Brusco stop. Il giorno prima dell’inaugurazione di nuove centrifughe volte all’arricchimento dell’uranio, un blackout elettrico blocca completamente l’impianto nucleare di Natanz, in Iran. Stando alle parole di Ali Akbar Salehi, capo dell’Organizzazione dell’energia atomica, si è trattato di “un attacco terroristico per cui Teheran si riserva il diritto di agire contro i suoi autori”. Autori che non sono rimasti ignoti per molto, o almeno così sembra: per l’Iran il colpevole è Israele. “I sionisti vogliono vendicarsi per i nostri progressi sulla strada della revoca delle sanzioni, hanno detto pubblicamente che non lo permetteranno – asserisce Mohammad Javad Zarif, ministro degli Esteri, intercettato dalla TV di stato – ma ci prenderemo la nostra vendetta”. Un funzionario dell’amministrazione di Teheran è stato raggiunto dal Washington Post, cui ha dichiarato che il blackout è un “crimine contro l’umanità”. Le accuse non paiono completamente infondate, anzi: le autorità iraniane hanno comunicato di aver identificato l’autore dell’interruzione del flusso di energia, che ha poi causato l’interruzione di elettricità nel sito. “La persona è stata identificata… sono state prese le misure necessarie per arrestare questa persona che ha causato l’interruzione dell’elettricità in uno dei padiglioni del sito di Natanz”. A riportarlo è il sito web Nournews.
Peter Strano, portavoce della Commissione Europea, afferma: “Respingiamo ogni tentativo di distruggere gli sforzi diplomatici per il dialogo sul nucleare iraniano, bisogna chiarire subito tutte le circostanze di questo incidente”, sottolineando che “non vi è alternativa alla via diplomatica per risolvere tutti i problemi concernenti il nucleare in Iran”.
Chiarite le conseguenze dell’attacco, rimangono dei dubbi sulla sua natura: fonti provenienti da Intelligence europee sostengono che si sia trattato di un cyber-attacco. Un possibile artefice sarebbe il Mossad israeliano. “Ci sono stati gravi danni al cuore del programma di arricchimento dell’uranio iraniano”. Le centrifughe protagoniste di questa storia, tra l’altro, erano state colpite da un’esplosione sospetta l’estate scorsa. Un indizio è un indizio, ma due indizi fanno una prova: allora anche le autorità avevano parlato di sabotaggio da parte di terroristi, sebbene i risultati delle indagini non siano mai stati resi noti. La voce più importante in questione, quella del premier israeliano Benjamin Netanyahu, non ha tardato a farsi sentire: “La lotta contro l’Iran, le sue metastasi e il suo armamentario è un grosso compito, la situazione odierna non sarà necessariamente quella di domani”.