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KARL POPPER – Il pensatore della società plurale o aperta 1994 – 2024 -III^ Parte

Karl Popper e Friedrich von Hayek

L’amicizia con Friedrich von Hayek, economista e tra i padri del neoliberismo, ha giocato certamente un ruolo imprescindibile nella vita di Popper, sia per via dell’amicizia che li ha legati a lungo che sul piano intellettuale.

È Von Hayek ad aprirgli la strada nel mondo accademico e nel 1944 Popper arriva a scrivere al suo caro amico: “Penso di aver appreso da te più di quanto qualsiasi altro pensatore mi abbia trasmesso, eccetto forse Alfred Tarski”. La loro corrispondenza rivela che Popper, sempre scusandosi profondamente, continuò a chiedere aiuti pratici a Hayek.

I due intellettuali si influenzano reciprocamente e si dedicano l’un l’altro le loro opere. Nella lotta ai totalitarismi criticano il nazismo e il socialismo, ne denunciano un fondamentale errore metodologico: la convinzione che la storia sia governata da leggi razionali. Per Popper il metodo critico-deduttivo, che mette sistematicamente in dubbio ogni certezza, dovrebbe essere applicato anche all’agire politico.

Proclamato baronetto nel 1965 dalla regina Elisabetta II, nel 1976 Popper è ammesso alla Royal Society. I riconoscimenti che ottiene durante la sua carriera sono innumerevoli, fra cui l’ingresso alla British Academy, alla London School of Economics, al Kings College di Londra e al Darwin College di Cambridge. Il suo pensiero, così come quello di Von Hayek, influenza Margaret Thatcher, che il filosofo frequenterà assiduamente. Come pensatore rimarrà attivo fino alla morte a Londra, il 17 settembre 1994, all’età di 92 anni.

Il razionalismo di Hume

Hayek e Popper hanno atteggiamenti differenti nei confronti del razionalismo di Hume.  Se sia Popper che Hayek annoverano David Hume tra i loro precursori intellettuali, Hayek sembra adottare il pensiero di Hume nel suo complesso, dalla sua epistemologia alla sua teoria monetaria, passando attraverso la sua filosofia giuridica e politica. Popper invece adotta la sua critica logica all’induzione senza però accettare la conclusione dello stesso Hume secondo cui l’induzione è psicologicamente necessaria. Secondo Popper questo “conduce Hume, uno dei più lungimiranti pensatori di tutti i tempi, a smettere con il razionalismo e a considerare l’uomo non come dotato di ragione ma come risultato di una abitudine cieca”.

Popper concorda con Hume che è impossibile trovare una soluzione al problema logico dell’induzione, ma sostiene che egli sbaglia nel credere che sia necessaria dal punto di vista psicologico. Da tale paradosso, come lo chiama Popper, Hume trae la conclusione errata che l’uomo sia irrazionale e un mero prodotto della “cieca abitudine”. “La soluzione del paradosso è che non solo ragioniamo razionalmente, e perciò in contrasto con il principio di induzione, stabilito come invalido da Hume, ma che agiamo anche razionalmente: in accordo con la ragione piuttosto che con l’induzione.

Non agiamo sulla base della ripetizione o dell’”abitudine”, ma sulla base delle nostre teorie meglio controllate che sono quelle per cui razionalmente abbiamo buone ragioni per crederle le migliori dal punto di vista della ricerca della verità o della verisimiglianza – le migliori approssimazioni alla verità “.

Tuttavia, Popper ammonisce contro una falsa conclusione: “Questa soluzione del paradosso di Hume non dice, naturalmente, che noi siamo creature interamente razionali. Dice solo che non vi è conflitto tra razionalità e azione pratica nella nostra costituzione umana”. Se gli elementi principali della filosofia di Hume sono l’empirismo, lo scetticismo, il conservatorismo e la critica logica all’induttivismo,  il pensiero di Hume contiene la chiave per capire tutte le differenze intellettuali tra Hayek e Popper.

Popper adotta l’anti-induttivismo e lo scetticismo di Hume, o una versione scettica dell’empirismo, cioè l’idea che le osservazioni servono a mettere le teorie alla prova empirica ma non le giustificano: è uno dei pilastri del suo razionalismo critico. Il rifiuto dell’induzione si unisce ad un rifiuto dell’osservazionismo: la nostra mente non è un recipiente vuoto ma un “faro” che illumina. Hayek invece, elabora l’osservazionismo partendo dall’empirismo di Hume e lo adotta al suo conservatorismo, e ciò si evidenzia nella discussione sulla prima opera di Hayek riguardante la filosofia della mente e la filosofia della scienza.

