenale nucleare e la missiva è stata sollecitata da una richiesta di Lieu e Gallego diretta al segretario alla Difesa James Mattis per una relazione dettagliata su quali sarebbero gli esiti di un eventuale conflitto con il regime di Kim.
Il Pentagono non ha finora fornito dati specifici sul potenziale numero di vittime derivate da una guerra tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord, ma una recente valutazione del Servizio di Ricerca del Congresso ha previsto che circa 300.000 persone potrebbero morire nei primi giorni dall’inizio del conflitto, anche senza l’uso del nucleare. E gli esperti hanno anche avvertito che un’invasione via terra degli Stati Uniti potrebbe diventare “molto sanguinosa, molto rapidamente”.
Trump: “Russiagate? Putin dice che non c’entra e io gli credo”
Donald Trump non intende mettersi a “litigare” con Vladimir Putin per la questione delle interferenze russe nelle elezioni del 2016, ma preferisce affrontare le questioni di Siria ed Ucraina. Parlando con i giornalisti a bordo dell’Air Force One, il presidente americano ha raccontato che Putin, nei loro colloqui informali a margine del summit in Vietnam, ha di nuovo negato di avere nulla a che vedere con le vicende al centro del Russiagate.
“Ogni volta che lo incontro mi dice ’io non ho fatto nulla’ ed io veramente sono convinto che sia sincero – ha affermato Trump – io non posso mettermi a litigare con lui, preferirei farlo uscire dalla Siria”. “Se il presidente Putin in modo molto forte e deciso dice che non ha niente a che vedere con questo – ha poi aggiunto – allora uno non si mette a fare una discussione, ma inizia a parlare di Siria ed Ucraina”.
Le versione fornita da Trump del colloquio però differisce da quella data dal portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, che alla Cnn ha detto che i due leader non hanno parlato per niente della questione.
Definendo per l’ennesima vota l’inchiesta del Russiagate “una caccia alle streghe, ispirata dai democratici”, Trump ha detto che Putin si ritiene “offeso” dalle accuse di intromissione nelle elezioni americane. “E questa non è una cosa buona per il nostro Pese”, ha poi aggiunto, sottolineando che i sospetti nei confronti di Putin rischiano di compromettere la sua capacità di sviluppare una relazione più stretta con il leader russo sui dossier internazionali.
“Quest’opera di killeraggio dei democratici si mette in mezzo, ed è una vergogna perché persone moriranno a causa di questo”, ha affermato, dicendo che la Russia potrebbe essere cruciale nel risolvere la crisi con la Corea del Nord. “Parliamo della vita di milioni e milioni di persone, e se la Russia ci aiuta insieme alla Cina, il problema potrebbe essere risolto molto più velocemente”.
“Mi ha molestata”, star calcio Usa contro Blatter
Lo scandalo delle molestie sessuali si allarga al mondo del calcio. Nel mirino c’è l’ex presidente della Fifa Sepp Blatter accusato dall’ex portiera Usa Hope Solo. “Mi ha toccato il sedere” ha affermato la 36enne, medaglia d’oro con la nazionale di calcio Usa ai Giochi Olimpici di Pechino del 2008 e di Londra 2012 e campione del mondo del 2011, in un’intervista al quotidiano portoghese ’Expresso’. Sarebbe accaduto nel 2013, durante la cerimonia di gala del Pallone d’Oro, poco prima di salire sul palco.
Blatter dal canto suo ha respinto le accuse e ha detto al ’Guardian’ ha parlato di “accuse ridicole”.La Solo ha sottolineato come le molestie sessuali nel mondo dello sport sia abbastanza diffusa. “Non succede solo a Hollywood”, ha detto l’atleta in riferimento allo scandalo che sta travolgendo produttori e registi.