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La civiltà Maya e le sue meraviglie

La civiltà Maya si sviluppa in un arco di tempo di 3000 anni di storia, su un territorio vasto più di 300.000 km quadrati con condizioni climatiche e ambientali molto diverse, umide foreste tropicali, sierre aride, alte montagne e fasce costiere, che comprende la penisola messicana dello Yucatan, il Belize, il Guatemala, l’Honduras e il Salvador. La sua storia si suddivide in 3 periodi: 1) il periodo preclassico, dal 2000 a.C. al 250 d.C. ; 2) il periodo classico che va dal 250 d.C. al 900 d.C.; 3) il periodo post-classico che va dal 900 d.C. al 1450 d.C., che mostra il declino di questa civiltà e l’invasione dei popoli stranieri. I Maya hanno avuto una grande importanza nell’espansione della civiltà della Mesoamerica con la loro arte, la loro scrittura, i loro monumenti. Vengono creati così i grandi centri di Tikal, Copàn, Yaxicilan, ognuno con le sue peculiarità architettoniche e culturali. Da un punto di vista edilizio le costruzioni private erano i palazzi, i templi a piramide, i campi per il gioco della palla e le strutture dedicate all’osservazione astronomica. Il famoso codice di Desdra contiene delle precise tavole astronomiche di pianeti come Venere e Marte e anche in senso matematico la loro civiltà fu la prima ad esporre casi di zero esplicito nel mondo.

cms_4430/foto_1.jpgSotto il profilo della scrittura la civiltà precolombiana dei Maya ha lasciato numerose ed estese iscrizioni e il suo sistema è considerato una delle più straordinarie conquiste degli abitanti precolombiani delle Americhe. Fu certamente il più sofisticato ed evoluto sistema confrontato con più di una dozzina di altri sistemi sviluppatisi nella Mesoamerica. Le prime iscrizioni identificabili come originarie della civiltà Maya, sono databili intorno al 300-200 a.C. e sono state trovate nel bacino del Petén. Il sistema di scrittura Maya (spesso chiamato geroglifico per una superficiale somiglianza alla scrittura egiziana antica) è un sistema logosillabico, che combina un sillabario di segni fonetici che evidenziano le sillabe con un logogramma che rappresenta le parole intere. Tra i sistemi di scrittura precolombiani, quello Maya è più simile a quello della lingua parlata. L’unità di base del testo geroglifico Maya è costituito dal blocco dei glifi, che trascrive una parola o una frase. Il blocco è composto da uno o più glifi singoli attaccati l’uno all’altro per formare il blocco. I blocchi generalmente sono separati da uno spazio e di solito sono disposti secondo un modello di griglia. I Maya credevano in una grande varietà di divinità, entità soprannaturali e forze sacre. Essi usavano interpretare estensivamente ciò che ritenevano sacro e identificavano gli dei con specifici eventi. Vi erano anche divinità con una speciale giurisdizione sui periodi cronologici in cui era suddiviso il tempo, altre ancora erano riservate a ciascun giorno separatamente e ogni numerale aveva il suo dio. L’interpretazione delle divinità Maya era intrinsecamente legata al
calendario, all’astronomia e alla loro visione del mondo.

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L’importanza di una divinità, le sue caratteristiche e le sue associazioni, variavano in base al movimento dei corpi celesti. L’interpretazione sacerdotale delle osservazioni astronomiche e dei libri era dunque un aspetto cruciale, dal momento che era compito del sacerdote indicare a quale divinità dedicare il rito propiziatorio, quando dovevano essere eseguite le corrette cerimonie e quale sarebbe stata un’offerta adeguata. Ogni dio possedeva quattro manifestazioni, associate alle direzioni cardinali, ognuna identificata con un colore diverso. I Maya erano caratterizzati anche da un radicato dualismo: giorno-notte/vita-morte. Itzamnà era il dio creatore, ma egli incarnava anche il cosmo ed era allo stesso tempo il dio del sole, K’inich Ahau. I re Maya spesso si identificavano con K’inich Ahau. Itzamnà possedeva anche un aspetto notturno, il giaguaro notturno, che rappresenta il sole nel suo viaggio attraverso gli inferi. Per secoli gli studiosi si sono interrogati sul mistero del crollo di questa civiltà artefice fra il Messico e le Honduras dei templi che riempirono di stupore i conquistadores spagnoli. Il mistero rimane tutt’oggi e queste aree monumentali imponenti e immense, sono lì a testimoniare quanto è stato grande questo popolo. Questo è particolarmente evidente in Honduras a Copàn chiamata “Atene del nuovo mondo”.

cms_4430/foto_3.jpgIn questo meraviglioso sito archeologico ritroviamo il teatro all’aperto, la piazza della Acropoli il grande campo del gioco della palla, tutto adornato di statue riccamente scolpite. Non vi è un aeroporto internazionale, ma ci si può arrivare con piccoli voli charter. A Copàn una doppia con un bagno costa dai 12 euro al giorno. In caso contrario si deve passare da San Pedro, città ultramoderna ma tappa obbligata per il viaggiatore che voglia raggiungere le rovine. San Pedro è raggiungibile da qualunque parte del centro-America anche con gli autobus. Dopo quattro ore di viaggio su una strada splendidamente verde e confortevole, si arriva al sito archeologico impressionante per la sua ampiezza e per la sua bellezza. Per arrivarci si affitta nella piazzetta del municipio un tuk-tuk, un carrettino motorizzato. In questa cittadina si possono conoscere i tesori archeologici ma anche godere dei benefici delle acque termali in splendidi resort ricavati da antiche piantagioni coloniali, come ad esempio il bagno turco aromatico della Spa Ixcel dentro una piantagione di caffè, tra orchidee variopinte di ogni forma. Secondo una teoria molto affermata la civiltà Maya si sarebbe estinta a causa del suo non adattamento ai cambiamenti climatici. Conclusione questa pubblicata da insigni archeologici sulla rivista Science a causa della fine delle grandi piogge e dell’insorgenza di temperature insolitamente elevate. Secondo Kennet “ le città hanno perso molti dei loro abitanti, mentre i re diminuivano in potere e influenza. Il collegamento fra siccità e fallimento dei raccolti sembra spiegare in modo chiaro la tragedia vissuta da questo popolo ormai mille anni fa”.

Data:

24 Agosto 2016