Tentativi di Accordo per un Cessate il Fuoco
Hamas ha recentemente dichiarato che un accordo per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e per la liberazione degli ostaggi tenuti prigionieri da oltre un anno è possibile “se Israele smetterà di porre nuove condizioni”. In un comunicato, Hamas ha parlato di “colloqui positivi” avvenuti a Doha sotto gli auspici di Qatar ed Egitto.
Secondo Hamas, “alla luce dei colloqui odierni a Doha, seri e positivi, è possibile raggiungere un accordo per un cessate il fuoco e uno scambio di prigionieri se l’occupazione smetterà di porre nuove condizioni”.
La Posizione di Israele
Nonostante l’ottimismo di Hamas, Israele frena sugli sviluppi dei negoziati. Ci sono ancora “distanze” significative nel negoziato che dovrebbe portare a un accordo, ha riferito il giornalista Barak Ravid sul sito di notizie Walla, citando tre alti funzionari israeliani. Secondo questi funzionari, un’intesa non è prevista nell’immediato. Un alto funzionario israeliano ha spiegato che il negoziato è bloccato dalla posizione dei leader di Hamas, secondo i quali un accordo dovrebbe portare alla fine della guerra. “Le distanze sono ancora significative. Ci sono cose che i team negoziali possono risolvere e questo è ciò che stanno cercando di fare ora in Qatar. In ogni caso, c’è ancora molta strada da fare”, ha aggiunto il funzionario.
Dettagli dei Negoziati
Un secondo alto funzionario israeliano ha confermato che “ci sono ancora molti dettagli da definire”, rilevando che Hamas non ha ancora dato una risposta ufficiale all’offerta che Israele ha presentato circa tre settimane fa. “Un accordo non è dietro l’angolo”, ha sottolineato. Un terzo alto funzionario israeliano ha criticato le dichiarazioni ottimistiche rilasciate dai ministri del governo israeliano negli ultimi giorni, come il ministro della Difesa Israel Katz, definendole esagerate e fuorvianti per l’opinione pubblica.
Smentite e Concessioni di Hamas
Intanto, il portavoce di Netanyahu, Omer Dostri, ha smentito le informazioni di stampa che vorrebbero il premier israeliano Benjamin Netanyahu al Cairo per i colloqui. La smentita è arrivata con un post su X, riportato dal Jerusalem Post.
Hamas ha fatto “grandi concessioni” per arrivare a un accordo che preveda “60 giorni di tregua” nei combattimenti nella Striscia di Gaza e lo scambio tra ostaggi e detenuti palestinesi nelle carceri israeliane, secondo quanto riportato dal Washington Post. Il gruppo ha rinunciato alla richiesta della fine completa della guerra a Gaza e ha ceduto sul ritiro delle truppe israeliane dall’enclave palestinese. Inoltre, Hamas ha consegnato ai mediatori egiziani la lista degli ostaggi che sono ancora in vita.
Cambiamento nell’Opinione Pubblica Palestinese
Parlando a condizione di anonimato, un funzionario di Hamas ha spiegato che il gruppo insiste sul fatto che gli sfollati possano rientrare nelle loro case nel nord della Striscia di Gaza. “C’è un cambiamento notevole nell’opinione pubblica palestinese”, ha detto al Washington Post Rami, esponente di Hamas e dipendente del governo di Gaza. “C’è ora un forte desiderio di porre fine alla guerra a qualsiasi costo”, ha aggiunto, affermando allo stesso tempo che “è impossibile eliminare completamente Hamas perché non esiste un’alternativa praticabile”.
Discussioni e Possibili Sviluppi
Dopo mesi di stallo e nonostante le dichiarazioni pubbliche restino provocatorie, Hamas ha iniziato ad ammorbidire le sue richieste rivelando una nuova disponibilità al compromesso. Venerdì, Hamas ha fornito a Israele, tramite gli intermediari egiziani, i nomi degli ostaggi ancora in vita. Si è trattato di un gesto di buona volontà volto ad aprire la strada a un cessate il fuoco, ha dichiarato un ex funzionario egiziano informato sui negoziati al Washington Post.
Dibattiti Interni a Hamas
“Penso che ora ci sia un grande dibattito all’interno di Hamas su come sia possibile sopravvivere in futuro”, ha detto al Washington Post Mousa Hadid, vicepresidente del Consiglio nazionale palestinese di Ramallah, immaginando una futura leadership “più pragmatica”. Tuttavia, mentre aumentano i timori di un’occupazione militare israeliana a lungo termine di Gaza, alcuni palestinesi hanno “una sorta di disperazione e speranza che almeno Hamas possa mantenere un’insurrezione abbastanza a lungo da rendere costosa la permanenza delle IDF”, ha affermato Muhammad Shehada, ricercatore presso l’European Council on Foreign Relations.
“Ci sono membri all’interno di Hamas che criticano apertamente la situazione in corso e chiedono la fine della guerra a tutti i costi. Si tratta di una risposta naturale all’immensa sofferenza causata dalla guerra”, ha spiegato al Washington Post Ibrahim Al-Madhoun, analista politico in Turchia vicino a Hamas. Tuttavia, “il gruppo resta fiducioso che una volta finita la guerra, molte opinioni e prospettive cambieranno”, ha aggiunto.
La Prospettiva di Hamas
Tamer Qarmout, professore originario di Gaza che insegna scienze politiche presso il Doha Institute for Graduate Studies, ha affermato che “Hamas si rende conto che sarà fuori dalla scena della governance per molto tempo”, ma rimarrà radicato come “un’idea, un’ideologia, un partito politico attivo nella politica palestinese dominante”. Secondo Qarmout, finché la guerra continuerà, nessuno potrà imporre un cambiamento politico a Gaza. “Se gli israeliani si aspettano che i palestinesi in qualche modo, per miracolo, si ribelleranno contro Hamas mentre questo massacro continua, è assurdo,” ha detto. “Non ci sono altre alternative”.
Conclusioni
Il futuro della Striscia di Gaza e la possibilità di un accordo per un cessate il fuoco rimangono incerti. Mentre Hamas mostra una nuova disponibilità al compromesso, Israele frena sugli sviluppi dei negoziati, sottolineando che ci sono ancora molti dettagli da definire. Le concessioni di Hamas e il cambiamento nell’opinione pubblica palestinese potrebbero aprire la strada a nuove opportunità, ma la situazione rimane complessa e le prospettive di un accordo definitivo sono ancora lontane. La comunità internazionale osserva con attenzione, sperando in una risoluzione pacifica del conflitto che possa portare stabilità e sicurezza nella regione.