Dopo l’appuntamento della settimana scorsa, la cronaca continua e sposta il suo focus dalla Siria all’Israele, comunque protagonista del pezzo precedente. Più di dieci palestinesi hanno perso la vita nel raid effettuato da Israele a Nablus, Cisgiordania settentrionale. A riportarlo, assieme alla cifra dei feriti – oltre un centinaio –, è il quotidiano israeliano Haaretz: l’attacco sarebbe partito come un blitz effettuato da alcuni soldati per arrestate alcuni ricercati, tacciati di far parte di gruppi terroristici od organizzazioni armate. L’esercito proveniente dalla Striscia di Gaza, dal canto suo, asserisce di aver bloccato anche tre palestinesi coinvolti in attacchi in Samaria e Giudea; inoltre, sarebbero stati anche neutralizzati imminenti attacchi nelle medesime zone. Il terzetto arrestato pare si nascondesse in un appartamento, tentando invano una fuga e perdendo un conflitto a fuoco con i militari, vittoriosi grazie ai lacrimogeni.
Tutti e tre hanno 24 anni e sono stati identificati come Husam Assalim, Muhammad Aafatah e Walid Dachil, appartenenti il primo e il terzo al gruppo armato Fossa dei Leoni, e il secondo alla jihad islamica terrorista. Ma non è finita qui. Il bilancio di vittime e feriti, sei dei quali sono ancora ricoverati in gravi condizioni, è figlio del lancio di sei razzi avvenuto nella notte. Dalla Striscia di Gaza sono partiti cinque missili intercettati dalle difese aeree e un altro caduto in una zona disabitata. Un paio di ore più tardi, all’albeggiare, l’esercito di Tel Aviv ha incalzato con una sequenza di rai aerei di rappresaglia, indirizzati all’enclave palestinese. La Palestina, dunque e ovviamente, è in subbuglio: è stato infatti convocato uno sciopero in tutta la Cisgiordania, per rispondere all’assalto armato. Il dato più preoccupante, non solo per Nablus, è che il raid sia avvenuto di giorno; solitamente avvengono di notte, per non mietere vittime civili.
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Ma non è un mistero che anche Israele sia capace di perseguire i suoi scopi prescindendo dalle conseguenze. Le persone che hanno pagato con la vita queste incursioni sono più di 60, contando solo gli ultimi cinquanta giorni, che ne fa il numero più alto a partire dal 2000 in questo lasso di tempo. Se si considera l’intero 2022 la cifra è di 150, per un totale di 210 in soli quattordici mesi. Un’enormità. “La situazione nei territori palestinesi occupati è la più incandescente da anni, è profondamente preoccupante – asserisce Antonio Guterres, segretario generale dell’ONU – bisogna intensificare gli sforzi per prevenire un’ulteriore escalation di violenza, ridurre le tensioni e ripristinare la calma, ed è di somma importanza che tutte le parti lavorino per evitare la perdita di ulteriori vite in questa spirale di violenza”.