Il radicalismo di Hayek

 Friedrich von Hayek

Fin dall’inizio, Hayek si occupa di filosofia della mente e di filosofia della scienza. Il suo programma di ricerca, fin dalle origini, viene caratterizzato da un aspetto del suo metodo che va sottolieato: il suo radicalismo. Ogni volta che Hayek definisce un’area di ricerca, la porta a termine fino alle sue ultime conseguenze logiche.  “Fino a quando la scienza – sostiene – non avrà compiuto integralmente la sua opera, e non resterà più nulla di inesplicato nel complesso delle attività intellettuali dell’uomo, i fatti della nostra mente continueranno necessariamente a essere non solo dati da spiegare, ma anche dati sui quali deve fondarsi ogni spiegazione dell’azione umana, che da siffatti fenomeni è guidata”.

La spiegazione dell’ordine sociale invece, che è il dominio delle “scienze morali”, deve rimanere incompleta per noi, perché noi, con le nostre menti e con le nostre idee soggettive, siamo anche gli elementi da cui tale ordine è costituito: l’ordine sociale, le nostre idee e le nostre menti sono sia explananda sia explanantia. Data l’idea di Hayek dell’autoreferenzialità delle scienze sociali, l’argomento è da considerarsi come una reductio ad absurdum della possibilità di una spiegazione totale del mondo sociale. 

La priorità di Kant e della filosofia mentale

Ma ancora più fondamentali sono le differenti risposte che Popper e Hayek danno al quesito di Kant su come la conoscenza sia “überhaupt” possibile. Tale contrasto risale alle origini delle loro carriere intellettuali. Il primissimo interesse scientifico fu per entrambi la spiegazione della mente umana. Dai primi anni ’20 Hayek fu un rigoroso seguace di quello che sarebbe divenuto l’ideale del Circolo di Vienna, esposto nell’ Allgemeine Erkenntnislehre di Schlick, in cui lo sviluppo di una teoria che spiegasse la mente (o la coscienza) viene spiegata esclusivamente in termini di leggi fisiche.

Popper, al contrario, rigettò le teorie di Schlick e seguì invece la psicologia della Scuola di Würzburg. È proprio questo che segna la separazione delle strade di Hayek e Popper. Ciò nonostante, le loro idee, o piuttosto i loro programmi di ricerca, si svilupparono in modo sorprendentemente parallelo: pubblicarono le loro visioni molto simili sulla società libera o aperta e, allo stesso tempo, sulle ideologie che la minacciano; elaborarono le rispettive metodologie delle scienze sociali, che hanno molte similitudini, nello stesso periodo; svilupparono le loro idee evoluzionistiche, che sono simili anche perché si influenzarono reciprocamente. Parte di questo parallelismo si spiega con il fatto che interagivano l’uno con l’altro sin da quando divennero colleghi alla LSE nel 1946.

Ma un fatto saliente è che anche prima di questa data avevano tanti interessi intellettuali in comune: entrambi lavorarono sui problemi relativi al funzionamento della società e sul metodo corretto per analizzarli. La soluzione di Hayek al problema formulato da Kant circa la possibilità della conoscenza emerge nella sua teoria sulle reti neurali della mente, che egli stesso considera come un’elaborazione radicale dell’empirismo che rispetta il fisicalismo del Circolo di Vienna.

Popper, dal canto suo, critica e corregge il quesito di Kant prima di darci la risposta: “Ora sappiamo, o crediamo di sapere, che il suo quesito avrebbe dovuto essere: “Come sono possibili delle congetture efficaci?” E la risposta potrebbe essere: “perché, come disse Kant, non siamo recettori passivi di dati sensoriali, bensì organismi attivi. Perché non sempre reagiamo al nostro ambiente in modo meramente istintivo, ma talora in maniera consapevole e libera”.

Il manoscritto del 1920 sulla teoria della mente, che costituisce il nucleo dell’ordine sensoriale, contiene numerose idee che influenzarono lo sviluppo del programma di ricerca di Hayek. Tali idee fungono da suggerimenti per una serie di modelli, teorie, o immagini sulla natura della conoscenza, dell’economia e della società nel suo complesso, che hanno delle similitudini con la struttura e il funzionamento della mente e delle reti neurali. Nel caso della filosofia della scienza vi è un collegamento diretto: l’epistemologia di Hayek è una trasposizione dalla sua teoria delle reti neurali.

Hayek era consapevole che lo sviluppo del suo pensiero si svolgeva in modo suggestivo o associativo. Questa visione viene trasposta ad altre aree di ricerca di cui Hayek si occupò. Hayek descrive l’economia come una struttura decentralizzata di unità individuali, ognuna della quali è fornita di un cervello che possiede delle conoscenze limitate dell’ambiente ad essa più prossimo. Questa immagine è assai simile a quella della struttura del cervello: una rete di reti neurali. Più tardi Hayek generalizzerà questa immagine dell’economia in un modello della società considerata nella sua totalità.

L’epistemologia di Hayek evidenzia alcune importanti differenze rispetto a quella di Popper. Per Hayek la conoscenza è un sistema di classificazioni mentre per Popper è di più: la conoscenza è una serie di teorie non solo descrittive ma anche esplicative che fanno riferimento a meccanismi causali. Per Hayek la conoscenza è tautologica e consiste in un insieme di definizioni, mentre Popper nega che le definizioni possano ampliare le nostre conoscenze, che sono contingenti. Secondo Hayek la conoscenza certa è, in linea di massima, attendibile, mentre Popper nega la possibilità della conoscenza certa.

