Nel 1639 il Giappone chiuse i suoi confini agli stranieri e alla diffusione della cultura straniera ed occidentale. Chiunque avesse violato questo principio sarebbe stato punito con la pena di morte. Il Giappone rimase così per 200 anni. In questo periodo il Giappone sviluppò il suo stile artistico, cultura e sociale.
La Grande onda di Kanagawa è una sintesi di arte giapponese ed europea.
L’opera è stata realizzata nel 1830, appunto dall’ artista giapponese Katsushika Hokusai, e fa parte della serie di stampe “Trentasei vedute del Monte Fuji”. La storia racconta che l’artista, all’epoca settantenne, stesse affrontando un momento particolarmente complesso. Alla sofferenza per la recente scomparsa della moglie si sommavano gravi ristrettezze economiche aggravate dai problemi di gioco di un nipote che Hokusai aveva a carico. Già piuttosto affermato come artista, Hokusai fu comunque costretto ad affrontare una sorta di latitanza, in fuga dai creditori. Fu in questo difficile contesto che l’artista decise di dar vita a un progetto che aveva in mente da decenni. La serie dedicata al Monte Fuji, vero simbolo del Giappone, di cui La grande onda sarebbe diventata l’immagine più rappresentativa.
Le dimensioni del quadro non sono grandissime. Parliamo di un’immagine di dimensioni di 25 centimetri di altezza e di 37 centimetri di larghezza. La prospettiva usata nella Grande onda di Kanagawa offre un perfetto equilibro tra il movimento dell’onda che occupa i due terzi dell’immagine e il resto della xilografia.
L’immagine riprende una mattina ed in particolare un’alba e il punto di visuale è dalla baia di Kanagawa. L’immagine rappresenta anche tre barche di pescatori che erano di solite usato per trasportare il pesce nel mercato di Edo.
L’onda ha degli stupendi artigli che sono il motivo che evidenziano la paura dei pescatori nelle barche. Altre onde fatte in precedenza non avevano tutti questi artigli ed erano molto più statistiche. In questa immagine l’onda è molto dinamica e rappresenta una vera e propria forza della natura.
Nella Grande onda di Kanagawa la firma di Hokusai si trova sulla sinistra con la scritta: “Dal pennello di Hokusai che ha cambiato il suo nome in Litsu”. L’artista cambiò il suo nome circa trenta volte cosa alquanto comune per tutti gli artisti dell’epoca.
L’imprevedibilità del mare di Hokusai evidenzia anche il futuro incerto del Giappone. Questo contrasta la staticità del monte Fuji che è la parte solida e inamovibile del Giappone. Non a caso in questo periodo il Giappone era quasi al termine dello shogunato e del suo isolazionismo.
Per fare un quadro del genere servivano: un editore, un artista, un intagliatore di legno e un tipografo.
La tecnica usata era quella consueta di attaccare ad un pezzo di legno l’immagine di carta con la colla. Questa tramite uno strumento veniva pressata sul legno in maniera uniforme senza lasciare bolle o increspature di alcun genere.
Veniva poi tolta la carta e rimanevano solo le linee del disegno che venivano intagliate.
Solo i migliori intagliatori lavorano per Hokusai.
Il legno usato era il ciliegio che permetteva anche migliaia di stampe. Le prime stampe erano naturalmente più nitide delle altre così come i dettagli nelle zone più pressate diventavano meno evidenti nelle ultime stampe. Nel processo di stampa ogni colore veniva impresso sulla carta singolarmente.
Il monte Fuji esprimeva anche longevità è l’artista voleva infatti vivere 110 anni ma arrivò a 89 anni. Anche questo fu un grande traguardo in quanto tutti morivano a 50 anni circa. La Grande onda di Kanagawa e le altre vedute permisero a Hokusai di sperimentare nuove tecniche ma non di diventare ricco. Buona parte dei suoi ricavi furono usati per ripagare i debiti di gioco dei nipoti. Infatti, l’artista morì povero.