Il Ritratto dei coniugi Arnolfini è un dipinto fiammingo di Jan Van Eyck datato 1934 e e conservato nella National Gallery di Londra.
È sicuramente il quadro più conosciuto dell’artista fiammingo: si tratta di un doppio ritratto di Giovanni Arnolfini, un ricco mercante originario di Lucca e trasferitosi nelle Fiandre per affari, e della prima moglie, Costanza Trenta, con cui fu sposato fino al 1433. La coppia fa parte della comunità di mercanti e banchieri italiani che risiede a Bruges dal 1420 al 1472. Alla morte della prima moglie, Giovanni si sposa di nuovo con una lucchese, Giovanna Cenami, che erediterà il ritratto fino alla sua morte nel 1480.
La scena ritratta è ambientata nella camera da letto degli sposi: la coppia sta in piedi, riccamente vestita, e l’uomo dall’aria severa è rappresentato intento a fare un gesto che può essere interpretato sia come un gesto di benedizione che di saluto, mentre la donna, palesemente in attesa, offre la sua mano allo sposo mentre con l’altra accarezza il pancione. La coppia è raffigurata in una posa austera e ufficiale probabilmente perché si intendeva con questo ritratto confermare la celebrazione del matrimonio tra i due, occasione che richiedeva serietà nelle espressioni. Jan van Eyck ritrae l’ambiente con dovizia di particolari e una precisione maniacale nella raffigurazione degli oggetti presenti nella stanza, tra cui spicca lo specchio convesso che riflette la coppia di spalle e altre due figure in piedi che assistono alla scena, una delle quali potrebbe essere lo stesso van Eyck durante il ritratto dei coniugi. Con tale escamotage, il pittore riesce a trasmettere all’osservatore due punti di vista diversi sullo stesso dipinto, restituendo una rappresentazione dinamica e plastica dello spazio, come se la tela fosse tridimensionale.
Sul pavimento e sulle pareti compaiono molti oggetti dell’epoca. Dal soffitto pende un lampadario con alcune candele spente e solo una accesa. A destra si intravede il letto della coppia mentre a terra sono lasciati gli zoccoli del marito e quelli della moglie.
Ai piedi del letto è disposto un prezioso tappeto che rivela probabilmente i commerci del ricco mercante. A sinistra su una cassapanca sono disposte delle arance come sul davanzale della finestra che arriva fino al soffitto.
Molto importante è la figura del cane, ben più espressivo dei due padroni, è simbolo di fedeltà coniugale. Persino la frutta simboleggia il frutto del matrimonio, dunque i figli che verranno.
L’opera, magistrale per la sua eleganza e la minuzia di ogni particolare, ci propone una delle più belle rappresentazioni di ambiente domestico del Nord Europa. Osserviamo il muro screpolato, le tavole del bel pavimento ligneo, piuttosto larghe e poste con una connessione geometrica che serve a dare l’indicazione di una prospettiva centrale. Anche il solaio è in legno, con travi dallo stretto intervallo, disposte in senso longitudinale.
È molto probabile che il van Eyck abbia dipinto la promessa che gli sposi si erano fatti prima di andare dal sacerdote a celebrare le nozze vere e proprie: tale promessa aveva all’epoca valore legale e richiedeva la presenza di almeno due testimoni, ciò spiegherebbe la presenza degli altri due personaggi nel ritratto. Inoltre, poiché il fiammingo indulge in modo quasi ossessivo su ogni particolare del dipinto, è molto probabile che questo valesse come documento ufficiale del giuramento prematrimoniale: in questo modo si spiegherebbe anche la strana firma cui il van Eyck ha aggiunto il “fuit hic” proprio come per una testimonianza notarile. Allo stesso modo, l’artista può aver inteso la firma come prova di aver eseguito il ritratto in presenza, dal vivo. È anche possibile, però, che la tela sia stata un tributo di Arnolfini verso la prima moglie: attraverso il dipinto voleva ricordare il momento della promessa o forse indicare un erede atteso e mai giunto a causa della morte di lei. A lungo si è anche ipotizzato che il ritratto potesse essere il tramite di un esorcismo o di una celebrazione della fertilità per scongiurare l’arrivo di un figlio con la seconda moglie, Giovanna Cenami.