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KARL POPPER – Il pensatore della società plurale o aperta (1994 – 2024)- I^ Parte

Il soggetto uomo è quella persona che paga le conseguenze di una democrazia malata.

Ogni qualvolta una teoria ti sembra essere l’unica possibile, prendilo come un segno che non hai capito né la teoria né il problema che si intendeva risolvere. (Karl Popper, 1972).

La certezza di un Dio che conferisca un significato alla vita supera di molto, in attrattiva, il potere di fare il male impunemente” (Camus).

Popper era nato in Austria nel 1902 e morì a Londra nel 1994. Un filosofo antropologo come Karl Popper è non solo un pensiero aperto, è un mondo di memorie filosofiche. La società aperta è aperta a più valori, a più visioni del mondo filosofiche e a più fedi religiose, ad una molteplicità di proposte per la soluzione di problemi concreti e alla maggior quantità di critica – scrive Karl Popper.

A trent’anni dalla scomparsa di Karl Popper, la sua opera principale La società aperta può essere definita la cultura del “plurale”? 

Popper nega la visione “collettiva” delle storie condivise. La storia, o meglio, le storie, è plurale, e come tale ha una lettura pedagogica e antropologica dei fatti e degli eventi. La società aperta è aperta al maggior numero possibile di idee e ideali differenti, e magari contrastanti.

Il valore più alto da difendere è la libertà, anche in campo economico. Da qui il concetto di “società aperta”: bisogna adottare di volta in volta le soluzioni più adatte alla situazione contingente, senza irrigidirsi in schemi precostituiti, e difendere la libertà e il pluralismo, perché una società tollerante non può tollerare l’intolleranza. La società aperta è chiusa solo agli intolleranti – osserva Popper, pena la sua autodissoluzione.

Nel suo dialogare Popper incontra Albert Camus, che nei suoi saggi sulla “rivolta” aveva indicato nella libertà il punto centrale del suo pensiero. Popper la pone nella fine del marxismo come fatto storico. Infatti, scrive: “Io ho una grande speranza, e cioè che, con la scomparsa del marxismo, noi riusciremo con successo ad eliminare la pressione delle ideologie come centro della politica”. E ancora: “Il marxismo è solo un episodio – uno dei tanti errori che abbiamo commesso nella perenne e pericolosa lotta per costruire un mondo migliore e più libero”.

Camus e Popper esprimono la contraddizione di una verità cercata che forse mai arriverà. Camus rispetto a Sartre comprende il senso dei contesti che mutano non per volontà degli uomini ma per una necessità storica. Rispetto alla storia e le evoluzioni della storia, Popper sottolinea: “La storia dell’evoluzione suggerisce che l’universo non abbia mai smesso di essere creativo o ‘inventivo’”.

Popper trasferisce le sue intuizioni in campo scientifico anche all’ambito politico. Così come deve essere rifiutato ogni dogmatismo e assolutismo nelle scienze, nella vita politica occorre dar battaglia a ogni possibile deriva totalitaria. La filosofia di Popper, conosciuta come razionalismo critico, offre un’alternativa al dogmatismo e al relativismo. Respinge l’idea che la conoscenza richieda una giustificazione e mette invece l’accento sulla critica e sulla crescita della conoscenza attraverso ipotesi e confutazioni. Popper criticava quelle teorie che basavano la conoscenza sull’autorità della ragione o dell’esperienza, poiché ogni autorità può rivelarsi fallibile e insufficiente.

Per una filosofia pedagogica del plurale

Una filosofia pedagogica del plurale non è ancora penetrata nei tessuti scolastici ed educativi, ma è necessario che ciò avvenga per mutare il rapporto con i ragazzi e con generazioni che già sono molto distanti dai docenti stessi. Il percorso deve riguardare il viaggio epistemologico che va dal modello dei bambini della Montessori al mondo plurale di Popper. 

