La nostra Costituzione, a differenza di altri modelli europei, nacque su di una serie di principi ispiratori, come i diritti fondamentali della persona umana (al lavoro, alla salute, all’istruzione …), non “creati”, ma meramente ‘riconosciuti’, in quanto ad essa intrinsecamente preesistenti.
La Costituzione nella tutela di siffatti diritti trova dunque un ragione di essere ed un limite invalicabile al contempo, dovendosi peraltro tener presente che i diritti hanno dei costi, in quanto la loro salvaguardia comporta necessariamente l’utilizzazione di mezzi più o meno disponibili , a seconda dei cicli economici.
Così come i diritti inviolabili sono antecedenti allo Stato, in quanto facenti parte del diritto naturale, la solidarietà è– a sua volta- un dovere naturale, sempre meno avvertito come tale nelle società edonisticamente protese alla mera cultura del profitto.
A tutela di tale dovere naturale si indirizza la nostra Costituzione, ed in una felice sintonia oggettiva tra i doveri verso Cesare e quello verso Iddio, si indirizzò con lungimirante preveggenza l’opera avviata 100 anni or sono dal Santo don Luigi Guanella , infaticabile apostolo verso i poveri, verso gli ultimi.
La Casa Santa Maria della Provvidenza, gestita dalla suore appartenenti all’ordine fondato da don Guanella, con sede a Roma in via della Nocetta, vanta un secolo di storia ed accoglie oggi delle donne con particolari fragilità, mettendo a loro disposizione un servizio residenziale e semi residenziale, al fine di una riabilitazione in cui vengono ad interagire le famiglie degli ospiti, le Asl, un team pluridisciplinare di cui fanno parte medici, assistenti sociali, psicologi, riabilitatori ed educatori professionali.
Casa S. Maria intorno al 1930, prima della costruzione della Chiesa (©Archivio storico della Casa, proprietà privata).
Tale struttura – diretta dalla Madre superiora Michela Carrozzino – opera per il recupero funzionale e sociale di persone con disabilità fisiche, psichiche e sensoriali, anche attraverso corsi di istruzione scolastica, grazie all’apporto di insegnanti della Scuola Popolare. Al contempo, sono stati attivati percorsi socio-lavorativi con l’opportunità di frequentare anche dei tirocini lavorativi fuori dal Centro.
Anni ‘50 (©Archivio storico della Casa, proprietà privata)
Nella giornata del 13 novembre scorso, ricorrendone i 100 anni dalla fondazione, è intervenuto SE Rev. ma l’ Arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita,il quale ha tenuto a sottolineare- tra l’altro- che “La Casa Santa Maria della Provvidenza è stata ed è ancora un luogo di quella testimonianza d’amore che consola sia chi accoglie, sia chi è accolto e offre al tutta la città la testimonianza concreta che senza l’amore sarebbe ben più triste e violenta”.
Nella storia secolare di questo Centro guanelliano, sono state accolte migliaia di donne provenienti da varie parti d’Italia e-in minor misura-anche dall’estero. “Qui si respira un clima di semplicità – ha affermato mons. Piechota, Capo Ufficio nel Pontificio Consiglio della Cultura – nonostante le dinamiche complesse che vengono affrontate ogni giorno .La condizione di umana fragilità che le ragazze presentano viene accolta con fede, amore e professionalità [….]Le ragazze ospiti non trovano solamente un tetto dove posare il capo, ma sono amate come membri della famiglia, così come il fondatore san Luigi Guanella raccomandava alle sue suore”.
Nella sala-teatro della Congregazione delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza (suore guanelliane, ha avuto luogo la presentazione del libro “Roma per tutti, Santa Maria 1923-2023. Casa per le nostre ragazze”, a cura della reverende Madri Michela Carrozzino, Superiora della Casa e Grazia Loparco Docente all’Università Auxilium, nonché della Gazzetta numero speciale “Noi Altri”, realizzata per il Centenario della struttura di cui si tratta.
Nella prefazione al libro citato, l’Arcivescovo Paglia ha tenuto a evidenziare che Casa Santa Marta è in certo senso un Ospedale da campo, vale a dire una struttura nella quale trovano amorevole e premurosa accoglienza delle persone segnate dalla fragilità fisica e psichica, nella quale possono sentirsi accolte ed amate come in una famiglia. Sono quelle ragazze che don Guanella – è ancora mons. Paglia a ricordarlo- chiamava “le buone figlie[…]perché possiedono la felicità dell’innocenza”, e vivono nella loro purezza di cuore conservando intatta la loro veste battesimale, avvertendo il bisogno naturale di una famiglia.
Il libro si articola in tre parti : la prima è un raccolta di saggi attraverso i quali viene rappresentata l’opera delle suore di don Guanella – anche durante l’occupazione nazifascista di Roma (1943-44)- per nascondere gli ebrei ed altri ricercati evitandone l’arresto, nonché per dar rifugio a militari e carabinieri impegnati nella lotta di Liberazione durante l’occupazione germanica. La seconda parte è costituita da una raccolta di Comunicazioni e Testimonianze nel periodo dell’evoluzione della struttura in parola a far data dal 1979, allorché dalla pregressa attività prevalentemente assistenziale, si passò all’aggiornamento della formazione professionale del personale laico e religioso, come all’adeguamento delle strutture recettive.
Nel nuovo contesto, l’impegno riabilitativo ha costituito l’innovazione più significativa rispetto alla tradizione assistenziale. In tale fase, attraverso il coinvolgimento di professionisti laici, è venuto a realizzarsi un apparato socio assistenziale dinamicamente orientato alla valorizzazione della dignità e delle potenzialità degli ospiti, nello spirito del Santo fondatore, amorevolmente attento alla centralità della Persona, all’efficacia della relazione, ed al valore dell’operosità e del lavoro, quali espressioni dell’intrinseca dignità insita in ciascun essere umano
La terza ed ultima parte è prettamente storico-documentaria, arricchita da un cospicuo e coinvolgente supporto fotografico, dal 1924 fino ad oggi, a corredo dell’apostolica operosità di tanti religiosi e laici, succedutisi nel tempo nell’impegno costante a vedere in ogni ospite la figura stessa del Cristo sofferente.
Ma sempre con il sorriso della Fede, costantemente impresso in tutti gli operatori laici e religiosi, a partire da Suor Michela Carrozzino, che nella sua missione indefessa ha mantenuto la freschezza di un’eterna giovinezza.