 Per Hayek il processo di acquisizione della conoscenza è soggettivo, un fenomeno del Mondo 2 che viene prodotto dai processi fisici del Mondo 1 del cervello, mentre per Popper la conoscenza nasce dall’interazione delle nostre attività soggettive, nel Mondo 2, con l’oggettivo Mondo 3: contiene pensieri, idee e teorie che obbediscono a delle regolarità che sono indipendenti da noi. Per Hayek la conoscenza proviene da processi cerebrali fisici che subiamo, mentre secondo Popper la conoscenza è un prodotto dei nostri interventi attivi e dei nostri sforzi consapevoli per scoprirla.

L’epistemologia e la metodologia di Hayek sono basate direttamente sulla sua teoria della mente e per questo possono essere chiamate naturalistiche. Popper, invece, mantiene una rigida separazione tra il contesto della scoperta e le questioni di fatto da una parte, e il contesto della giustificazione e le questioni logiche dall’altra. Infine, l’epistemologia di Hayek ha un forte sapore deterministico mentre Popper rifiuta il determinismo.

Popper è particolarmente critico circa l’accettazione acritica del determinismo da parte di tanti che aderiscono alla tradizione razionalista. Queste loro idee epistemologiche, così fondamentalmente differenti, sono la fonte di tutte le altre differenze che emergono nel corso dello sviluppo dei programmi di ricerca di Popper e Hayek. Esse si traducono, per esempio, nelle loro diverse idee sul ruolo delle scienze sociali nella società.

In merito alla riforma delle istituzioni sociali Hayek sostiene il principio conservatore del “finché va, non metterci mano”; Popper, al contrario, è convinto che non siamo solo alla ricerca di un mondo migliore, ma che non solo siamo in grado, ma abbiamo la responsabilità, di migliorarlo. Hayek, fautore di un razionalismo conservatore, si oppone alla facoltà da parte degli individui irrazionali di interferire, con le loro conoscenze limitate, nei processi sociali.

Popper è più ottimista sulle capacità della ragione individuale, la quale, se viene esercitata con buon senso e in maniera gradualistica, ci consente di imparare dai nostri errori e di costruire una società migliore. Questo è il punto cruciale del razionalismo critico di Popper. Il concetto epistemologico dell’individuo che, guidato dalle proprie idee, interviene attivamente nel suo ambiente, si è anche introdotto nella sua teoria evoluzionistica e nelle sue idee sul potere selettivo delle nicchie ecologiche nella natura e nella cultura umana.

Questa sua visione è assai diversa dall’idea di Hayek secondo la quale “il cervello è un organo che permette di assorbire, ma non di progettare, la cultura”.  A questo proposito, Hayek afferma: “Questo ‘mondo’, come Sir Karl Popper l’ha chiamato, sebbene mantenuto in vita ad ogni momento da milioni di cervelli separati che vi partecipano, è un processo di evoluzione distinto dall’ evoluzione biologica del cervello, la cui elaborata struttura divenne utile quando vi è una tradizione culturale da assorbire”.

Questo mostra l’influenza che ha avuto su Hayek il “dualismo genetico” di Popper. A parte le sue critiche piuttosto implicite, e con riguardo al rifiuto di Hayek dell’ingegneria gradualistica, ne La società aperta Popper si dichiara anche “colpevole” di aderire allo scientismo nel senso “che i metodi delle scienze sociali sono, in considerevole misura, gli stessi delle scienze naturali”.

Nonostante le loro palesi e fondamentali differenze, Hayek e Popper si sono di rado criticati nei loro scritti. Il fatto che Popper si trattenga dal criticare Hayek – tranne che in modo velato – nei suoi scritti ha senza dubbio a che fare con il suo profondo senso di gratitudine nei confronti dell’amico. Hayek aveva aiutato Popper a lasciare l’Austria prima della guerra, era stato decisivo nella pubblicazione de La miseria dello storicismo e La società aperta, e gli aveva procurato la cattedra.

Inoltre, sin dalla pubblicazione de La via della schiavitù, de La società aperta e de La miseria dello storicismo, Hayek e Popper devono aver ritenuto che unire le loro forze contro un nemico comune avesse la priorità sull’approfondire le loro differenze filosofiche. Nonostante le discrepanze filosofiche di fondo – o magari grazie a queste – Hayek e Popper si stimolarono reciprocamente. Probabilmente Popper era più critico nei confronti di Hayek, in particolare della sua teoria della mente. A tutto ciò si aggiunga il fatto che entrambi non compresero sempre le implicazioni delle proprie idee e le relative incompatibilità, rinforzando l’idea di Popper secondo cui nessuno controlla le conseguenze del proprio pensiero. Dobbiamo proprio a Hayek le radici totalitarie del neoliberismo, oggi purtroppo tanto di moda.

FINE

Bibliografia

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Data:

24 Gennaio 2025

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