In un momento storico segnato da sfide globali come la transizione ecologica, la rivoluzione digitale e il ruolo crescente dell’intelligenza artificiale (AI), emerge la necessità di una riflessione critica e sistemica. Questa intervista immaginaria esplora come la sostenibilità tecnologica, la cultura digitale e l’educazione possano essere integrate per promuovere una società più consapevole e inclusiva. A dialogare è il rappresentante di una prospettiva culturale ed educativa ispirata ai valori e alle iniziative di DiCultHer.

La transizione ecologica e digitale sono spesso considerate sfide separate. Come possiamo promuovere una visione integrata?
DiCultHer: La transizione ecologica e quella digitale sono due lati della stessa medaglia. Entrambe richiedono un cambiamento culturale profondo, non solo tecnologico o infrastrutturale. La chiave è sviluppare una visione ecologico-sistemica che riconosca l’interconnessione tra ambiente, tecnologia e società. Per esempio, il digitale non è solo uno strumento per misurare o migliorare la sostenibilità, ma può diventare un mezzo per ripensare i nostri modelli di consumo, produzione e apprendimento. Attraverso l’educazione, possiamo insegnare a vedere la tecnologia non come una soluzione miracolosa, ma come parte di un dialogo più ampio tra umanità e natura. Inoltre, è fondamentale riconoscere come i diritti umani siano strettamente legati alla sostenibilità: promuovere il diritto all’educazione, alla partecipazione e all’inclusione significa anche garantire un futuro sostenibile per tutti.
Il progetto di DiCultHer si concentra sulla cultura digitale come leva per la cittadinanza attiva. Quali sono gli obiettivi principali?
DiCultHer: Il nostro obiettivo è mettere la cultura digitale al centro di un movimento educativo che promuova consapevolezza, partecipazione e inclusione. Attraverso iniziative come HackCultura2025, cerchiamo di coinvolgere giovani, docenti e comunità locali nel riconoscere il valore del patrimonio culturale digitale. Questo significa anche sviluppare competenze critiche per navigare un mondo sempre più datificato e interconnesso, affrontando al contempo le sfide etiche e sociali dell’AI.
L’intelligenza artificiale è spesso vista con sospetto in ambito educativo. Quali sono i principali rischi e opportunità?
DiCultHer: L’AI è una tecnologia trasformativa, ma proprio per questo dobbiamo affrontarla con responsabilità. I rischi includono bias algoritmici, sorveglianza invasiva e una crescente dipendenza da strumenti che rischiano di ridurre l’autonomia educativa. Tuttavia, le opportunità sono enormi: l’AI può personalizzare l’apprendimento, supportare studenti con disabilità e offrire nuovi strumenti per analizzare e comprendere il patrimonio culturale. La chiave è adottare un approccio etico e partecipativo, che metta al centro le persone e i loro bisogni.
Come possiamo promuovere una cultura della sostenibilità tecnologica nelle scuole?
DiCultHer: Le scuole sono il luogo ideale per seminare una nuova cultura della sostenibilità tecnologica. Questo significa non solo insegnare a utilizzare le tecnologie, ma anche a comprenderne l’impatto ambientale, sociale ed etico. Attività come laboratori interdisciplinari, progetti di co-creazione e percorsi basati sul patrimonio culturale possono aiutare gli studenti a vedere il nesso tra digitale e sostenibilità.
Un esempio concreto potrebbe essere un laboratorio in cui gli studenti analizzano l’impatto ecologico delle tecnologie che usano quotidianamente e propongono soluzioni per ridurlo, integrando competenze digitali con quelle di cittadinanza attiva. Inoltre, lavorare sui diritti umani a scuola, collegandoli ai temi della sostenibilità, può essere una potente leva per formare una generazione più consapevole e responsabile.
Che ruolo può giocare il patrimonio culturale digitale in questo contesto?
DiCultHer: Il patrimonio culturale digitale è una risorsa unica per connettere passato, presente e futuro. Può ispirare nuove forme di apprendimento e creatività, aiutandoci a riflettere su come le società hanno affrontato le sfide in epoche diverse. Inoltre, può essere un catalizzatore per il dialogo interculturale e la comprensione reciproca. Per esempio, digitalizzare e condividere tradizioni locali può valorizzare identità culturali spesso trascurate e promuovere una visione inclusiva della cultura nell’era digitale.
Guardando al futuro, qual è il suo sogno per l’educazione nell’era digitale?
DiCultHer: Il mio sogno è un’educazione che sia realmente trasformativa: un’educazione che non solo prepari gli studenti a vivere in un mondo digitale, ma li ispiri a modellarlo con responsabilità, creatività e senso critico. Questo significa costruire una società in cui le tecnologie siano strumenti di emancipazione e non di esclusione, e in cui il digitale serva a valorizzare il patrimonio umano, ambientale e culturale.
Conclusione
Ringraziando il nostro interlocutore DiCultHer per questa conversazione stimolante, emerge chiaro un messaggio: il futuro della sostenibilità tecnologica e della cultura digitale dipende dalla capacità di educare alla consapevolezza, all’etica e alla responsabilità. Attraverso il lavoro di DiCultHer e iniziative simili, possiamo fare passi significativi verso questo obiettivo comune.