Edith Stein : Empatia e Bildung come forme di testimonianza

Negli anni drammatici dell’ascesa del nazismo al potere, mentre la Germania marcia verso il disastro, trascinando l’Europa e il mondo, Edith Stein scrive: “Siamo al mondo per servire l’umanità”. (Stein, 2007) Che senso hanno queste parole? Suonano anacronistiche o esprimono un’idea di futuro, che possiamo responsabilmente assumere nel nostro vissuto?
Empatia come Einfühlung è una parola che eccede l’ordinario uso linguistico, un atto intenzionale di coscienza, un vissuto – Erlebnis – che, coniugando logos e pathos, rompe il muro dell’indifferenza, dell’autoreferenzialità, indica il lasciarsi riempire – Erfüllung – e decentrare come capacità antropologicamente dirimente. (Stein, 1998)
I suoi significati più pregnanti, ascrivibili all’ umanesimo delle relazioni, sono quello metodologicamente rigoroso di Erlebnis non ego-logico, quello ontologico di essere-per-l’sltro e con l’altro e infine quello etico di cura e sollecitudine, riconducibile alla nozione etica di therapia come servizio (Mortari, 2015), come colui che svolge la funzione di therapon (Curi, 2017).
Empatia come terapia significa cura, custodia di sé e degli altri, che esprime la soggettività del noi in forma condivisa e comunitaria che si esprime nella postura dell’ascolto mite e silenzioso: “La Therapeia implica l’obbedienza. E poiché ob-audire vuol dire eminentemente porsi all’ascolto, colui che assume la therapeia nei confronti di un altro, si pone totalmente al suo servizio, ascoltandolo”. (Curi, 2017)
Nella cultura germanofona del primo Novecento Edmund Husserl e la filosofia fenomenologica da lui elaborata, concentra la sua attenzione su un tema centrale, quello della ricerca qualitativa dell’intenzionalità della coscienza. In questo contesto, le analisi di Edith Stein sulle idee di Einfühlung e Bildung offrono un contributo rigoroso, sia nel tentativo di naturalizzare la coscienza, sia rispetto alla cosiddetta quarta rivoluzione affinché non smarrisca il primato dell’umano.
Empatia è l’altro nome della relazione fra alterità e intersoggettività. Il termine tedesco Einfühlung – tradotto come empatia – custodisce il senso del greco pathos. Secondo Stein, con ciascun atto di empatia: “siamo già penetrati nel regno dello spirito. Dunque, come negli atti percettivi si costituisce la natura fisica, così nel sentire si costituisce un nuovo regno di oggetti: il mondo dei valori”. (Stein, 1998).
Così il sentire viene sottratto al mero percepire fisico. Si tratta di un atto intenzionale di coscienza che dischiude il significato degli oggetti spirituali e valoriali, consentendo di approfondire alcune questioni:
- Il legame di logos e pathos come Erlebnis cognitivo, affettivo e formativo;
- Il decentramento dell’io che l’empatia produce in quanto vissuto non-originario e paradigma di una pratica non ego-logica della ragione;
- Il significato dello spirito oggettivo, delle realtà spirituali non personali – gli oggetti culturali, le opere d’arte, le norme civili, le leggi dello Stato -,
quale documento universale della creatività umana, storicamente espressa in una civiltà, in una tradizione, in un popolo;
- Il ruolo terapeutico dell’intellettuale e la sua vocazione alla produzione, comprensione e custodia dei valori spirituali, quale servizio all’umanità intera.
L’Einfühlung come empatia, in Stein, non è un vissuto ego-logico, ma etero-centrato, perché la fonte dell’erleben proviene da un altro io: “Il soggetto del vissuto empatizzato – scrive Stein – non è lo stesso che compie l’atto dell’empatizzare, ma un altro, dal momento che i due soggetti sono reciprocamente separati, non collegati attraverso una coscienza d’identità, una continuità di vissuti”. (Stein, 1998)
Ciò significa che l’empatia non fagocita l’altro nell’io, ma lo riconosce, lo accoglie, lo comprende, e la cura dell’altro è una questione di libertà e responsabilità. L’esperienza empatica dell’alterità personale viene svincolata dalla mera percezione esterna connessa alle formazioni spirituali culturali, per via appercettiva, comprendendo così l’umano, l’interumano, la cultura, l’intercultura.
Stein non si limita alle riflessioni giovanili, ma riserva alle sue riflessioni più mature, la sua fenomenologia della persona, dell’educazione e delle formazioni culturali.
Qui interviene il concetto di Bildung, come formazione, insegnamento, educazione, cultura, formazione. In Stein, Dio è pensato come l’artefice della formazione – Bildung – che plasma la materia prima, ovvero la materia priva di forma. All’essere umano finito, invece, è dato interagire con le forme della sua creazione: in primo luogo, con la materia inanimata, forgiabile in una forma esteriore, poi, con le materie animate, considerate nella stratificazione ontologica che dalla vita vegetativa attraverso il regno animale, giunge all’essere umano.
