In Iran, come accaduto già nel 2009, sono in corso dal 16 settembre manifestazioni antigovernative. A scatenare le proteste dei cittadini iraniani, è stata la morte, in circostanze molto misteriose, di Mahsa Amini, una ragazza curda di 22 anni deceduta 3 giorni dopo essere stata arrestata a Teheran perché indossava il velo in modo non corretto.
Ovviamente il sospetto che le autorità iraniane abbiano causato la morte della ragazza ha provocato le reazioni dei manifestanti.
Pertanto, ancora oggi, è in atto un braccio di ferro tra i cittadini iraniani, che vogliono maggiori libertà, democrazia, parità di genere ed un cambio istituzionale del proprio Paese ed il regime teocratico autoritario di Ebrahim Raisi. L’esecutivo iraniano, nonostante l’indignazione della comunità occidentale, continua a reprimere le proteste con molta crudeltà. In questi mesi, infatti, si sono susseguiti scontri violenti tra i manifestanti e le autorità.
E recentemente, non è passato inosservato l’eclatante gesto della campionessa di scacchi Sara Khadim al-Sharia, che al Campionato Mondiale 2022 in Kazakistan si è presentata senza indossare l’hijab obbligatorio. I numeri di questa vera e propria crisi politico-sociale possono meglio rendere l’idea di cosa sta accadendo davvero in Iran. Secondo l’agenzia di stampa iraniana degli attivisti per i diritti umani (Hrana), sono 507 i manifestanti che hanno perso la vita. L’ultima in ordine cronologico è una 12enne uccisa da agenti che hanno sparato sull’auto sulla quale viaggiava con i genitori. Altra conseguenza delle proteste sono i numerosi arresti che, ad oggi, sarebbero tra i 14.000 ed i 16.000, e molte di queste persone detenute, almeno 30 secondo Amnesty International, avrebbero già ricevuto la sentenza di condanna a morte.
Tra le forze dell’ordine, invece, sono 56 le vittime; mentre, secondo Reporter senza frontiere, sono 63 i giornalisti arrestati e il 44% di questi è di sesso femminile. Infine, si contano oltre 1000 focolai di rivolta dal settembre scorso, e la quasi totalità di essi è stata capeggiata da donne. Nella giornata di ieri, intanto, il presidente iraniano Ebrahim Raisi, riferendosi alle proteste ha usato toni minacciosi: “Non mostreremo misericordia ai nemici. (…) Le manifestazioni sono un disturbo e le braccia della nazione sono aperte a tutti coloro che sono stati ingannati”. La strada verso una soluzione pare molto lontana, e nessuna delle parti in causa sembra disposta a mollare.