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ISTAT: ITALIA, UN PAESE SEMPRE PIU’ VECCHIO E CON POCHI BAMBINI

Il quadro demografico dell’Italia, che emerge dall’ultimo rapporto Istat, non è confortante. Il nostro paese è sempre più vecchio, si fanno sempre meno figli e l’unica ventata di ottimismo viene dal fenomeno immigratorio.

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Il dossier di “Noi Italia 2023” dell’Istat parla chiaro e descrive gli indicatori demografici che “misurano l’evoluzione e la struttura della popolazione” del nostro Paese. L’Italia, innanzitutto, al 1° gennaio 2022 contava poco più di 59 milioni di persone. L’anno di osservazione è riferito al 2021, periodo nel quale si sono sofferte ancora le conseguenze “dirette e indirette” della pandemia da Covid-19, rispetto al 2020, e che però ha visto ancora un calo di nascite. Le donne hanno in media 1,25 figli e partoriscono sempre più in età avanzata, attestandosi a 32,4 anni e registrando un dato tra i più alti, purtroppo, d’Europa. I matrimoni, sempre rispetto al 2020, sono stati in ripresa ma nonostante l’incremento dell’ 86,3% non si è equilibrata la perdita dovuta all’anno zero della pandemia. Inoltre, accanto alla crescita dei matrimoni, vi è stato parallelamente un incremento delle separazioni (+22,5% rispetto al 2020) e dei divorzi (+24,8% rispetto al 2019).

La popolazione in linea generale decresce e gli unici segnali positivi vengono dall’immigrazione, che è aumentata rispetto al 2020. Al 1° gennaio 2022 risiedevano in Italia circa 5 milioni di cittadini stranieri, ovvero l’8,5% della popolazione totale. La stragrande maggioranza (83,8%) risiede nel Centro-Nord. Tra essi, gli extracomunitari regolari sono poco più di 3 milioni e mezzo. Gli stranieri, però, riscontrano un tasso di disoccupazione maggiore rispetto agli italiani (12% contro il 7,6%), così come registrano anche un tasso di occupazione inferiore (64,2% contro il 64,9%).

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La speranza di vita degli italiani si attesta sugli 80,5 anni per gli uomini e 84,8 anni per le donne e l’indice di vecchiaia continua a crescere con un aumento di ben 5 punti percentuali, tanto che al 1° gennaio 2022 si sono registrati 187,9 anziani ogni 100 giovani, trend preoccupante e sempre crescente, quantomeno negli ultimi 20 anni. L’Italia, infatti, si conferma tra i paesi più vecchi dell’Unione Europea.

Importante è il c.d. indice di dipendenza, ovvero il rapporto tra la popolazione non attiva (0-14 anni e maggiore di 65 anni) e quella in età lavorativa (15-64 anni): i valori superiori al 50% indicano una situazione di differenza generazionale e, anche per questo parametro, si registra un incremento un po’ in tutte le aree dell’Italia, raggiungendo quota 57,5 con differenze significative tra Nord e Sud. Sempre a livello statistico, il maggiore incremento di questo indice lo si registra nel Nord-Est, che pertanto rappresenta la zona italiana col maggiore squilibrio tra generazioni. Anche questo indicatore, comunque, a livello europeo supera la media Ue.

cms_31004/3.jpgUn raffronto diretto, infine, con gli altri Paesi dell’Unione: l’Italia è il terzo Paese per importanza demografica, dietro Francia (68 milioni) e Germania (83 milioni), ma è il ventesimo per tasso di crescita naturale. Posizione simile per tasso migratorio. Come visto, inoltre, l’Italia è tra i Paesi a più bassa fecondità e tra le nazioni con il calendario riproduttivo più posticipato: peggio fanno Malta e Spagna, per quanto concerne il numero di figli per donna (rispettivamente 1,13 e 1,19), mentre in Irlanda vi sono le donne che fanno figli con un’età ancora più alta (32,6 anni). Come indicato in precedenza, tra i 27 dell’Ue, l’Italia è il paese con il più alto indice di vecchiaia, seguita da Portogallo, Grecia e Germania.

Data:

27 Giugno 2023