Gli ultimi giorni stanno scorrendo nella frenesia dei contatti tra le cancellerie di mezzo mondo. Il tavolo verde della diplomazia si sta riempiendo in modo sempre più serrato di temi e problemi che la situazione in Afganistan rischia di far deflagrare da un momento all’altro. Così continua il bilanciamento di pesi e contrappesi, conditi da non detti e accordi verbali e scritti i cui contorni sono spesso avvolti, come stiamo imparando a vedere nelle ultime settimane, da una coltre di riservatezza.
Il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin il 19 agosto ha avuto un colloquio telefonico con il Presidente della Repubblica Francese Emmanuel Macron, durante il quale si è discusso, tra l’altro, della soluzione del conflitto del Artsakh (Nagorno Karabakh). Il servizio stampa del Cremlino ha emesso un comunicato in merito in cui si dice che, su richiesta di Emmanuel Macron, Vladimir Putin ha informato il suo omologo della situazione in atto e dei termini della “Dichiarazione trilaterale: Armenia-Russia-Azerbaijan” che lo scorso 9 novembre ha portato all’armistizio tra Armenia e Azerbaijan. È stato osservato che la situazione nella regione è generalmente stabile; si stanno prendendo provvedimenti per sbloccare le esigenze economiche, di trasporto e umanitarie nel Caucaso meridionale. È stata sottolineata la disponibilità reciproca a proseguire gli incontri con ulteriori lavori congiunti su vari aspetti per la risoluzione del conflitto dell’Artsakh (Nagorno Karabakh), in primo luogo sotto la supervisione del Gruppo di Minsk dell’OSCE.
Sempre nella giornata di ieri, il Presidente Putin ha avuto modo di confrontarsi anche con il Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica italiana Mario Draghi. L’incontro è stato condotto in remoto su iniziativa della parte italiana. L’attenzione dei due leader si è focalizzata principalmente sulla situazione in Afghanistan, sottolineando l’importanza di prevenire una catastrofe umanitaria e di garantire la sicurezza dei residenti del paese. È stata rilevata la necessità di combattere ulteriormente la diffusione dell’ideologia estremista e la minaccia della commercializzazione di ingenti quantitativi di droga proveniente dal territorio dell’Afghanistan. Il Presidente russo e il Presidente del Consiglio italiano si sono espressi a favore del consolidamento degli sforzi internazionali, anche nell’ambito del G20, attualmente presieduto dall’Italia, per contribuire alla pace e alla stabilità in Afghanistan. È stato infine confermato il reciproco impegno nello sviluppo di legami
italo-russi in vari campi di comune interesse.
Sulla scacchiera internazionale si muove, come sappiamo, anche la Turchia di Erdogan. Venerdì 20 agosto il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha sentito telefonicamente il presidente turco Recep Tayyip Erdogan per aggiornarsi sugli sviluppi della situazione afghana. In Grecia, come in altri stati dell’UE, è forte la preoccupazione relativamente a quanto sta accadendo in Afghanistan: si teme che ciò possa innescare una crisi dei rifugiati simile a quella del 2015. Giovedì scorso, Erdogan aveva esortato i paesi europei ad assumersi la responsabilità dei migranti provenienti dall’Afghanistan, aggiungendo che la Turchia non ha alcuna intenzione di diventare “l’unità di stoccaggio dei migranti in Europa” in mezzo alle turbolenze nel paese dell’Asia meridionale dopo la presa del potere da parte dei Talebani. Il giorno prima, il ministro greco della Migrazione Notis Mitarakis affermava che la priorità immediata era evacuare i cittadini dell’UE e afghani che avevano lavorato con le forze dell’UE in Afganistan, ma che la Grecia “non accetta di essere la porta d’ingresso per i flussi irregolari nell’UE“.
Sempre giovedì 19 agosto i presidenti di Stati Uniti e Francia, Biden ed Macron, hanno parlato al telefono della situazione in Afghanistan, facendo riferimento anche alla smobilitazione delle persone presenti nell’aeroporto di Kabul. I due leader hanno sottolineato l’importanza di continuare a lavorare a stretto contatto con i nostri alleati e partner democratici in Afghanistan, compresa l’assistenza umanitaria e ai rifugiati. Hanno, infine, accolto con favore i piani per un vertice del G7 sull’Afghanistan la prossima settimana, da tenersi in forma virtuale.