Da Maria Montessori a Popper i processi educativi sono metodologie che toccano quella dimensione dell’uomo considerato come interprete di un umanesimo antropologico, oltre una visione teologica, ma dentro una filosofia come sguardo attento verso l’episteme, come termine che indica la conoscenza certa e incontrovertibile delle cause e degli effetti degli accadimenti, ovvero quel sapere che si stabilisce su fondamenta certe, al di sopra di ogni possibilità di dubbio.

Sulla questione tra famiglia, scuola e società, non si può insistere su un percorso inteso come educazione permanente, in quanto iI permanente rientra nell’ambito di un sistema di strategia normale. Il modello educativo “in transizione” invece, si sviluppa secondo una concezione culturale plurale. L’adattamento o il disadattamento sono incisi pedagogici in una cultura transitiva e di valori costanti, mentre oggi le società sono in transizione, come i comportamenti e i valori. Per Popper, non può esistere una storia condivisa e tanto meno un immaginario collettivo.

In una civiltà aperta, non chiusa, il senso del Plurale dovrebbe dominare anche la metodologia didattica. Secondo Popper: “Non esiste alcun criterio generale di verità. Ma ciò non legittima la conclusione che la scelta fra teorie concorrenti sia arbitraria: significa soltanto e molto semplicemente che noi possiamo sempre errare nella nostra scelta, che possiamo sempre vederci sfuggire la verità o che possiamo non raggiungerla, che non possiamo mai pretendere la certezza; che noi insomma siamo fallibili”.

La cultura è sempre una pedagogia dei saperi e delle conoscenze. Dipende dalla formazione e dallo spessore culturale che hanno i docenti, i quali oltre il loro scibile a argomenti di insegnamento devono poter andare oltre. Secondo Montessori infatti: “La scuola è quell’esilio in cui l’adulto tiene il bambino fin quando è capace di vivere nel mondo degli adulti senza dar fastidio “.

È sempre Popper a sottolineare: “Il futuro è molto aperto, e dipende da noi, da noi tutti. Dipende da ciò che voi e io e molti altri uomini fanno e faranno, oggi, domani e dopodomani. E quello che noi facciamo e faremo dipende a sua volta dal nostro pensiero e dai nostri desideri, dalle nostre speranze e dai nostri timori. Dipende da come vediamo il mondo e da come valutiamo le possibilità del futuro che sono aperte”.

La politica, dunque, resta fondamentale. Ciò che manca a questa società-civiltà è un orizzonte di Plurale. Ciò che manca è il senso del Plurale, perciò si deve insistere sempre sulla politica come questione collettiva. Non puo’ esistere una politica senza cultura. Tuttavia, il concetto di plurale non significa ancora democrazia. Il soggetto uomo paga le conseguenze di una democrazia malata, nella rottura tra storia, spazio, tempo e scienza. Essere Plurale è “essere” senza perdere eredità e identità.

Nel campo della politica, Popper ha criticato il totalitarismo e ha sottolineato l’importanza della democrazia e del controllo del potere politico. Sostiene che gli individui dovrebbero essere liberi di perseguire i propri obiettivi e interessi, purché non danneggino gli altri. Le sue idee hanno contribuito a una maggiore consapevolezza della libertà individuale e dell’autonomia nelle istituzioni politiche.

Nelle scienze sociali, Popper ha incoraggiato un approccio basato sull’evidenza e sul pensiero critico. Ha anche sottolineato l’importanza del benessere degli individui e ha criticato l’idea che la ricerca sociale possa essere neutrale rispetto ai valori.

Le idee di Popper hanno influenzato il modo in cui la scienza, la politica e le scienze sociali vengono condotte e comprese oggi, promuovendo un approccio critico, rigoroso e basato sull’evidenza nella ricerca scientifica e incoraggiando un approccio trasparente e collaborativo nella produzione di conoscenza.

(Continua)

Data:

9 Gennaio 2025

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