Sarebbe di almeno 40 morti il bilancio di un raid israeliano su un accampamento all’interno della zona umanitaria di Al-Mawasi a Khan Yunis, nella Striscia di Gaza meridionale. L’Idf però contesta e non conferma il numero delle vittime in quanto non in linea con le informazioni in suo possesso, sottolineando di aver adottato tutte le misure per mitigare i danni ai civili. Residenti e operatori sanitari hanno affermato che almeno quattro missili hanno colpito la zona, incendiando diverse tende. Le forze israeliane hanno riferito di aver colpito importanti terroristi di Hamas che operavano all’interno di un centro di comando e controllo incorporato nell’area umanitaria. Uomini che, secondo l’Idf, sono stati direttamente coinvolti nell’esecuzione del massacro del 7 ottobre.
L’alto esponente di Hamas e membro dell’ufficio politico del gruppo, Izzat Al-Risheq, ha accusato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo governo di avere ostacolato l’accordo di cessate il fuoco per la liberazione degli ostaggi e ha affermato che se non si farà pressione su Netanyahu affinché implementi quanto concordato nella proposta di Biden, gli ostaggi non vedranno la luce del giorno. Nel frattempo, l’Iran attraverso il capo dei Guardiani della Rivoluzione, Hossein Salami, torna a minacciare Israele per l’uccisione a Teheran, a fine luglio, dell’ex capo politico di Hamas Ismail Haniyeh mentre il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, lancia nuove accuse contro lo Stato di Israele.