La formazione procede dall’interno, pervadendo l’individualità singolare, il sé. Così, ogni educare è un educar-si, ogni formazione è auto-formazione. (Stein, 2017)
Ma che cosa significa formare se stessi? In ogni opera di autoeducazione, il soggetto e l’oggetto coincidono: si tratta di una crescita personale che segue la logica della responsabilità, della relazione della testimonianza: una filosofia in prima persona (Manganaro, 2015). Soltanto educando se stessi, l’educatore o il formatore-formatrice potranno essere a loro volta, formatori di altri esseri umani. Formazione – Bildung – non indica il possesso esteriore di cognizioni, ma la forma che la personalità umana viene ad assumere in virtù dell’influenza delle molteplici forze che la plasmano, o anche il processo attraverso cui essa prende forma.
Il materiale che si deve plasmare è costituito, da un lato, dalle predisposizioni psico-fisiche che l’essere umano porta con sé dalla nascita, sia dal materiale per la costruzione che deve essere assunto continuamente dal di fuori e incorporato nell’organismo. Il corpo lo assimila dal mondo materiale, l’anima dal suo ambiente spirituale: dal mondo delle persone e dei beni che sono destinati a nutrirla. (Stein, 2010)
La vocazione dell’educatore è quella di formare l’anima, mentre Dio, l’Urbildner, il costruttore originario, artefice della formazione, intraprende un cammino che lo riguarda in prima persona. Secondo Stein, l’essere umano è il sé che l’io deve formare, e ciò significa operare nella prassi educativa, in modo conforme al senso: “Tutto l’agire umano è guidato da un logos. Da un lato, esso indica un ordine oggettivo di ciò che esiste, nel quale è inserito anche l’agire umano, dall’altro una comprensione vivente (lebendige Auffassung) di quest’ordine da parte dell’uomo, una comprensione che lo rende capace di comportarsi in maniera a esso conforme, vale a dire conformemente al senso. (Stein, 2013)
E ancora: “Ciò che penetra nell’intimo è sempre un appellarsi alla persona. Un appellarsi alla ragione in quanto forza in virtù della quale sente spiritualmente, cioè capisce ciò che accade. È un appellarsi al senso, alla libertà : già la ricerca intellettuale del senso è un atto libero. Oltre a ciò, però, si richiede un altro comportamento, conforme a questo senso (…). La vita personale spirituale dell’anima è inserita in un grande insieme significante, che a sua volta è anche coesione di azione; ogni senso, una volta compreso, richiede un comportamento ad esso corrispondente”. (Stein, 1999)
L’esercizio del logos è un atto di libertà, che si inserisce in quel grande insieme significante che Stein concepisce quale azione testimoniale. In campo educativo, ciò significa che il mezzo più efficace è l’esempio vivo, senza il quale la parola resta senza effetto. “Valori come bontà, bellezza, sublimità non sono persone, né atti di persone; sono oggetti per soggetti e non essi stessi soggetti. Se sono realtà spirituali, abbiamo a che fare con un nuovo tipo di realtà spirituali, con lo spirito oggettivo”. (Stein, 2013)
Il sentire attestato dall’Einfühlung è un atto cognitivo: esiste dunque un legame tra empatia, scrittura e linguaggio, che conferiscono forma e corpo al vissuto come segno. Qui si innesta la riflessione di Stein sulle istituzioni storiche e sulle formazioni culturali. La filosofia della Bildung della Bildungsepoche – l’illuminismo di fine Settecento – giunge quasi intatta a Stein, da Herder a W. Von Humboldt, fondatore dell’Università di Berlino, per il quale “il distacco da ogni cosa è utile e utilizzabile” poiché in questo si custodisce intatto l’eminente senso della “vita delle idee”, che deve unire i giovani nell’Università.
Secondo Stein, le formazioni storiche riguardano l’intera vota spirituale. Il flusso della vita storica è equiparabile al vivere della coscienza individuale: come nel continuum del fluire della coscienza si costituiscono le unità del vissuto, a partire da ciò che si configura attualmente, si costituiscono le unità che definiamo formazioni storiche. È il nesso tra la comprensione empatica di un altro-io e la comprensione di un’intera epoca storica del passato, possibile attraverso l’appercezione dello spirito e del logos di una civiltà.
Ciò che è stato non è sprofondato nel passato, ma è fonte che la coscienza storica rende presente nell’atto stesso della memoria. Lo spirito del passato è un fenomeno coscienziale attuale, secondo la continuità del tempo e la qualità vissuta dell’empatia, che genera la com-unità, in una pratica filosofico-fenomenologica che illumina la nozione di storia e si fa tempo presente, memoria, visione e attesa secondo la lezione di Agostino.
