Il primo ministro iracheno, Moustafa Al Kazimi, è uscito illeso da un attentato sferrato con droni esplosivi contro la sua residenza, situata nella Green zone di Baghdad, zona internazionale dove sono presenti ambasciate straniere ed edifici governativi. Come riferito da fonti della sicurezza, il tutto è avvenuto mentre centinaia di manifestanti filoiraniani stavano protestando contro il risultato delle elezioni parlamentari del 10 ottobre.
Nell’attacco sono stati usati tre droni, che i membri della sicurezza del premier hanno prontamente cercato di abbattere. Pare che i velivoli siano stati lanciati da un sito vicino al Ponte della Repubblica: così ha riferito una delle fonti, aggiungendo che due droni, dei tre, sono stati abbattuti in volo. Il terzo è riuscito a far esplodere la sua carica contro la residenza, ferendo due guardie.
Il primo ministro iracheno ha dichiarato di stare bene e ha chiesto calma e moderazione generale, all’intero Paese, visto il forte stato di tensione suscitato da tali avvenimenti.
Sia gli Stati Uniti che l’Europa hanno condannato l’attacco contro il leader iracheno. Gli Usa hanno prontamente manifestato la propria solidarietà: “Siamo sollevati nell’apprendere che il primo ministro è rimasto illeso. Questo apparente atto di terrorismo, che condanniamo fermamente, è stato diretto al cuore dello Stato iracheno. Offriamo tutta la nostra assistenza“, ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price. L’Europa invece, per voce dell’Alto rappresentante Josep Borrell, ha definito l’accaduto come un fatto inaccettabile, osservando che ogni tentativo di minare il processo democratico dovrebbe essere tempestivamente bloccato e assicurando il proprio sostegno all’Iraq verso la stabilità.
Il tentativo di assassinare il primo ministro iracheno Mustafa Al Kadhemi di fatto, però, rappresenta una nuova insurrezione, le cui tracce andrebbero ricercate, a quanto pare, nei think tank di alcuni Paesi stranieri. Così ha scritto su Twitter il capo del Consiglio supremo di sicurezza nazionale iraniano, Ali Shamkhani, sottolineando che “questi Paesi non hanno portato nulla in Iraq se non insicurezza e discordia attraverso gruppi terroristici“.