Abbiamo sentito parlare di bambini abusati in vario modo da chi doveva rappresentarne la maggiore tutela; come nel caso del pediatra cinquantaquattrenne nei confronti di un bimbo di 11 anni che non si capiva perchè mai mostrasse tendenza al suicidio; così nel caso di parroci che, sfogando il loro istinto sessuale su ragazzini irretiti dalla soggezione, ne avevano violato l’innocenza; altrettanto nel caso di assistenti di un asilo nido dove un piccolo aveva subito danno cerebrale da scuotimento ed altri bambini erano stati picchiati o costretti ad ingerire il loro vomito .
Rispetto a simili episodi incresciosi, ad opera di adulti che hanno avuto ragione della ridotta capacità di minori violentemente sottratti al loro piccolo paradiso trasformato in inferno; a ben riflettere, non avrebbe dovuto meritare nè clamore nè giudizio negativo la decisione del Sindaco di Corsico, Filippo Errante, riguardante l’annunciata preclusione postnatalizia dell’accesso al nido e alla materna oltre alla sospensione del servizio di refezione scolastica per quasi 500 bambini le cui famiglie si sono rese latitanti circa il versamento della retta mensile e della quota mensa. Soprattutto in questo clima del Natale, in cui si celebra l’accoglienza di ogni nascita come assunzione del responsabile accollarsi di doverne seguire il naturale percorso di crescita fisica e mentale, sembrerebbe ancora più stridente l’apparente contrapposizione delle opposte posizioni di adulti su due fronti fondamentali: quello dell’autorità di un Sindaco da cui deriverebbe l’imput al corretto vivere sociale e quello della responsabilità genitoriale nell’ambito familiare e di fronte alla società; nel mezzo, essendoci bambini che si immaginano disorientati nel ritrovarsi improvvisamente “messi fuori”, oppure appartati rispetto ai compagni proprio nel momento della maggiore condivisione che, sin da piccoli, come in ogni fase della vita sociale, è proprio quella del pasteggiare seduti tutti insieme davanti allo stesso cibo.
Ma, anche se a tutta prima dispiaccia che la fragile categoria di piccoli della scuola primaria si ritrovi “sballottolata” dalle prosaiche ragioni di un Sindaco in difficoltà davanti ad un “buco di bilancio comunale” di oltre un milione di euro; oltretutto, sembrando di essere davanti al solito scenario della mancanza di spazio e modi perchè siano evitati disagi a chi non è in grado di fronteggiare l’impatto con situazioni che sono ben oltre la propria capacità di comprendere esclusioni e superarne i piccoli- grandi traumi; in realtà, la faccenda accende riflettori poco edificanti sulla responsabilità di quelle famiglie che, pur non risultando indigenti in quanto nient’affatto segnalate ai servizi sociali, in alcuni casi addirittura sino dal 2009 non hanno fatto fronte al pagamento delle rette mensili lasciando che i figli fruissero di ogni servizio “a scrocco” .Pertanto, più che riguardare il provvedimento preannunciato dal Sindaco come espressione di presunta insensibilità istituzionale verso piccoli innocenti inconsapevoli delle mancanze genitoriali; sembrerebbe doversi deplorare proprio la carenza di correttezza di quei genitori che, addirittura per anni, non si sono fatti scrupolo di essersi presi gioco delle istituzioni e delle altre famiglie che onoravano i propri impegni.
D’altra parte, poichè dallo scarso esempio civico di siffatti genitori difficilmente può discendere che i loro figli imparino a vivere nel rispetto dell’ equità sociale; se all’insegnamento di tale fondamentale principio potrà davvero servire, allora non sarà neanche un gran male la consumazione in disparte del cibo portato da casa se, domani, sapranno essere cittadini più responsabili proprio quei piccoli costretti, oggi, a fare una tale esperienza; purchè della stessa se ne faccia comprendere il vero significato, non permettendone il travisamento in termini di emarginazione ed ingiustizia sociale.