E tuttavia Stein va oltre: lucida interprete dei segni dei tempi – Stein, convertitasi dall’ebraismo e religiosa della Chiesa Cattolica nei tempi della persecuzione nazista agli ebrei, morta ad Auschwitz per la sua origine ebraica il 9 agosto 1942 – scorge negli eventi che le tocca vivere, un sottile e segreto legame: il filo che unisce storia e trascendenza. Nel 1938 così scrive: “(…) Avevo già sentito parlare di severe disposizioni contro gli ebrei. In quel momento vidi chiaro che Dio stava nuovamente gravando la sua mano sul suo popolo e che il destino – Schicksal – di questo popolo era anche il mio”. (Stein, 2007)
Approfondendo la questione della formazione e tras-formazione di sé attraverso l’altro, nel significato dell’Erlebnis – esperienza – empatico-mistica quale presenza di Dio nell’anima e unione sponsale, nell’esperienza etero-centrata, Stein abbraccia i temi del dono e dell’abbandono, in un de-centramento, in uno spostamento del proprio polo ego-logico, che aprendosi alla trascendenza, entra nell’eternità.

Gabriella Bianco, Ho solo paura di sbagliare la mia morte
Oratorio drammatico, 2000 – Musica: Rolando Mañanes -Teatro La Scala de San Telmo, Buenos Aires, 3.5.2001
Nell’elaborazione dell’umano come essere-per-l’altro, l’approccio filosofico -fenomenologico non solo consegue risultati teorici, ma è coronato dall’esperienza vissuta di Edith Stein, che nel sacrificio a Auschwitz, testimonia in prima persona non solo la sua resistenza spirituale, morale e politica al regime totalitario che la annienta, ma si colloca fra gli spiriti europei più lucidi e lungimiranti.
Nella lettera inviata a Papa Pio XI nell’aprile del 1933, solo tre mesi dopo l’avvento di Hitler al potere, scrive: “Santo Padre, come figlia del popolo ebraico, che per grazia di Dio è da undici anni figlia della Chiesa cattolica, ardisco esprimere al Padre della Cristianità ciò che è fonte di angoscia per milioni di tedeschi” (Stein, 2022).
In questo documento dell’anima, Edith Stein presenta la sua complessa identità relazionale – figlia d’Israele e figlia della Chiesa Cattolica – e ci consegna la parola amore che coincide con il suo sacrificio nel rapporto con l’esperienza kenotica e nella realtà della sua ubbidienza verso il Padre, nella cosciente accettazione della morte.
Terzo Quadro
EDITH STEIN : HOLOCAUSTUM
Attrice, voce recitante (lettura), coro
LETTURA
La Croce, strumento della più orribile morte, riservata a coloro che non erano reputati neppure uomini, è divenuta per noi cristiani l’albero della vita, segno dell’amore di Dio per noi. Attraverso la Croce, Cristo è entrato nella morte e l’ha distrutta. Nell’esperimentare la nostra debolezza, nella tentazione e nell’incapacità di amare, noi guardiamo a Gesù crocifisso e scopriamo la salvezza come dono gratuito dell’amore del Padre.
Esiste una chiamata a patire con Cristo e a collaborare con lui nella sua opera di redenzione…in questa unione, la sofferenza diventa feconda…È questo desiderio – il desiderio ardente del Dio nascosto – il tormento che domina tutta la vita mistica…
CORO
Prendo su di me, o Cristo, la tua Croce, la prendo su di me in nome del popolo di Dio. Nel metterlo alla prova, o Signore, accetto il suo destino che è anche il mio destino, accetto la sua sofferenza che è anche la mia sofferenza, fammi partecipe del tuo sacrificio e dammi, o Dio, la forza per sopportarlo… Alla croce mi chiami, o mio Signore, ed in questo atroce dono, Signore, strappami da me e dammi tutto a te…
EDITH
Chi appartiene a Cristo,
deve vivere tutta la vita di Cristo.
Deve percorrere la via della Croce,
dal Getsemani al Golgota.
E nella notte buia dell’anima,
quando la voce del Signore non si fa più sentire,
Dio è presente ma è nascosto e tace.
È questo desiderio – il desiderio ardente del Dio nascosto –
il tormento che domina tutta la vita mistica.
Eppure…non appena l’anima si mette a pregare,
essa è già accanto a te, o Dio,
cullandosi nell’abbandono amoroso della tua presenza…
e il tuo silenzio le è più caro di molte parole.
