Ogni qual volta ci si appresta a parlare del drammatico momento del Covid riaffiorano nella nostra mente momenti terribili, che hanno messo a dura prova il nostro essere umani. In tal senso, anche la sfera cattolica ha risentito molto di questa influenza negativa, tanto da spingere numerosi sacerdoti ad operarsi per non lasciare soli i propri fedeli. Lo stesso papa Francesco, come pastore e guida della chiesa, ha compiuto dei gesti simbolici dall’alta carica spirituale. Le sue parole, in una piazza San Pietro mai così deserta, hanno riecheggiato in tutto il mondo, giungendo alle orecchie dei fedeli come un inno alla speranza e al coraggio. Non c’è dubbio che il Covid abbia cambiato l’essenza stessa della chiesa, rendendoci più consapevoli della portata dell’annuncio del vangelo.
Come già ben sappiamo, il sogno di Francesco è quello di una chiesa missionaria, pronta ad uscire per portare la nuova novella. La staticità, indicata da Francesco come uno dei mali del nuovo millennio, dev’essere abbattuta per rendere tutta la chiesa un’unica famiglia. Il suo magistero infatti è stato interamente improntato sulla missionarietà e sulla debolezza del prossimo; pertanto il Covid ha esasperato al meglio il concetto di solidarietà. Mai come in questo periodo i cristiani hanno percepito l’importanza di essere figli di Dio. Infatti, la camminata debole ma nello stesso tempo coraggiosa di Francesco, durante la supplica al crocifisso, ci ha indicato quale direzione prendere. Il tempo dell’indifferenza è finito, per lasciare spazio alla globalizzazione della solidarietà, questo è il contenuto essenziale della nuova enciclica “Fratelli tutti”.
L’uomo in quanto essere fragile ha bisogno di risposte concrete, sul proprio cammino. Per questo l’enciclica analizza le fasi successive e precedenti del lockdown. In quei mesi difficili, dove le nostre abitudini sono state stravolte, l’uomo si è trovato per la prima volta, dopo diversi secoli, a riflettere sul proprio futuro. L’incertezza della quotidianità ha reso l’uomo triste e cupo e anche il silenzio “assordante” ha generato ansie e preoccupazioni per il futuro prossimo. L’obiettivo dell’enciclica è quello di fare un focus su tutte le difficoltà dell’uomo, rendendolo temprato alle avversità. Certamente la visita del pontefice, del 3 ottobre ad Assisi, segna un ulteriore passo di una chiesa in uscita. L’enciclica è uno dei tasselli di un grande mosaico che si chiama chiesa.