Nelle leggende di Roma antica e poi in quelle medioevali intrise di fanatismo religioso (principalmente dovuto all’opera di persuasione portata avanti dalla nuova dottrina cristiana che si poneva l’obiettivo di cancellare ogni credenza appartenente ai vecchi culti pagani), erano spesso presenti i succubi e gli incubi, esseri demoniaci mitologici che in qualche modo sono giunti fino ai giorni nostri.
Un demone succubo, o per meglio dire una succuba (dal latino succuba = amante), è un essere di aspetto femminile che nottetempo seduceva gli uomini (soprattutto monaci o comunque persone di chiesa) al fine di avere rapporti sessuali con loro.
Questi demoni apparirebbero agli uomini sotto forma di giovani e bellissime fanciulle capaci di sedurre chiunque.
Il loro scopo sarebbe quello di assorbire l’energia dell’uomo per cibarsene, e soprattutto estrarre il suo sperma con il quale avrebbe potuto rendere gravida una strega o un’altra donna per qualche altro motivo.
Questa superstizione fu una delle spiegazioni che nel medioevo furono date al fenomeno fisico delle “polluzioni notturne”, ossia le eiaculazioni notturne incontrollate che colpiscono spesso gli adolescenti.
Secondo il Malleus Maleficarum ossia il più “autorevole” testo utilizzato dagli inquisitori nel tragico periodo della caccia alle streghe, pubblicato in latino nel 1487, i succubi potevano vessare gli uomini fino a sfinirli e addirittura ucciderli, e il seme raccolto sarebbe servito per fecondare le donne spesso contro la loro volontà.
Secondo la tradizione demonologica i demoni potevano avere rapporti sessuali completi con le donne (parliamo in questo caso di demoni incubi, ossia il contrario delle succubi, demoni dall’aspetto maschile), ma non avrebbero potuto procreare per mancanza del seme, quindi spesso utilizzavano il seme sottratto dalle succubi.
Un incubo invece (dal latino incubare = giacere sopra) era un demone di aspetto maschile che solitamente giaceva sulle donne per avere rapporti sessuali con esse oppure per trasmettere sogni terribili e vessarle terrorizzandole.
Questi demoni erano raffigurati aventi in testa un berretto conico che a volte perdevano, colui che avrebbe trovato uno di questi cappelli avrebbe acquisito il potere di scoprire tesori nascosti o prevedere il futuro.
Questo aspetto si è tramandato fino ai giorni nostri nel folclore dei folletti italiani.
Nell’antichità vi era una grande paura per i demoni del sonno e di conseguenza venivano creati moltissimi rituali di esorcismo, alcuni dei quali peggiori dell’apparizione demoniaca, come il rimedio tramandatoci da Plinio il Vecchio che consisteva nel massaggiarsi il corpo cospargendosi una lozione creata cuocendo insieme lingua, occhi, fiele ed interiora di serpente.
Uno dei sintomi ricorrenti attribuiti a succubi e incubi, ed oggigiorno ai folletti, era la paralisi notturna nel sonno.
Si tratta di un disturbo del sonno noto come paralisi ipnagogica, a causa del quale l’individuo si risveglia restando in uno stato di paralisi muscolare.
Questo stato può durare qualche secondo o qualche minuto ed è causa di ansia e terrore, oltretutto è sovente accompagnato da allucinazioni e visioni irrazionali che, ai tempi, facilmente vennero attribuite a potenze demoniache.
Trovo molto affascinante constatare come dagli incubi e i succubi si siano sviluppate nuove figure folcloristiche come i folletti nostrani che animano l’infanzia dei fanciulli e i ricordi degli adulti e degli anziani..