LETTURA
Come Gesù, nel suo abbandono di morte, si consegnò nelle mani dell’invisibile Iddio, così l’anima si getterà a capofitto nel buio pesto della fede, che è l’unica via verso l’incomprensibile Dio. Credere in Deum, tendere a lui… quando l’anima incontra Dio, è questo il preludio di un nuovo giorno, preludio d’eternità…
EDITH
…quando l’anima incontra Dio,
sorge nella sua notte la luce dell’alba,
preludio di un nuovo giorno,
preludio d’eternità…
poiché Dio fa tutto al momento giusto,
e ciò che avverrà,
avverrà per me al momento giusto….
LETTURA
Dopo nove anni di vita religiosa nel Carmelo, il 2 agosto 1942, Edith Stein e sua sorella Rosa furono arrestate a Echt in Olanda dalla Gestapo e condotte nel campo di concentramento di Amersfoort. Il 7 agosto Edith fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz, dove morì il 9 agosto, uccisa nelle camere a gas.
EDITH
Eppure, o Dio,
ciò che non era nel mio piano,
era nel tuo progetto….
Lo vedo bene che anche se volessi
liberarmi dalla vecchia croce,
una ancor più pesante cadrebbe sulle mie spalle….
In attesa che cadano le ultime catene,
fa ch’io resista in quelle che mi hai assegnate,
fa ch’io resista in silenzio,
fa ch’io non intralci mai
il lavoro dei tuoi angeli….
Fa ch’io collabori alla redenzione,
poni in me l’ardente desiderio,
fammi olocausto, fammi olocausto,
fammi olocausto…
CORO
Nella notte di Auschwitz, chi ci condurrà alla luce?
Quando finirà il terrore? E quando il tribunale colpirà
i peccatori? Quali atrocità ci riserva ancora la storia?
EDITH
Chi appartiene a Cristo,
deve vivere tutta la vita di Cristo…
deve percorrere la via della Croce,
dal Getsemani al Golgota…
E nella notte buia dell’anima,
quando la voce del Signore non si fa più sentire,
Dio è presente, ma è nascosto e tace.
È questo desiderio – il desiderio ardente del Dio nascosto –
il tormento che domina tutta la vita mistica.
Eppure, quando l’anima prega,
essa è già accanto a te, o Dio,
e si culla nell’abbandono amoroso della tua presenza…
e il tuo silenzio le è più caro di molte parole.
LETTURA
Se nell’intimo del nostro cuore sapremo costruire una cella ben protetta in cui ritirarci al momento giusto, non ci mancherà mai niente…e trasformati in tempio di Dio, lì sosteremo in profonda quiete…
EDITH
Canto di unione spirituale
Passa la carne tua per la mia carne,
l’anima tua con la mia si salda….
quel ch’ero prima, già ora più io non sono.
Tu più vicino a me
di me stessa,
a me più intimo
dell’anima mia –
eppure, intangibile sei
e incomprensibile,
tu, eterno Amore,
della mia umanità infrangi le catene…
LETTURA
Fin d’ora accetto con gioia la morte che Dio mi ha riservato, sottomettendomi pienamente alla sua sacra volontà. Prego il Signore, di voler accettare la mia vita e la mia morte a suo onore e lode, secondo le intenzioni della Chiesa.
EDITH
Possa tu, o Signore, essere accolto dal tuo popolo ed il
tuo regno venga con gloria, per la salvezza e la pace del
mondo…che nessuno di coloro che tu mi hai affidato
si perda, che nessuno si perda…
Fine
——————————————————————————————————————–
Bibliografia
Sabina Moser, Una santità geniale. Simone Weil in dialogo con san Francesco, Le Lettere, 2024
Cesare Lombroso, S. Francesco d’Assisi e le epidemie mistiche del medio-evo, di Portigliotti, in, Archivio di psichiatria, 1909
Paul Sabatier, la Vie de S. François d’Assise, 1931
Umberto Curi, Le parole della cura. Medicina e filosofia, R. Cortina, 2017
Luigi Mortari, Filosofia della cura, R. Cortina, 2015
Edith Stein:
- Persona-Logos. La sintesi filosofica-teologica di Edith Stein, 2017
- Il problema dell’empatia, Studium, 1998
- Bildung und Erfahrung der Individualität. (…), 2001
- Un contributo alla cronaca del Carmelo di Colonia, in, Dalla vita di una famiglia ebrea e altri scritti autobiografici, Città Nuova, 2007
- Scientia Crucis, OCD, 2008
- La struttura della persona umana. Corso di antropologia filosofica,
Città Nuova, 2013
- Sull’idea di formazione, in, Formazione e sviluppo dell’individualità, Città Nuova, 2017
- Edith Stein a Papa Pio XI, in, Lettere (1916-1933), Città Nuova, 2022
Gabriella Bianco, Ho solo paura di sbagliare la mia morte, Oratorio drammatico, 2000, in, La provocación de la verdad y la soledad de la obra, Editorial Martin, 2016