Traduci

Internet, il divario tra inforicchi e infopoveri rimane ancora enorme

Un fiume di parole che scorre ininterrottamente in una società sempre più liquida. Per molti però la Rete resta una chimera. È più o meno questo lo scenario mondiale quando si parla Internet e di connessione al web. Viviamo paradossalmente in una realtà che da una parte non difetta di notizie e informazioni, e dall’altra invece è carente di comunicazioni online e vive un pericoloso vuoto informativo. L’incontenibile verbosità e logorrea dei paesi info ricchi fa da contraltare a un 60% della popolazione mondiale info povera, o comunque sprovvista di una connessione.

cms_3788/foto_2.jpeg

Le nuove tecnologie hanno abituato molti di noi occidentali a godere delle virtù comunicative della Rete, spacciate come la panacea di ogni problematica comunicativa e informazionale. Le piattaforme multimediali e i social media propongono una immensa mole di dati, numeri, immagini, parole, soluzioni per ogni problema. La Rete ha riassunto al suo interno due concetti tra loro opposti e contrari come il sacro e il profano, una divinità che racchiude al suo interno il potere temporale e spirituale della guida tecnologica delle nostre vite ormai racchiuse in pochi click. Sappiamo bene per esperienza comune e consuetudine consolidata, come sia oggi imprescindibile qualsiasi azione e rapporto senza l’intermediazione tecnologica. Nel rendere le nostre vite maggiormente gestibili per ciò che riguarda lo snodo delle complessità quotidiane e per la gestione della nostra insana voglia intrattenitiva, la Rete ha inevitabilmente tracciato dei confini di accesso a questa terra dell’oro.

cms_3788/foto_3.jpg

Abituati a vivere circondati da una tecnologia problem solving, non badiamo a quanto il divario tra ricchi e poveri sia diventato ormai ingestibile. Secondo l’ultimo «Rapporto della Banca Mondiale» di gennaio di quest’anno, 4 miliardi 200 milioni di abitanti del pianeta, ovvero il 60% circa della popolazione mondiale, è sprovvista di una connessione privata alla rete, il che vuol dire che su 7 miliardi di abitanti del pianeta solo 2 miliardi 800 milioni possono beneficiare di connettività, cioè, la minoranza. E se si tiene conto di quanti in questa minoranza possono beneficiare della cosiddetta banda larga, cioè poco più di un miliardo di persone, questa minoranza diventa ancora più minoranza.

cms_3788/foto_4.jpg

I dati dimostrano che la stragrande maggioranza degli abitanti della terra è fuori dalla comunicazione via Internet. Nel fossato del digital divide rimane il 60% della popolazione, povera, senza energia elettrica e dunque offline. Se si guarda solo a tre dei Paesi mondiali con il maggior numero di abitanti, Cina, India e Indonesia, si può notare come più di due miliardi di persone qui residenti non abbiano accesso alla Rete. Solo il continente asiatico, dunque, ha più del 40% circa della popolazione mondiale senza connessione, contro l’84% della popolazione statunitense connessa alla Rete. Il Rapporto della Banca mondiale sottolinea inoltre che tra i paesi con almeno 10 milioni di abitanti, solo Olanda, Regno Unito, Giappone, Canada, Corea del Sud, Stati Uniti, Germania, Australia, Belgio e Francia hanno una percentuale della popolazione con accesso alla rete superiore all’80%.

cms_3788/foto_5.jpg

In Africa secondo il Rapporto si registra una crescita di connettività positive solo in alcuni stati: Sudafrica +11%, Egitto, Nigeria e Marocco +10%, Botswana +7%. Il divario digitale rischia di creare scarti digitali, sacche enormi di popolazione escluse dalla tecnologia. La Rete può dare un contributo decisivo nella crescita non solo dell’economia dei Paesi, ma anche nello sviluppo della democrazia partecipativa. L’emarginazione digitale rischia di creare una nuova classe sociale di esclusi, di segregati oltre un muro immateriale e invisibile ben più difficile da abbattere rispetto ai suoi tristi predecessori.

cms_3788/foto_6.jpg

La buona politica, insieme ai tanti talking head ispirati solo dalle autostrade del futuro, ha il dovere morale di assicurare a tutti di potersi accomodare al tavolo dei commensali del web mondiale, nessuno escluso. In caso contrario un aggravarsi del gap digitale potrebbe presto essere annoverato come casus belli.

Data:

23 Aprile 2016