Foto di copertina: la Procuratrice Generale Gali Baharav-Miara, credits: The Times of Israel
La mano di Netanyahu si fa sempre più pesante. Il governo ha ufficialmente sfiduciato la procuratrice generale Gali Baharav-Miara, dando il via ad un iter che si concluderà con il suo licenziamento. La notizia è stata riportata direttamente dal ministero della Giustizia, in un comunicato nel quale viene evidenziato il ruolo che rivestiva il giudice rispetto al governo, ovvero quello di “consigliera giuridica”.
È la prima volta nella storia del Paese che viene varato un provvedimento così drastico di scontro istituzionale. “La condotta inappropriata di Baharav-Miara e le continue divergenze con il governo” sono le motivazioni espresse che hanno portato ad una decisione presa all’unanimità, secondo quanto dichiarato dallo stesso ministro della Giustizia Yariv Levin. Si trattava di condizioni che impedivano “un’efficace collaborazione” con la stessa.
Il magistrato, immediatamente dopo la notizia, ha risposto al governo con una lettera, recriminando il fatto che “in realtà Levin non vuole un’efficace cooperazione, ma la sua sottomissione al governo. L’obiettivo è un potere esecutivo senza limiti”. Si allude anche alla nota riforma della giustizia che Netanyahu ha fortemente caldeggiato e che poi ha parzialmente accantonato a causa della guerra contro Hamas. La nota di riforma aveva portato ad una moltitudine di proteste, anche molto violente, con le quali ci si opponeva a norme che di fatto circoscrivevano il potere giudiziario, a vantaggio di quello esecutivo.
Netanyahu nel corso di questo mandato ha già allontanato diverse persone non in linea con il proprio pensiero: dal ministro della Difesa Yoav Gallant al capo dei servizi segreti interni (Shin Bet) Ronen Bar; mentre, però, le figure licenziate in precedenza avevano comunque attinenza con una certa discrezionalità politica, questa volta il braccio di ferro con la magistratura, sia pur nel palesato ruolo di consulenza, è diretto.
Il premier non ha fisicamente preso parte alla riunione nella quale è stata votata la sfiducia, impedito dall’accordo sul conflitto di interessi e del ruolo cruciale che la Baharav-Miara ha nel processo penale che il primo ministro sta affrontando. Neppure la procuratrice generale, responsabile della supervisione e della conduzione di tali indagini, è stata presente alla riunione di governo. Tale scelta è stata interpretata da Levin come “un’altra prova della profondità del suo disprezzo verso il governo e i suoi membri e della mancanza di risposte alle accuse contro di lei”. Il giudice viene accusato di politicizzare il proprio lavoro, attraverso la creazione di “due sistemi legali, uno per gli oppositori del governo e uno per i suoi sostenitori”.
Benyamin Netanyahu e Gali Baharav-Miara non hanno mai viaggiato sulla stessa lunghezza d’onda, con una differenza di vedute espressa sin dal 2022, quando il magistrato espresse la propria perplessità verso il progetto di riforma della giustizia promosso, per giungere alla fine dello scorso anno, quando criticò le azioni condotte dal ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir, nella gestione della polizia nel corso degli eventi e delle manifestazioni di piazza che hanno caratterizzato la recente storia del paese.
Domenica, subito dopo la sfiducia espressa verso la procuratrice, centinaia di persone hanno protestato davanti alla Knesset, il parlamento israeliano, così come a Gerusalemme. Il Times of Israel riporta le parole che il giudice della Corte Suprema in pensione Ayala Procaccia ha rivolto alla folla in piazza: “Israele non è più una democrazia libera, ma un altro regime, uno che non conosciamo. Un regime in cui non c’è stato di diritto e nessuna vera libertà, un regime che manca di protezione dei diritti umani”. Le proteste si sono levate sia per il licenziamento di Ronen Bar (al momento congelato dalla Corte Suprema) che per la posizione presa contro Gali Baharav-Miara. I docenti universitari hanno minacciato lo sciopero.
Adesso la procuratrice dovrà affrontare una o più udienze con un comitato esecutivo che, al termine, trasmetterà le proprie conclusioni al governo. A quel punto, saranno state raccolte in maniera definitiva le prove per licenziarla.
(Foto di copertina: la Procuratrice Generale Gali Baharav-Miara, credits: The Times of Israel)