Dal 17 settembre al 30 novembre 2018, fumettisti di tutte le età avranno l’occasione di raccontare con le proprie tavole illustrate la storia della biblioteca Capitolare di Verona. “La biblioteca più antica del mondo raccontata a fumetti” è un concorso creato dalla Fondazione Discanto con la collaborazione di UniCredit. Lo scopo di questa iniziativa è quello di valorizzare il patrimonio artistico e culturale attraverso nuove forme di linguaggio, che più si adattano alle nuove generazioni. Le tracce sono: Ursicino e lo Scriptorium, Scipione Maffei e il ritrovamento dei codici perduti, Giuseppe Turrini e il salvataggio dei codici dal bombardamento. I vincitori del concorso si aggiudicheranno un premio in denaro in una serata di gala che si terrà proprio all’interno della Capitolare di Verona.
Secondo un manoscritto ritrovato negli ultimi anni, la biblioteca Capitolare di Verona sarebbe la più antica del mondo. Infatti, il ritrovamento del preziosissimo codice Ursicino datato 1° agosto 517, quando a Verona c’era il console Agapito, attesterebbe che già all’epoca dell’imperatore romano Teodorico c’era un luogo dove venivano ricopiati i manoscritti antichi. Il codice Ursicino prende il nome da un amanuense che aveva ricopiato alcune agiografie, ossia opere che trattavano la vita dei santi. Quindi, il manoscritto ritrovato con quella data confermerebbe gli oltre 1500 anni della biblioteca Capitolare di Verona.
Nel 1625 il bibliotecario Agostino Rezzani catalogò di alcuni manoscritti presenti all’interno della biblioteca Capitolare fino alla sua morte, avvenuta nel 1630 a causa della peste. Li ripose in un ambiente nuovo sopra la sacrestia. Ma i libri catalogati da Rezzani furono ritrovati solo nel 1712 da Scipione Maffei e Carlo Carinelli. La cosa portò molti paleografi del mondo ad interessarsi e a studiare le migliaia di opere antiche custodite all’interno della biblioteca. Tra esse si annoverano quasi 1200 manoscritti, mappe, carte geografiche antiche dell’epoca e altre opere rare nel loro genere come il Codice Gaio, unico testo romano originale di legge e il famoso “Indovinello veronese” scritto da un anonimo, probabilmente primo testo in lingua volgare.
Nel corso dei secoli la Biblioteca ha ospitato illustri personaggi storici e scrittori, tra cui si annoverano Pepino, figlio di Carlo Magno, Dante quando era ospite presso Cangrande della Scala e Petrarca, che proprio qui si appassionò al genere epistolare. La Biblioteca Capitolare nel corso dei secoli è uscita spesso indenne e miracolata da eventi che avrebbero potuto distruggerla da un momento all’altro, come la peste nel 1630 e l’alluvione del 1882. Ma nel 1945, durante i bombardamenti tedeschi sulla città di Verona, una bomba colpì la Capitolare. In quel frangente Mons. Giuseppe Turrini, con l’aiuto del dottor Wolfgang Hagemann riuscì a salvare alcuni codici, portandoli al sicuro nella chiesa di Erbezzo.
La biblioteca si presenta dopo ben 1500 anni come un vero gioiello culturale, in cui si mescolano i linguaggi dei diversi secoli che hanno visto emergere la grandezza di Verona, dall’antichità al Medioevo, passando poi attraverso il Rinascimento fino al Romanticismo. Ecco, questo edificio rappresenta una pietra miliare di storia che ha visto passare immobile lo scorrere del tempo, preservandone memoria fino a oggi. La Biblioteca Capitolare, quindi, dall’alto della sua grandezza ha sempre vegliato indenne sulle sorti a volte gloriose, altre infauste della città di Verona. Come afferma Giorgio Vasari, durante il Rinascimento Verona è stata una grande città d’arte al pari di Firenze: “Si come è vero che la città di Verona, per sito, costumi, ed altre parti è molto simile a Firenze, così è vero che in essa, come in questa, sono fioriti sempre bellissimi ingegni in tutte le professioni più rare e lodevoli”.