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Incendio alla Eco X

Chi a Roma ha la fortuna di vivere a ridosso delle riserve naturali che danno a sud, venerdì mattina ha visto in lontananza levarsi una colonna di fumo nero. “Un incendio” ha pensato, non arrivando però subito a valutarne la gravità e ad individuarne precisamente l’ubicazione. È difficile quando si dista decine di kilometri. Passavano ore e la colonna persisteva, poi la notizia apparsa sui quotidiani. A bruciare era la Eco X, al km 33.381 di via Pontina Vecchia, a Pomezia, comune alle porte di Roma. Un deposito dove si mettevano in riserva rifiuti prima di essere sottoposti al riciclaggio o al recupero di sostanze inerti, dove si separava la carta dalla plastica, si stoccavano i metalli, si pretrattavano i materiali. Dove si eseguivano cioè tutte quelle azioni necessarie e propedeutiche all’economia circolare, che si prefigge di ridurre al minimo gli sprechi e magari di vendere sul mercato, come materie prime seconde, i rifiuti. L’Italia, checché se ne dica, non è meno virtuosa di altri paesi in questo, anzi. Quello scoppiato l’altro ieri è però un vero disastro ambientale che ha distrutto l’intero stabilimento. Nessun ferito, ma si teme per la salute dei residenti. Mentre la procura di Velletri apriva subito un’inchiesta per incendio colposo, la Asl 6 rivelava che potrebbe esserci amianto nei tetti dei capannoni arsi. Il comitato cittadino di Castagnetta-Cinque Poderi, lo scorso 3 novembre, aveva denunciato al sindaco grillino, Fabio Fucci, l’esposizione al rischio ambientale legato all’accatastamento dei rifiuti nell’area. E, in effetti, a prendere fuoco – stando a quanto ieri è trapelato – sarebbero state alcune balle compresse di rifiuti ammassate tra un capannone e l’altro.

“Desideriamo segnalare l’accumularsi di ingenti quantitativi di spazzatura con conseguenti miasmi maleodoranti presso i piazzali della società Eco X – aveva scritto il comitato nel suo esposto – mai si era venuta a creare una tale situazione che sta generando qualche allarme tra la popolazione, che teme per la propria salute e per l’inquinamento ambientale qualora dovesse insorgere qualche incendio”.Poi, a conclusione del documento, la richiesta di procedere a “una verifica quanto più immediata”.

cms_6200/2.jpgOra le verifiche andranno fatte d’ufficio per accertare eventuali responsabilità, ma ancor prima per garantire la salute pubblica, disponendo ogni misura atta a prevenire eventuali conseguenze. L’Arpa Lazio è al lavoro per determinare nelle aree circostanti l’eventuale presenza di fibre d’amianto aerodisperse, monitorare il suolo, il sottosuolo e le falde acquifere, onorando la richiesta del pm di Velletri, titolare dell’indagine, Luigi Paoletti. Invito a tenere le finestre chiuse dalla sindaca della Città metropolitana, Virginia Raggi che ha eseguito le indicazioni provenienti dalla Asl 6 per 21 Comuni. Precauzioni simili erano già state prese a Lanuvio, Velletri e nella stessa Pomezia, dove Fucci ha immediatamente disposto la chiusura delle scuole nel raggio di due chilometri dal rogo, lo sgombero di chi vive o lavora entro i cento metri dal deposito, la chiusura di abitazioni, negozi, attività industriali e di servizi con obbligo di spegnere anche gli impianti di aerazione forzata. Vietata ogni manifestazione all’aperto e raccomandato il consumo e la trasformazione degli ortaggi – sia a uso domestico che commerciale – solo dopo accurato lavaggio con acqua potabile. Proibito ovviamente anche il pascolo. La zona di Pomezia è ricca di stabilimenti e diverse aree adiacenti sono adibite a coltivazione. Colpita dal provvedimento di chiusura a tutela dell’incolumità, anche la Sigma-Tau, rilevante azienda farmaceutica.

cms_6200/3.jpgA quarantotto ore circa dall’accaduto c’è preoccupazione. La Eco X era autorizzata – i dati sono ovviamente pubblici e rilevabili nel documento “Sezione II Rifiuti Speciali” del Piano Rifiuti, stilato dalla Regione Lazio – per accogliere scarti di cui a diversi CER (Codice europei dei rifiuti) alcuni tossici, accatastabili, stando all’autorizzazione, per quantità ben precise. Se venerdì i venti spiravano in direzione Castelli Romani, ieri mattina erano diretti a Roma e l’odore acre, intorno alle 7.30 era già stato avvertito nei quartieri a sud ovest, quelli in prossimità della traiettoria Roma-Pomezia. Intorno alle 11.00 l’aria in quelle zone sembrava essere tornata respirabile, per poi costringere per quasi tutto il pomeriggio di ieri molti residenti nel quartiere Infernetto a tenere chiuse porte e finestre. Segnalazioni anche da Acilia e Madonnetta, tutte zone a sud ovest di Roma, adiacenti al mare. Nessun pericolo, tranquillizzavano le autorità che attestavano come le rilevazioni sulla qualità dell’aria fossero tutte nei limiti consentiti. Ma l’odore di plastica bruciata era considerevole.

cms_6200/4.jpg“Voglio ringraziare i vigili del fuoco che sono intervenuti sul posto – ha detto ieri il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti – Si tratta di un incidente molto grave. Gli uffici dell’Arpa, con le centraline, si sono immediatamente attivati e sono sul posto per monitorare la qualità dell’aria, anche studiando il flusso dei venti nelle prossime ore”, specificando che oltre all’intervento, ancora in atto, per spegnere le fiamme, “è attivo il monitoraggio, e daremo subito i dati”.

I venti hanno iniziato nel pomeriggio a soffiare verso sud e nei quartieri suddetti, si sono riaperte le finestre.

Data:

7 Maggio 2017