I clienti delle agenzie di viaggio si suddividono in due categorie. I turisti di massa e i “viaggiatori”. I secondi sono i veri girovaghi alla ricerca di soddisfare la vista e la mente alla ricerca delle bellezze da vedere e da visitare. Solo pochi giorni fa, uno sciopero selvaggio e improvviso di alcuni dipendenti degli scavi di Pompei ha lasciato fuori dai cancelli con una temperatura che superava i 40 gradi, per più di due ore, oltre mille visitatori provenienti da diversi paesi del mondo. Una vera figura da “peracottari” nei confronti di chi porta nel nostro Paese valuta pregiata. Siamo impreparati. Poveri noi. I nostri governanti più che interessarsi dell’unica fonte certa per introitare valuta pregiata sfruttando la cultura & il turismo, pensano a tutt’altro. Abbiamo a portata di mano la chiave del successo per rilanciare l’economia della nostra nazione e ci perdiamo in un bicchiere d’acqua.
Per saperne di più ho contattato la signora Viviana Dimatore direttore tecnico della “Ruby travel” , un tour operator che organizza viaggi “tailor-made”. (ndr costruiti su misura) Questa azienda è specializzata da oltre 50 anni nel settore dei viaggi in Oriente. La signora mi racconta che, generalmente, i clienti europei che visitano l’India, preferiscono mete guidate nel Rajasthan dove è possibile ammirare templi e strutture architettoniche di rara bellezza piuttosto che la zona sud dove le spiagge coralline non hanno nulla a che invidiare alle Maldive.
” E’ da una vita che sento ripetere dagli italiani la solita tiritera: …il nostro è il mare più bello del mondo…potremmo vivere di solo turismo…e altre baggianate. Così dicendo risultiamo arroganti, presuntuosi e pretestuosi. Ma pensate per davvero che il turismo estero sia alla ricerca del nostro mare? Ma siete proprio convinti che in Grecia, in Spagna, in Turchia o in altri posti del mondo non vi siano spiagge e coste incantevoli? Basti pensare che nella top ten delle 10 spiagge più belle al mondo, l’Italia è presente con uno striminzito terzo posto grazie esclusivamente all’isola dei conigli di Lampedusa.
Ma noi ci ostiniamo a vendere Rimini il cui mare è incolore e pieno di mucillagine. Partendo dal presupposto che l’Italia sia tutta da vedere e che nella nostra nazione vi siano 3.847 tra musei e gallerie d’arte, come si spiega che il solo Louvre di Parigi incassa più del doppio di tutti i nostri musei messi insieme? Grazie al cielo l’Italia annovera, oltretutto, 240 meravigliosi parchi archeologici e oltre 501 complessi monumentali. Eppure i fatturati finali sono semplicemente ridicoli. Dove sbagliamo? E’ subito detto! Siamo incapaci e carenti sia nella promozione che nella comunicazione! Per dirla in parole povere non sappiamo venderci.”
Vorrei interromperla per farle qualche domanda ma, la signora, sembra un fiume in piena e continua imperterrita.
“Uno Stato che taglia i fondi per la cultura è inqualificabile. Pensi che in Italia hanno tolto l’insegnamento della storia dell’arte in diversi istituti superiori. Sappia che, in Italia, tra i poli di maggior attrazione vi sarebbero la “Galleria degli uffizi” di Firenze, il “Castello Sforzesco” di Milano, “Villa d’Este” di Tivoli o di Cernobbio, il“Palazzo Ducale” di Mantova o di Venezia, la Pinacoteca di Brera o il “Museo delle antichità Egizie” di Torino. Se vi par poco.
L’aggravante? Gliela spiego subito. Per esempio i cartelli indicativi presenti nei nostri musei, difficilmente sono scritti in lingua straniera. Senza voler polemizzare, sappia che il personale preposto, purtroppo, non è in grado di interagire con il pubblico straniero. Meno del 40% degli addetti all’accoglienza biascica a mala pena qualche parola d’inglese maccheronico. Tutto ciò gioca a nostro sfavore.
Ne approfitto di un attimo nel quale la signora si ferma per riprendere fiato e, con fare provocatorio, la invito a parlarmi del tanto decantato mare Caprese, Salentino o della costa Smeralda. Mi apostrofa, facendomi sentire piccolo piccolo e continua:
“Noi Italiani pensiamo che il “nostro mare” rappresenti sopra ogni cosa il fulcro d’attrazione. Il mare e la montagna sono delle semplici estensioni turistiche.
Mi segua nel discorso e risponda ad una semplice domanda. Secondo il suo punto di vista, pensa che gli stranieri vadano in Francia per bagnarsi in Costa azzurra o per vedere la tour Eiffel o ammirare le opere d’arte conservate al Louvre? A tal proposito vorrei ricordarle che la sola città di Firenze, potrà sembrarle incredibile, ha in carico più tesori d’arte di quelli posseduti dall’intera Francia”. Le sembra questo un dato da sottovalutare? Ammettiamolo. Parafrasando un tormentone di Sgarbi, siamo delle capre…capre…capre!
Ammetto di essermela cercata incontrando una tipa tosta. La signora dopo avermi offerto una bellissima lezione di storia dell’arte, finalmente mi regala un sorriso e senza darmi il tempo di ringraziarla si immerge nel suo lavoro spiegandomi che deve, nel giro di qualche ora, pianificare un viaggio di gruppo per 21 italiani, viaggiatori e non turisti, che vorrebbero visitare l’India del nord. Pensa di organizzare un tour con guida indiana, che parli perfettamente l’italiano e che sia in grado di soddisfare ogni eventuale loro esigenza. Le tappe previste saranno Dheli (la capitale), Jaipur (la città rosa con il suo palazzo dei venti) e Agra sede del fantasmagorico Taj Mahal. Un viaggio mirato e studiato nei piccoli particolari.
Dopo questa bella lezione non mi resta che pensare che alcuni ministri non “possano” o non “vogliano” capire che “la nostra economia dovrebbe incentrarsi più sui beni culturali che sul turismo di massa”.
Ahi serva Italia di dolore ostello…