La Merlettaia è un dipinto a olio su tela riportata su tavola di Jan Vermeer, databile al 1669-1670 circa e conservato nel Museo del Louvre di Parigi.

Il soggetto è una fanciulla che, con molta attenzione, si dedica all’arte del ricamo. Gli interni che la circondano sono spogli e privi di dettagli, quasi a voler far risaltare la figura.
Nonostante il viso sia rappresentato di scorcio è possibile notare la grande attenzione che la merlettaia pone al suo lavoro. La sua acconciatura, composta e ordinata, poi, è tipica di molti dipinti di Vermeer. Le dita delle mani afferrano gli strumenti da lavoro e agevolmente costruiscono il merletto. Sulla sinistra sono posati su di un tavolo di servizio gli strumenti da lavoro e alcuni fili che fuoriescono da un contenitore.
L’ambiente viene descritto in modo efficace, nonostante l’artista abbia compiuto una riduzione notevole di dettagli. Infatti Vermeer si concentrò esclusivamente sul personaggio della ragazza. È l’illuminazione ad essere il vero oggetto dell’interesse artistico dell’artista fiammingo in questo dipinto.
Per realizzare le parti più luminose, l’artista dispone sulla tela dei puntini colorati che donano grande luminosità fondendosi quando osservati a distanza. Questa tecnica suscitò l’interesse di molti artisti dopo di lui. L’illuminazione del dipinto , proviene da una fonte laterale, una finestra. L’incidenza dei raggi luminosi fu rappresentata da Vermeer in modo estremamente realistico. L’illuminazione sulle dita che lavorano, sulla superficie sinistra del volto della donna e sugli oggetti da lavoro non è casuale ma attentamente rappresentata.
Gli indici spaziali necessario a ricostruire lo spazio all’interno del quale è ambientato il dipinto sono minimi. Il tavolo in primo piano con al di sopra gli strumenti di lavoro offre una parziale lettura tridimensionale e geometrica del piano di lavoro. Il tavolo inclinato, poi, sul quale opera La merlettaia non offre indizi sufficienti a costruire una spazialità lineare. A dare il senso della profondità è il contrasto tra il contenitore di sinistra, dal quale fuoriescono alcuni fili, e la figura della merlettaia. La sovrapposizione tra le figure dipinte in primo piano il tavolo di lavoro, poi, il tavolo inclinato con le mani della merlettaia e, infine, il corpo e il volto della merlettaia riesce a suggerire una minima spazialità grazie anche dall’illuminazione.
Il dipinto incornicia orizzontalmente la scena. All’interno dell’inquadratura rientrano, a sinistra, il tavolo da lavoro con alcuni strumenti necessari a raccontare l’attività svolta sulla scena. A destra, quasi in modo speculare si trova il campo destinato a ospitare il lavoro e le mani della ragazza in movimento. Nella parte alta e superiore, non esattamente al centro, si trovano il busto e il volto reclinato della merlettaia. Le diagonali del dipinto si incontrano, comunque, al centro del busto della ragazza, in un punto sulla linea compositiva, che va dal volto della ragazza alle sue mani. La linea obliqua formata dal tavolo da lavoro inclinato, prosegue, poi, a sinistra, sugli oggetti di servizio rendendo dinamico e meno rigido l’impianto compositivo.

La sensazione d’intimità che ci trasmette quest’opera è dovuta alle sue ridotte dimensioni, le più piccole mai utilizzate da Vermeer e dall’inquadratura centrata sul personaggio. Però nonostante il legame stretto che l’opera crea con noi osservatori, non possiamo realmente entrare nel suo mondo di pizzi e ricami. Questo perché il cuscino e il tavolino ci separano dalla merlettaia. E non riusciamo a vedere il suo lavoro che risulta nascosto dalla mano destra della giovane donna. Il genio del maestro di Delft sta anche nella capacità di riprodurre nelle sue opere ciò che un occhio umano osserverebbe, creando più profondità. Come se l’artista utilizzasse il teleobiettivo di una macchina fotografica. Così il centro della nostra attenzione e cioè il lavoro meticoloso della merlettaia rappresentato dal filo bianco teso tra le dita della giovane donna, è messo perfettamente a fuoco dall’artista.
Tuttavia, quando ci si allontana da questo punto focale della nostra visione, le forme diventano sempre più sfumate anche se poste in primo piano. I fili bianchi e rossi che escono dal cuscino, ad esempio, non sono realizzati con precisione, ma appaiono come flussi di colore sovrapposti e astratti. I colori armoniosi di questo gioiello pittorico, affascinarono Van Gogh che nel 1888, in una lettera all’amico pittore Emile Bernard, descrisse la bellezza del dipinto di Vermeer come “un’armonia di giallo, azzurro e grigio perla”. Le opere di Vermeer racchiudono una sorta di “poesia del silenzio“, capace di restituire personaggi di un mondo che sembra estraneo al nostro. Attraverso la luce delicata e morbida che cade sugli oggetti, il pittore riesce a creare momenti di un’intimità impalpabile.