L’acqua è un bene comune, non una merce. Credo che occorra partire da una simile considerazione se si vuole affrontare un tema così delicato con serietà e la giusta attenzione. Per la prima volta, infatti, un’iniziativa dei cittadini – “Right2Water -, avviata nel 2011 per affermare il diritto universale all’acqua potabile e promuovere l’erogazione di servizi idrici e igienico-sanitari quali servizi pubblici fondamentali per tutti, ha esortato la Commissione ad attivarsi per cercare di difendere ed istituzionalizzare questo diritto. L’iniziativa in questione, registrata il 10 maggio 2012, ha ricevuto oltre un milione e mezzo di sottoscrizioni convalidate: numeri che ne testimoniano il successo e che rappresentano senza dubbio un valido esempio di democrazia diretta. La proposta avanzata dai cittadini europei all’attenzione dell’esecutivo ha uno scopo ben preciso, che è quello di persuadere i decisori politici e le istituzioni interessate a varare una legislazione europea comune che ponga al centro il libero accesso all’acqua potabile come diritto fondamentale, da anteporre alla logica del mercato interno.
In particolare, le istanze dei cittadini contenute nell’iniziativa si articolano, sostanzialmente, lungo tre direttrici ben definite: riformare la legislazione europea sul diritto all’acqua potabile; escludere i servizi da qualsiasi forma di liberalizzazione ed intensificare l’impegno per garantire un accesso universale all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari. È bene sottolineare come il Parlamento, fin da subito, si sia mobilitato con decisione a supporto di questa iniziativa. La dichiarazione scritta di cui sono stato promotore insieme con altri con altri 33 colleghi, ad esempio, ha ottenuto un ampio consenso all’interno dell’Eurocamera ed ha sollecitato espressamente una maggiore attenzione per i temi legati all’approvvigionamento delle risorse idriche. Il testo, sottoscritto dagli europarlamentari e inoltrato all’attenzione del Consiglio e della Commissione europea, sottolinea l’importanza di “agire per un’equa distribuzione delle risorse idriche e tutelare le fasce più deboli della popolazione non solo all’interno dei propri confini ma soprattutto nei paesi in via di sviluppo”.
Sono convinto che la sensibilità mostrata dal Parlamento su di un tema così delicato, come è quello dell’approvvigionamento idrico, sia un ottimo punto di partenza per l’avvio di un processo che riconosca come diritto umano fondamentale per tutti i cittadini l’accesso all’acqua ed ai servizi igienico-sanitari. D’altro canto la gestione delle risorse idriche è una sfida cruciale in cui l’Unione europea deve e può giocare un ruolo da protagonista: c’è bisogno, dunque, di una legislazione che da un lato imponga a tutti i governi dei Paesi membri di tutelare e garantire questo diritto e, dall’altro, vieti che le risorse idriche possano essere considerate parte integrante del mercato unico alla stregua di prodotti e servizi. L’importanza e la centralità del Parlamento europeo all’interno dell’iniziativa posta in essere dai cittadini, è emersa in tutta la sua evidenza nel corso della votazione in Plenaria sulla risoluzione non legislativa approvata martedì 8 Settembre, con cui gli eurodeputati hanno deplorato la risposta della Commissione giudicandola priva di ambizione e non rispondente alle esigenze dei cittadini. Una dura presa di posizione che ha avuto, a mio avviso, il merito di porre al centro dell’attenzione l’importanza, per l’Unione europea tutta, di tutelare con forza e decisione l’esercizio di alcuni diritti fondamentali, come ad esempio quello riguardante il libero e pieno accesso all’acqua potabile.
I deputati hanno sottolineato, inoltre, il dovere che hanno gli Stati membri di assicurare completo accesso all’acqua per tutti, indipendentemente dall’operatore, e di provvedere affinché gli operatori forniscano acqua potabile sicura e servizi igienici adeguati. La produzione, la distribuzione e il trattamento dell’acqua e dei servizi igienico-sanitari dovranno restare esclusi dalla direttiva in materia di concessioni nel caso di una futura revisione. Infine, la natura speciale dei servizi idrici e igienico-sanitari, in termini ad esempio di produzione, distribuzione e trattamento, rende assolutamente necessaria la loro esclusione da qualsiasi accordo commerciale oggetto di negoziazione o di esame da parte dell’UE.